Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Quattrocento: Maestro fiammingo

PITTORI: Maestro fiammingo

Sant'Agostino e Francesco de Mayronis

Sant'Agostino e Francesco de Mayronis

 

 

MAESTRO FIAMMINGO

1450

Bruxelles, Biblioteca Reale, ms. 9046, f. 1r

 

Sant'Agostino e Francesco de Mayronis

 

 

 

Una sola è la miniatura che si trova nel manoscritto ms 9046 della Biblioteca reale di Bruxelles e mostra Agostino nello studiolo mentre detta la sua opera ad un amanuense, posto al piano inferiore. Siccome il manoscritto è un'opera di Franciscus de Mayronis (1288 ca.-1328) dal titolo Flores Sancti Augustini il personaggio può essere senz'altro identificato con questo autore francescano. Francesco de Mayronis compose ricchi florilegi dalle pagine di Agostino, in particolare il Theologicae Veritates tratte dal de Civitate Dei e le Veritates ex libris St. Augustini de Trinitate.

Francesco di Meyronnes, filosofo e teologo francese, entrò giovanissimo tra i Frati Minori del convento di Digne. Allievo nello Studio generale di Parigi, tra il 1304 ed il 1307, seguì le lezioni di Giovanni Duns Scoto divenendo uno fu tra i suoi migliori discepoli. Dopo un periodo di insegnamento, nel 1323 tornò a Parigi per completare gli studi e divenne maestro di teologia, grazie all'aiuto di Papa Giovanni XXII e del re Roberto di Napoli. Nel 1324, fu eletto Ministro provinciale della Provenza. Seguì la metafisica del suo maestro Scoto, identificando l'essenza con l'esistenza. Partecipò alle discussioni sulla natura degli Universali e assunse la teoria platonica delle idee, misconoscendo l'importanza di Aristotele. Nelle sue opere politiche sostiene l'idea di una monarchia universale retta dal papa. Morì a Piacenza tra il 1326 e il 1328 e fu sepolto nella chiesa di San Francesco di questa città. Tra le sue opere si ricordano: gli Scripta super 4 libros Sententiarum, il De univocatione entis, il Conflatus, il Passus super Universalia, i Sermones de tempore cum Quadragesimali, i Sermones de Sanctis, il Tractatus de Conceptione Beatae Mariae Virginis, le Theologicae Veritates in St. Augustinum de Civitate Dei e le Veritates ex libris St. Augustini de Trinitate.

 

La scena descritta dall'anonimo miniaturista, è stata ambientata all'interno di una stanza dalla forma esagonale. Due colonne in primo piano ne delimitano l'ampiezza, mentre le aperture posteriori si affacciano su un paesaggio verso lo sfondo. La decorazione marginale del foglio è piuttosto ricca e, in basso, presenta una scrofa che fila, una vera e propria illustrazione del proverbio fiammingo «wat maakt de zog aan het spinrokken?» («cosa fa una scrofa con la conocchia?»). Lo stemma di Filippo il Buono (1419-1467), molto probabilmente fu aggiunto, quando il manoscritto entrò nella sua biblioteca, il cui codice è registrato almeno dal 1467.