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PITTORI: Maestro austriaco

Agostino medita sul mistero della Trinità

Agostino medita sul mistero della Trinità

 

 

MAESTRO AUSTRIACO

1403-1405

Vienna, Biblioteca Nazionale

 

Agostino medita sul mistero della Trinità

 

 

 

Questa miniatura di anonimo autore di ambito tedesco fa parte del ms. 2765 al foglio 310r. Il testo redatto agli inizi del Quattrocento è oggi conservato a Vienna presso la Biblioteca Nazionale e costituisce una copia del Rationale divinorum officiorum di Guglielmo Durando.

Costui fu un giurista ed ecclesiastico nato a Puimisson in Linguadoca nel 1237. Studiò diritto all'università di Bologna ed entrò a far parte della curia romana, rivestendo gli incarichi di uditore di palazzo, suddiacono e cappellano papale. Divenne quindi rettore provinciale dello stato pontificio e vescovo di Mende in Linguadoca nel 1290. Cinque anni dopo Bonifacio VIII lo designò arcivescovo di Ravenna e poi rettore della Romagna e della Marca. Nonostante questi impegni, Durando riuscì a occuparsi di teologia ad alti livelli. Tra le sue opere ricordiamo lo Speculum iudiciale, un ampio trattato in quattro parti, dove diede una sistemazione completa, rimasta fondamentale, a tutta la materia del processo. Lo straordinario successo di quest'opera è testimoniata dalle 39 edizioni oltre alle ristampe. Scrisse anche un Repertorium aureum iuris canonici, un Pontificale (raccolta di norme sulla liturgia vescovile), il Rationale divinorum officiorum e glosse alle Costituzioni di Gregorio X e Niccolò III. Morì a Roma nel 1296.

 

Il manoscritto ms. 2765 Rationale divinorum officiorum fu trascritto per Alberto III, duca d’Austria (1365-1395). Lo si arguisce dal colophon alla fine della prefazione, dove viene specificato "Anno domini millesimo tricentesimo LXXXIIII feria quarta post dominica palmarum", ovvero la data dell'11 aprile del 1384. La decorazione venne però terminata all'epoca del duca Guglielmo l'Ambizioso, che è raffigurato nel foglio 274v. Siccome morì nel 1406, questa data costituisce un terminus ante quem per la completa esecuzione dell’opera. E' a questo secondo periodo che va datata questa miniatura che raffigura Agostino nel suo studio mentre medita sulla Trinità, che gli appare in visione. La miniatura è inserita nel capolettera A[ugustinus] in apertura alla pagina del f. 310r dell'ottavo libro, proprio mentre viene sviluppata una citazione dal santo. Agostino è inginocchiato davanti al suo leggio dove è posto un grosso volume aperto. Egli ha le braccia e le mani aperte nella tipica posizione dell'orante. Il suo cuore è colpito da tre raggi che si uniscono in una unica freccia, che provengono dall'alto, dove compare la Trinità, raffigurata come un volto tricefalo. La scena si inserisce nel filone iconografico che propone la visione trinitaria, che si diffuse in ambito eremitano nel corso del Trecento. Agostino, che qui è vestito con il saio monacale, pur portando in capo la mitra, ha un aspetto giovanile. L'intera scena si ispira a un celebre passo delle Confessiones (9, 2, 3) dove scrive: "sagittaveras tu cor nostrum caritate tua" cioè «ci avevi bersagliato il cuore con le frecce del tuo amore».