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Agostino confuta i sacerdoti pagani e i filosofi
AMANUENSE FRANCESE
1464-1471
L'Aja, Museum Meermanno-Westreenianum, ms 10 D 33, f. 15r
Agostino confuta i sacerdoti pagani e i filosofi
La miniatura è osservabile nel manoscritto "De Civitate Dei" tardo quattrocentesco conservato all'Aja che va sotto la definizione di ms. 10 D 033 al foglio 15r. La miniatura occupa la parte superiore della pagina che contiene l'Incipit del libro redatto in linea textualis dallo scriba francese Johannes Goderelli nel corso del pontificato di Paolo II Barbo (1464-1471).
La scena si sviluppa su due piani. In quello superiore in una mandorla di angeli è raffigurato Iddio Padre che regge fra le braccia il Cristo crocifisso in croce. La mandorla risplende in un cielo azzurro stellato. La presenza di Dio è in opposizione alla devozione pagana che si sviluppa nel piano inferiore. La Trinità è qui raffigurata nella versione iconografica del Trono di Grazia, simbolo della verità rivelata ed argomento presumibile della disputa agostiniana. Nel piano inferiore in mezzo a una campagna verde e disabitata, con due cocuzzoli collinari, sotto una specie di tenda Agostino sta discutendo con una serie di personaggi. Il santo è l'unico seduto in cattedra. Indossa un piviale azzurro e porta in testa la mitra circondata dal nimbo dei santi.
Il suo volto, dall'aspetto giovanile e gioviale, è rivolto verso i suoi interlocutori con cui sta parlando gesticolando con le mani. Di fronte a lui sono ritti in piedi diversi personaggi, che si possono riconoscere come filosofi o pagani. A destra in particolare si vede una persona che sta adorando una statua sulla sommità di una colonna. L'intera scena rappresenta dunque simbolicamente l'attività che Agostino svolse durante il suo episcopato a favore dell'ortodossia cattolica in contrapposizione alle ideologie pagane o alle teorie di filosofi.
Nel 1606 il manoscritto passò nella collezione di Philippe Desportes presso il Collegio gesuita di Clermont per essere successivamente acquistato nel 1764 da Gerard Meermann. Nel 1815 fu acquisito da Johann Meermann alla vendita della collezione dei conti di MacCarthy Reagh a Parigi e nel 1824 divenne proprietà di W. H. J. van Westreenen.
Il manoscritto è conservato nell'odierno Museo Meermanno-Casa del Libro, che in precedenza si chiamava Museum Meermanno-Westreenianum. Si tratta di un museo intitolato a Willem Hendrik Jacob van Westreenen van Tiellandt e ricopre una notevole importanza a motivo della sua collezione di sculture, libri, incisioni e dipinti.
Willem Hendrik Jacob barone van Westreenen van Tiellandt (1783-1848) fu il fondatore del Museo Meermanno, che è ubicato nell'ex casa di questo grande collezionista di libri, a sua volta grande ammiratore di suo cugino Johan Meerman (1751-1815), collezionista di libri, viaggiatore e diarista. Il barone ampliò sostanzialmente la collezione di Meerman.
Il museo ha una collezione di libri di tutti i periodi della storia occidentale. I manoscritti medievali, la loro fabbricazione, il restauro e le ricerche di accompagnamento sono una delle caratteristiche più importanti della collezione. Oltre ai manoscritti medievali , sono presenti anche pregevoli incunaboli, cioè libri stampati prima del 1501. Oltre alla collezione di libri antichi, il museo raccoglie anche libri stampati dal 1850 ad oggi. Il museo possiede la più grande collezione di ex libris nei Paesi Bassi.