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PITTORI: Lorenzo Ghiberti

Sant'Agostino vescovo del Ghiberti a Firenze

Sant'Agostino vescovo

 

 

LORENZO GHIBERTI

1420-1425

Firenze, Porta nord del Battistero

 

Agostino dottore della Chiesa

 

 

 

 

Nel 1401, rientrato a Firenze, partecipò al concorso per la porta nord del Battistero con la formella del Sacrificio di Isacco, ora conservata al Bargello: in quest'opera lo spazio è diviso in due dalla diagonale formata dallo sperone di roccia, con a destra il gruppo del sacrifico; le figure sono perfettamente proporzionate e modellate sull'antico, in pose eloquenti ma pacatamente rigide. Lorenzo Ghiberti con l'aiuto del figlio Lorenzo pose quindi mano alla realizzazione di due porte bronzee del Battistero di San Giovanni a Firenze. I lavori della porta furono terminati nel 1424. Celeberrima è la porta est o del Paradiso con episodi dell'Antico Testamento. La Porta nord tratta invece in diversi pannelli le Storie del Nuovo Testamento, con gli Evangelisti e i Quattro Dottori della Chiesa, fra cui Agostino. Ghiberti ce lo rappresenta con motivi tradizionali: è vestito da vescovo e siede su una ampia cattedra nel suo studiolo, dove è intento a leggere e a scrivere. Sullo scrittoio si intravedono alcuni libri aperti, mentre sullo sfondo si alza uno snello ambone.

Agostino è stato cesellato con una torsione delle spalle e del corpo, il che riesce a creare un ampio movimento delle sue vesti e dei gesti che sembra voler eseguire. Il Battistero fiorentino sorse nel IV-V secolo in prossimità della porta settentrionale della Firenze romana: ha pianta ottagonale con abside semicircolare elevata su un podio a gradinata. E' solo ai secoli XI-XIII che risalirebbe l'aspetto attuale: del 1128 è il completamento del tetto, del 1150 la lanterna e del 1202 la tribuna rettangolare. Sole nei primi decenni del Quattrocento furono realizzate le tre porte in bronzo: due sono di Ghiberti, la terza (porta sud) è di Andrea Pisano.

La porta è composta da ventotto formelle quadrilobate, disposte su sette file, le superiori dedicate a episodi della Vita di Cristo, le inferiori a Evangelisti e Padri della Chiesa. L'opera, anche se nello schema generale è unitaria, essendo stata realizzata in arco di tempo di ventidue anni, mostra all'analisi stilistica delle singole formelle un'evoluzione stilistica verso forme rinascimentali.

 

Il santo viene frequentemente raffigurato nelle sue vesti di vescovo e di Dottore della Chiesa. Spesso Agostino è associato ad altri santi e soprattutto agli altri tre Dottori Gerolamo, Ambrogio e San Gregorio Magno. Con questi ultimi fu praticamente raffigurato in tutte le chiese cristiane d'Occidente sui piloni o sulle volte del presbiterio e della navata centrale. Appare vestito sia da vescovo che da monaco che da canonico; talvolta ha una chiesa in mano, altre volte un libro, una penna o un cuore. Il significato di questo tema iconografico è chiarissimo: Agostino è stato uno dei vescovi che ha maggiormente difeso la Chiesa in tutti i suoi scritti e soprattutto con tutta la sua anima e il suo cuore.

 

8. 1. Ma il beato Valerio, ormai vecchio, che più degli altri esultava e rendeva grazie a Dio per avergli concesso quello speciale beneficio, considerando quale sia l'animo umano, cominciò a temere che Agostino fosse richiesto come vescovo da qualche altra chiesa rimasta priva di pastore, e così gli fosse tolto. E ciò sarebbe già accaduto, se il vescovo, che era venuto a sapere la cosa, non lo avesse fatto trasferire in un luogo nascosto, sì che quelli che lo cercavano non riuscirono a trovarlo.

8. 2. Il santo vecchio, vieppiù timoroso e ben consapevole di essere ormai molto indebolito per le condizioni del corpo e per l'età, scrisse in modo riservato al primate di Africa, il vescovo di Cartagine: faceva presente la debolezza del corpo e il peso degli anni e chiedeva che Agostino fosse ordinato vescovo della chiesa d'Ippona, sì da essere non tanto suo successore sulla cattedra bensì vescovo insieme con lui. Di risposta ottenne ciò che desiderava e chiedeva insistentemente.

8. 3. Qualche tempo dopo, essendo venuto Megalio, vescovo di Calama e allora primate della Numidia, per visitare dietro sua richiesta la chiesa d'Ippona, Valerio, senza che alcuno se l'aspettasse, presenta la sua intenzione ai vescovi che allora si trovavano lì per caso, a tutto il clero d'Ippona ed a tutto il popolo. Tutti si rallegrarono per quanto avevano udito e a gran voce e col massimo entusiasmo chiesero che la cosa fosse messa subito in atto: invece il prete Agostino rifiutava di ricevere l'episcopato contro il costume della chiesa, mentre era ancora vivo il suo vescovo.

8. 4. Allora tutti si dettero a persuaderlo, dicendo che quel modo di procedere era d'uso comune e richiamando esempi di chiese africane e d'oltremare a lui che di tutto ciò era all'oscuro: infine, pressato e costretto, Agostino acconsentì e ricevette l'ordinazione alla dignità maggiore.

8. 5. Successivamente egli affermò a voce e scrisse che non avrebbe dovuto essere ordinato mentre era vivo il suo vescovo, perché questo era vietato dalla deliberazione di un concilio ecumenico, che egli aveva appreso soltanto dopo essere stato ordinato: perciò non volle che fosse fatto ad altri ciò che si doleva essere stato fatto a lui.

8. 6. Di conseguenza si adoperò perché da concili episcopali fosse deliberato che coloro che ordinavano dovevano far conoscere a coloro che dovevano essere ordinati o anche erano stati ordinati tutte le deliberazioni episcopali: e così fu fatto.

POSSIDIO, Vita di Agostino, 8, 1-6