Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Quattrocento: Maestro fiammingo

PITTORI: Maestro fiammingo

Agostino vescovo e cardioforo

Agostino vescovo e cardioforo

 

 

MAESTRO FIAMMINGO

1450-1490

Bruxelles, Museo Reale di Arte e Storia

 

Agostino vescovo e cardioforo

 

 

 

Un anonimo fiammingo ha realizzato quest'opera dove Agostino compare nei suoi paramenti episcopali con in testa la mitra e nella mano sinistra il bastone pastorale. La figura del santo è stata realizzata su supporto in seta delle dimensioni di 29x12 cm ed è quanto rimane di una fascia decorativa di un paramento liturgico, forse una pianeta. Conservato a Bruxelles nel locale Museo Reale d'Arte e Storia, il manufatto risale alla seconda metà del Quattrocento.

Il manufatto è mutilo in quanto ciò che rimane del tessuto è diviso in due fasce sovrapposte dove sono raffigurati sedici santi. A questi si aggiungono altri due frammenti con ulteriori sei santi. Nella prima fila del frammento più consistente sono raffigurati Paolo, Cristoforo, Bartolomeo, Caterina d'Alessandria, Barbara, Leone Magno, un santo vescovo e Martino di Tours. La seconda fascia si apre con Agostino, che viene presentato con i suoi consueti attributi episcopali, seguito da Pietro, Cecilia, Giacomo Maggiore, Michele, Giovanni Battista, Cornelio, Marta.

Agostino ha un volto imberbe, estremamente giovanile e uno sguardo appassionato. Nella mano destra alza un cuore, un elemento simbolico che lo contraddistingue e che avrà molta fortuna nei secoli successivi, soprattutto in età barocca e rococò.

 

Nel libro nono delle Confessioni Agostino si esprime con queste parole: sagittaveras tu cor meum charitate tua, hai ferito il mio cuore - ricorda Agostino - con il tuo amore. Esse esprimono in forma poetica il grande amore che Agostino aveva per Dio.

Tu stesso ci avevi folgorati con le frecce del tuo amore, e portavamo conficcati nel ventre gli arpioni delle tue parole e gli esempi dei tuoi servi, che da oscuri avevi reso splendidi e da morti, viventi. Bruciavano ammassati nel fondo della mente divorando la sua pesantezza e il torpore, per impedirci di scendere in basso, ed era un tale incendio che tutto il fiato soffiatoci contro dalle subdole lingue l'avrebbe ravvivato, non estinto. Tuttavia nel tuo nome, che hai reso sacro per tutta la terra, il nostro proponimento avrebbe certamente incontrato il plauso di alcuni, e quindi poteva sembrare ostentazione non aspettare quel poco che mancava alle vacanze, e congedarsi prima da un pubblico ufficio che era sotto gli occhi di tutti in modo da attirare sulle mie azioni l'attenzione universale. Così, se avessi dato l'impressione di non voler neppure attendere il termine tanto prossimo dei corsi, avrebbero molto chiacchierato, e sarebbe parso che volessi farmi notare. E a che pro favorire congetture e discussioni sui miei intenti e oltraggi al nostro bene?

AGOSTINO, Confessioni 9, 2, 3