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PITTORI: Claude de France

Sant'Agostino e san Cirillo vescovo di Gerusalemme

Sant'Agostino e san Cirillo vescovo di Gerusalemme

 

 

CLAUDE DE FRANCE

1490-1500

Ecouen, Museo Nazionale del Rinascimento MS ECL11764

 

Sant'Agostino e san Cirillo vescovo di Gerusalemme

 

 

 

 

In questa raffigurazione da una miniatura si possono osservare sulla sinistra Cirillo vescovo di Gerusalemme e sulla destra sant'Agostino. Entrambi sono seduti a uno scrittoio intenti a leggere o a scrivere. Cirillo compare vestito da vescovo, mentre un giovane Agostino tonsurato ha deposto la mitra episcopale sul tavolo.

La scena si svolge all'interno di una grande stanza dal gusto rinascimentale con pochi e poveri mobili. Cirillo di Gerusalemme (Gerusalemme, 313-387 d. C.) fu un teologo e fu vescovo di Gerusalemme. Sia la Chiesa cattolica che la Chiesa ortodossa lo venerano come santo e ne celebrano la memoria il 18 marzo, anniversario della morte. Papa Leone XIII, il 28 luglio 1882, lo elevò a Confessore e Dottore della Chiesa.

Cirillo venne nominato vescovo nel 347 da Acacio patriarca di Cesarea. Nel 367 viene di nuovo esiliato, questo esilio durerà fino al 378. Nel 381 partecipa al grande concilio di Costantinopoli, dove venne definitivamente decisa l'adozione del credo niceno, che diventò verità di fede.

Ancora nel XX secolo, il Concilio Vaticano II richiamerà l'insegnamento di Cirillo di Gerusalemme, con quello di altri Padri, in due costituzioni dogmatiche: la Lumen gentium, sulla Chiesa, e la Dei Verbum, sulla divina Rivelazione. E ancora nel decreto Ad gentes, sull'attività missionaria della Chiesa nel mondo contemporaneo.

 

L'accostamento di Agostino a Cirillo nasce dall'esistenza di una Lettera apocrifa del vescovo di Gerusalemme da cui furono tratte dai pittori e dagli apologeti varie storie e aneddoti riferiti alla vita del Santo.

Una scena che è stata trattata varie volte costituisce un riconoscimento alla grandezza di Agostino e della sua vita, che si ispira al passo di Timoteo: "Non coronabitur nisi qui legitime certaverit." Tre corone sono solitamente utilizzate per esprimere la gloria del santo, il cui significato è da riconoscere in tre simboli: la verginità, la scienza e il martirio.

Questo specifico episodio riprende alcuni passi della Epistola XVIII ad Cyrillum Jerosolymitanum episcopum dello Pseudo Agostino. Altro episodio leggendario trattato è la visione di san Gerolamo, che appare ad Agostino per mostrargli il Paradiso (PSEUDO AGOSTINO, Epistola ad Cyrillum Ierosolymitanum episcopum 33, 1126).