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Sant'Agostino protettore dei Canonici agostiniani
ANONIMO LOMBARDO
1480-1490
Pavia, Musei Civici di Pavia
Sant'Agostino protettore dei Canonici agostiniani
E' ignoto che sia l'autore di questa incisione. Molto probabilmente è un artista che si muove nell'orizzonte culturale lombardo di fine Quattrocento. Il soggetto della stampa è sant'Agostino vescovo, con in testa la mitra, nella mano destra il bastone pastorale e nella sinistra un grande libro aperto.
La scritta superiore arcuata riporta ORA PRO NOBIS BEATE AUGUSTINE, mentre nella didascalia inferiore si legge SANCTUS AUGUSTINUS CANONICORUM REGULARIUM PATER.
La citazione dei Canonici regolari si inserisce nella secolare controversi che contrappose canonici a eremitani circa l'uso della chiesa di san Pietro in Ciel d'Oro e la custodia delle reliquie del santo.
Incisa con la tecnica a bulino, la stampa misura 124 mm x 160 mm (parte incisa). Il marchese Malaspina, nel suo Catalogo edito nel 1824, ritenne che questa stampa, tra le prime fra le 'Incisioni in metallo' della Scuola Italiana, fosse stata tratta da un mosaico. Le lettere ai piedi del Santo sarebbero, secondo il marchese, le iniziali dell'anonimo incisore. Secondo Sòriga, che pubblica l'opera nel 1914, sarebbe un lavoro di scuola lombarda che "risente la rigidezza del modello marmoreo a cui l'artista deve essersi ispirato". Soriga propone inoltre, dato il soggetto "conventuale", che l'ambito di produzione sia proprio strettamente pavese, dato che in San Pietro in Ciel d'Oro avevano sede i Canonici regolari di Sant'Agostino.
Nei quattro riquadri che completano il soggetto si possono individuare quattro papi, tutti contraddistinti dalla tiara: Gelasio, Onorio III, Sergio che ebbero un ruolo decisivo nella storia di san Pietro in Ciel d'Oro.
Papa Gelasio si appoggiò ad Ambrogio e ad Agostino per formulare, nel 494, un fondamento politico per la Chiesa Cattolica d'Occidente basato su una distinzione dei poteri derivata dal diritto romano. Gelasio definì i poteri separati di Chiesa e Stato che, da allora, hanno caratterizzato la cultura occidentale.
Palmerio, preposto della congregazione di canonici di Mortara, che seguivano la regola agostiniana, fu un personaggio decisivo per la svolta normativa di questa congregazione che, sotto l'impulso dei Pontefici esecutori del Concilio Lateranense IV del 1215, si tramutò da ecclesia in ordo, affrontando la riforma auspicata dai padri conciliari per le tradizionali forme di vita religiosa. Nella serie di provvedimenti pontifici in cui fu attore Palmerio emerge, per la gravità dell'intervento, il riordinamento affidato dal papa Onorio III al Cardinale legato Ugolino d'Ostia, il futuro Gregorio IX, che impose Palmerio al monastero di San Pietro in Ciel d'Oro di Pavia, che versava in quegli anni in una pesante crisi economica, finanziaria e religiosa. Nell'anno 1221 il presule presentava al Pontefice la proposta di trasferire i monaci in monasteri esterni alla città e di affidare San Pietro in Ciel d'Oro ai Mortariensi, perché questi canonici, che avevano consuetudine con gli ambienti della curia romana, erano apprezzati per il rigore di vita e seguivano la regola di Sant'Agostino, le cui spoglie erano conservate proprio in quel monastero pavese. Ottenuta l'autorizzazione papale, Giacomo di Carisio, vescovo di Torino, su incarico del Cardinale Ugolino, consenzienti gli ecclesiastici, le autorità e il popolo della città, nell'agosto consegnava a Palmerio la chiesa e il monastero con tutti i possedimenti e i diritti, a patto di mantenere le obbligazioni di subordinazione alle entità, cui il cenobio già sottostava.