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PITTORI: Maestro lombardo

Sant'Agostino e San Nicola da Tolentino

Sant'Agostino e San Nicola da Tolentino

 

 

MAESTRO LOMBARDO

1400-1410

Bergamo, Museo Diocesano Adriano Bernareggi

 

Sant'Agostino e San Nicola da Tolentino

 

 

 

La tavola quattrocentesca è opera di un anonimo pittore che si muove nell'ambito culturale ed artistico lombardo dei secoli XIV-XV. Vi sono stati rafigurati, a sinistra, sant'Agostino (S. AUGUSTINUS) e san Nicola da Tolentino S. NICOLAUS TOLENTINUS) il primo santo nell'Ordine degli Eremitani agostiniani.

Il pittore ha lavorato con la tecnica ad olio su tavola delle dimensioni di cm 25x12. Attualmente la tavola si trova in uno stato di conservazione abbastanza buono.

Agostino è stato raffigurato come vescovo: indossa un piviale dal colore rosso e con le mani impugna il bastone pastorale e un libro dalla copertina rossa. In testa porta una mitra elegante nella forma e nella decorazione, mentre un nimbo ne rivela la santità.

San Nicola è vestito con il nero saio degli eremitani e sul petto porta il sole che sorride. Con la mano sinistra tiene aperto un libro, mentre con la destra accenna, grazie ad una croce filiforme, qualche passo scritto nel testo del libro aperto. Anche Nicola, che ha un viso piuttosto giovanile porta un nimbo di santità sopra il capo che mostra la tonsura dei monaci.

 

La leggenda della sua vita rappresentata da un ignoto pittore giottesco detto Maestro della Cappella di San Nicola, narra come i suoi genitori, ormai anziani, si fossero recati a Bari su consiglio di un angelo in pellegrinaggio alla tomba di san Nicola di Mira, per avere la grazia di un figlio. Ritornati a Sant'Angelo ebbero il figlio desiderato e, ritenendo di aver ricevuto la grazia richiesta, lo chiamarono Nicola. Il giovane Nicola entrò nell'Ordine degli Eremitani di Sant'Agostino.

Fece la sua professione religiosa (voti solenni) a meno di diciannove anni. Nel 1269 fu ordinato sacerdote. Dopo la sua ordinazione, predicò soprattutto a Tolentino, dove fu trasferito intorno al 1275. Nel convento di Sant'Agostino di Tolentino rimase fino alla sua morte nel 1305.

Celebri sin dal Medioevo sono i cosiddetti "panini miracolosi" di san Nicola, che servirono anche per la raccolta di farina da parte dei fedeli che si recavano al santuario e che dettero nome anche alla compagnia cerretana degli "affarinati", citata anche dal vescovo urbinate Teseo Pini nel suo Speculum Cerretanorum. Viene ricordato il 10 settembre.

La sua tomba, a Tolentino, è conservata con venerazione dai fedeli.

Il celebre santo marchigiano ha una propria amplissima iconografia, che ne trattano la vita e i miracoli. A Tolentino sorge la più bella e grande Basilica in suo onore. In diverse rappresentazioni Nicola viene raffigurato assieme ad Agostino, di cui fervente seguace sin dalla gioventù, quando indossò la tonaca nera degli agostiniani nel Trecento. Fu un asceta rigidissimo con se stesso e dolce e comprensivo con i poveri, i bisognosi e gli ammalati. Grande confessore, fu pieno di umana compassione per ogni tipo di miseria. L'incondizionata obbedienza, il distacco completo dai beni terreni, l'umiltà e la modestia furono costanti della sua vita.

Intorno a lui c'è sempre un'aura di prodigio, che comincia dalla nascita, avvenuta quando i genitori parevano destinati a non avere figli. Nel processo per la canonizzazione, aperto vent'anni dopo la sua morte, 371 testimoni verranno a parlare dei suoi moltissimi miracoli. Sappiamo inoltre che Nicola è anche un maestro di rigore ascetico, cioè di severità con sé stesso. Un insieme di elementi certo eccezionali, ma piuttosto staccati dal vivere comune della gente, incapace di miracoli e non ghiottissima di penitenza. Invece Nicola - a dispetto delle controindicazioni - è un santo sempre popolarissimo proprio tra la gente comune, di secolo in secolo: è l'amico dei giorni feriali, che viene in casa portando la festa.