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PITTORI: Maestro cretese

Polittico da S. Stefano di Monopoli

Polittico da S. Stefano di Monopoli: La vergine in trono con i santi Cristoforo, Agostino, Stefano (a sinistra) e

Giovanni il Battista, Nicola di Bari e Sebastiano

 

 

MAESTRO CRETESE

1460-1470

Boston, Museum of Fine Art

 

Polittico da S. Stefano di Monopoli

 

 

 

Questo monumentale polittico si trovava in origine sull'altar maggiore della chiesa di Santo Stefano a Monopoli, centro del baliaggio dell'Ordine militare di S. Giovanni di Gerusalemme. Oggi è conservato nel Museum of Fine Arts di Boston. Descritto dal Salazaro, che lo studiò ancora nella primitiva collocazione, il polittico è stato recentemente ristudiato dalla Calo Mariani che ne pone l'esecuzione, a opera di un ignoto maestro cretese, tra il sesto e il settimo decennio del Quattrocento. Questa attribuzione rinnova la consapevolezza artistica secondo cui i pittori cretesi erano altrettanto abili nel dipingere alla greca e all'occidentale. La Madonna in trono dello scomparto centrale, infatti, ricorda da vicino l'icona di analogo soggetto di Andrea Rizo da Candia nel monastero di San Giovanni Evangelista a Patmos, perfino nel dossale del trono, ornato da gigli marmorei.

"Alla bizantina" sono dipinti, a destra, anche il livido e ascetico San Giovanni Prodromos, il San Nicola da Bari e il San Sebastiano, corredati pero di iscrizioni in latino. Aperti invece a influssi tardogotici occidentali sono, a sinistra, il San Cristoforo, il Sant'Agostino e soprattutto il Santo Stefano, che nel volto reclinato ricorda la dolcezza un po' leziosa di Barnaba da Modena. La Calo ha dimostrato che non si trattò, per Monopoli come per tutto il territorio del baliaggio, di un'importazione isolata: nella chiesa di San Giovanni intra moenia a Monopoli, anch'essa appartenente ai cavalieri dell'Ordine gerosolimitano, sino alla fine del Settecento fu esposto un polittico a cinque scomparti, con la Vergine in trono, San Giovanni Prodromos, San Sebastiano, Santa Caterina d'Alessandria, Santa Eufemia, databile alla prima meta del Quattrocento: il più antico di una serie di cui fa parte non soltanto questo polittico ora a Boston, ma anche altri due, dipinti "alla greca, della stessa maniera, forma ed immagini" di quest'ultimo, un tempo conservati a Fasano, rispettivamente nella chiesa di San Giovanni Battista e in quella di Santa Maria di Castello, purtroppo entrambi dispersi.

Un documento del 1731 rivela che di quello già conservato nella chiesa fasanese di San Giovanni Battista fu committente il Bali di S. Stefano, fra' Giambattista Carafa, del quale esso mostrava le insegne. Pur con tutte le cautele necessarie quando si parli di opere scomparse, la Calo conclude che durante il Quattrocento si verifica un fatto nuovo: la presenza nelle terre pugliesi, probabilmente a Monopoli, di "pittori italo-greci con i quali l'Ordine Gerosolimitano coltivò un rapporto privilegiato".

 

Nella pala Agostino è raffigurato nelle tradizionali vesti episcopali: interessante è la frequente presenza dell'abito nero dei frati agostiniani, che ne rivendicavano in ogni occasione la diretta figliolanza. Il santo indossa anche un manto che copre il saio e in testa porta la mitra. Con la mano destra regge un libro chiuso. Il viso ben impostato nell'espressione presenta una folta barba.