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Sant'Agostino predica ai fedeli
MAESTRO DELLE HUMILITIES
1415 circa
Londra, British Library, ms. Harley 2897, ff.157v
Sant'Agostino predica ai fedeli
La miniatura appartiene a un codice appartenuto a Giovanni senza Paura duca di Borgogna e a sua moglie Margherita di Baviera. Più precisamente è contenuto nella parte estiva del breviario di rito romano. Le miniature di questa sezione del codice vengono attribuite ad un anonimo maestro della bottega del cosiddetto Humilities Master. La miniatura ci presenta una scena che ricorre nella iconografia agostiniana: la predicazione del santo. Agostino è in piedi su un ambone da dove gesticola verso i fedeli. L'ampio movimento delle braccia accompagna il senso delle sue parole, mentre due ascoltatori in piedi lo osservano con attenzione. Ai piedi dell'ambone sono sedute altre cinque persone: una a sinistra sembra disinteressarsi completamente di quanto avviene. Le altre quattro sono donne intense a parlare fra di loro o forse a commentare le parole pronunciate da Agostino. La scena ha un aspetto familiare, intensa, arricchita da un intenso cromatismo che dà vigore ai caratteri dei personaggi.
Siccome Valerio vescovo, era poco istruito nelle lettere latine, gli permise di predicare in sua presenza, cosa inusitata nella chiesa orientale, e molti ne biasimavano il vescovo; ma egli non ne faceva caso, perché era contento che un altro facesse quello che lui non poteva fare.
JACOPO DA VARAGINE, Legenda Aurea
Agostino, che per non pochi anni fu retore di professione, una volta convertitosi all'impegno ecclesiale predicò sempre con entusiasmo, non solo a Ippona, sua sede episcopale, ma anche a Cartagine e occasionalmente anche altrove. I suoi sermoni, improvvisati, come usava allora, sulla base di qualche previo abbozzo orale, abitualmente venivano stenografati e poi messi in bella copia a opera dei monaci del suo monastero, per essere diffusi in raccolte più o meno organiche.
Christine Mohrmann ha dimostrato, in uno studio di ormai parecchi anni fa, che Agostino ha messo in opera, nei sermoni, un tipo particolare di eloquenza, caratterizzato da periodi generalmente brevi e comunque costruiti con prevalenza della paratassi sull'ipotassi, con largo impiego di figure retoriche semplici e, insieme, molto espressive, tali da sottolineare, senza oscurarlo, il senso del discorso: espressioni simmetriche, ripetizioni, assonanze, giochi di parole, sì da facilitarne comprensione e apprendimento da parte di un uditorio in larga parte di bassa condizione e cultura.
Agostino è stato il primo che nella cristianità di lingua latina si pose con chiarezza il problema della comunicazione a livello comunitario, arrivando a proporre, nel De catechizandis rudibus, diversi modi di espressione, più o meno elaborati, a secondo del diverso livello culturale dell'uditorio al quale veniva rivolta la predica, e affrontando di petto, nel quarto libro del De doctrina christiana, il problema del rapporto tra religione cristiana e retorica.
Agostino è tanto convinto dell'esigenza che il sermone predicato al popolo, per poter risultare efficace, debba essere presentato in forma adeguata, che arriva a consigliare al predicatore di per sé poco eloquente di imparare a memoria e recitare una predica composta da altri, come più di un secolo dopo avrebbe consigliato in Gallia Cesario di Arles.
Il suo biografo Possidio descrive così il successo di questa predicazione: "I suoi discorsi, che scaturivano e derivavano da mirabile grazia divina ed erano sorretti sia da abbondanza di argomenti razionali sia dall'autorità delle Scritture, gli stessi eretici correvano ad ascoltarli insieme con i cattolici, spinti da intenso ardore: chi voleva e ne aveva la possibilità, si valeva di stenografi i quali trascrivevano ciò che veniva detto" (POSSIDIO, Gesta Augustini 7, 3).