Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Quattrocento: Maestro della Pala Sforzesca

PITTORI: Maestro della Pala Sforzesca

Madonna con Bambino e santi Dottori della Chiesa

Madonna con Bambino e santi Dottori della Chiesa

 

 

MAESTRO DELLA PALA SFORZESCA

1494

Milano, Pinacoteca di Brera

 

Madonna con Bambino e santi Dottori della Chiesa

 

 

 

 

E' ignoto l'autore di questa tavola ordinata da Ludovico il Moro per la Chiesa di sant'Ambrogio ad Nemus, oggi a Brera. Dipinta sul finire del '400 l'opera è stata variamente attribuita al Foppa, allo Zenale o ad Ambrogio de Predis.

Altri critici vedono addirittura interpretata, per via dell'armoniosa modulazione chiaroscurale, le lezione leonardesca. Oltre che per i pregi stilistici, l'opera si ricorda per il suo valore di documento storico, essendovi raffigurati, insieme con la Madonna, il Bambino e i quattro Dottori della Chiesa, l'augusto committente Ludovico il Moro insieme alla moglie Beatrice d'Este e i figli. Agostino, in vesti vescovili, sta alla sinistra della Madonna seduta in trono.

Ludovico il Moro è invece presentato (e protetto) da Ambrogio, il patrono della città di Milano, di cui era Duca. L'autore esibisce una cultura ricca ma nel contempo molto eterogenea, di formazione lombarda, ma plasmata anche su un evidente leonardismo, sia pure superficiale, lasciando spazio notevole ad un grande sfarzo e alla profusione di ori. Agostino è sulla destra assieme a san Gerolamo.

 

L'opera fu commissionata per la chiesa milanese di sant'Ambrogio ad Nemus. La struttura della tela coniuga l'espressione della devozione religiosa di Ludovico il Moro e della sua famiglia con la celebrazione del suo potere. Forte è l'allusione alla benevolenza divina per lui e il futuro della sua dinastia, dato che gli è nato un erede. Nel 1494 Ludovico il Moro stava tentando di ottenere dall'imperatore Massimiliano d'Asburgo la legalizzazione della propria signoria su Milano, che aveva ottenuto alla morte di Gian Galeazzo esautorando il legittimo erede Francesco Maria Sforza. Il pittore fu indotto a concepire l'opera come una manifestazione di propaganda politica, dove Ludovico il Moro dava di sé una immagine sfarzosa degna del suo rango. Per di più il patrono di Milano lo proteggeva apertamente ponendogli la mano destra sulla spalla. Ludovico è qui accompagnato dalla moglie Beatrice e dagli eredi, uno dei quali, probabilmente, da va identificato con un figlio nato fuori dal matrimonio.

 

La devozione per la Vergine fu un carattere specifico dell'ordine agostiniano. Già Agostino, nei suoi scritti, esaltò le virtù, affermando inseparabile la sua azione da quella di Cristo e proponendola come modello per tutti i credenti. Agostino si fece veicolo di precisi contenuti dottrinari che ebbero lo scopo di confutare le tesi eterodosse diffuse a quei tempi. Agostino ribadì ripetutamente e con chiarezza i concetti della maternità fisica e insieme divina di Maria nonché la sua verginità, che ne fanno il simbolo della Chiesa, nello spirito vergine, per integrità e pietà, e madre nella carità.

Dei tre vangeli sinottici quello che parla più diffusamente di Maria è il Vangelo di Luca. Vi si racconta che Maria viveva a Nazaret, in Galilea e che, promessa sposa di Giuseppe, ricevette dall'arcangelo Gabriele l'annuncio che avrebbe partorito il Figlio di Dio (Lc. 1, 26-38). Ella accettò e, per la sua totale fedeltà alla missione affidatale da Dio, è considerata dai cristiani il modello per tutti i credenti. Lo stesso Vangelo secondo Luca racconta la sua pronta partenza per Ain Karem, per aiutare la cugina Elisabetta, anziana, incinta di sei mesi.

Da Elisabetta è chiamata "la madre del mio Signore". Maria le risponde proclamando il Magnificat: « Allora Maria disse: L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.» (Lc. 1, 46)