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PITTORI: Piero di Lorenzo

Madonna con Bambino in trono tra sant'Onofrio e sant'Agostino

Madonna con Bambino in trono tra sant'Onofrio e sant'Agostino

 

 

PIERO DI LORENZO

1490-1495

Toronto, Collezione privata

 

Madonna con Bambino in trono tra sant'Onofrio e sant'Agostino

 

 

 

La tavola, dalle dimensioni di 2 × 1,75 m, è stata dipinta a olio e tempera su pannello di legno.

L'opera attualmente è conservata in una Collezione privata a Toronto, ma in precedenza è stata individuata ad un'Asta Sotheby's, a Londra nel 1987.

Proveniva dalla collezione Colnaghi a Londra (segnalato nel 1982) e prima ancora nella Collezione G. B. Lanz e Rennaz in Svizzera.

Dipinta da Piero di Lorenzo, questa tavola presenta come soggetto principale la Madonna seduta in trono con il Bambino fra le braccia. Ai suoi lati si presentano in piedi sant'Onofrio a sinistra e sant'Agostino a destra. La tavola misura cm 205 in altezza 205 e 175 in larghezza e venne dipinta sul finire del Quattrocento fra il 1490 e il 1495 quando l'autore si trovava a Firenze. L'opera è conservata attualmente in Canada a Toronto in una Collezione privata. In precedenza è stato segnalato a Londra nell'Asta Sotheby's del 19 dicembre 1987, n. 4. Ancor prima fu segnalato nel 1982 in Svizzera a Rennaz nella Collezione G. B. Lanz.

Sant'Onofrio fu un monaco che visse nel deserto d'Egitto nel V secolo e la sua storia è nota dal racconto di Pafnuzio, un altro monaco egiziano. Il  culto e il ricordo di Onofrio si estese per tutta l'Asia Minore e in Egitto. Tutti i calendari di queste regioni lo riportano chi al 10, chi all'11, chi al 12 giugno; in arabo è definito Abü Nufar, (l'erbivoro), qualifica che gli si adatta perfettamente. L'immagine tipica di sant'Onofrio lo presenta come un anacoreta nudo, ricoperto dei soli capelli. Questa immagine fu utilizzata nella rappresentazione figurata artistica in tutti i secoli e venne arricchita con i tanti particolari narrati nella storia di Pafnuzio, quali il perizoma di foglie, il cammello, il teschio, la croce, l'ostia con il calice, l'angelo. Il nome Onofrio è di origine egizio e significa "uomo che è sempre felice". In Egitto il termine Onofrio era un appellativo di Osiride.

Agostino, a destra, è invece raffigurato con le vesti episcopali, di cui porta tutti gli attributi, dal piviale, al bastone pastorale alla mitra. Il santo ha un aspetto giovanile con la barba nera che gli copre il mento e le guance. lo sguardo è rivolto all'osservatore, contrariamente a Onofrio che rivolge il viso alla Vergine. Sotto il piviale si nota agevolmente la tunica nera dei monaci agostiniani, un particolare che indica la volontà degli agostiniani di diffondere nel popolo la convinzione che il santo fosse stato il vero fondatore dell'ordine agostiniano che ne seguiva la regola e lo invocava come Padre.

 

 

Piero di Cosimo

Piero di Cosimo, noto forse meglio come Piero di Lorenzo nacque a Firenze verso il 1461, figlio di Lorenzo di Piero d'Antonio, e primo di quattro fratelli, Giovanni, Girolamo e Vanna.

Nel 1480 svolge l'apprendistato nella bottega di Cosimo Rosselli, da cui prenderà il soprannome.

Di questo rapporto Vasari ha lasciato scritto: "... Cosimo Rosselli lo prese più che volentieri, e fra molti discepoli ch'egli aveva, vedendolo crescere, con gli anni e con la virtù gli portò amore come a figliuolo e per tale lo tenne sempre".

Nel 1481 si trasferì a Roma col maestro: "... chiamato da papa Sisto, per far le storie de la cappella, in una de le quali Piero fece un paese bellissimo ... E perché egli ritraeva di naturale molto eccellentemente, fece in Roma di molti ritratti di persone segnalate e particularmente quello di Verginio Orsino e di Ruberto Sanseverino, i quali misse in quelle istorie. Ritrasse ancora poi il duca Valentino figliuolo di papa Alessandro Sesto; la qual pittura oggi, che io sappia, non si trova; ma bene il cartone di sua mano, et è appresso al reverendo e virtuoso Messer Cosimo Bartoli, proposto di San Giovanni".

Rientrato a Firenze nel 1483 lavorò a varie committenze, come testimonia Vasari: "Era molto amico di Piero lo spedalingo de li Innocenti, e volendo far fare una tavola, che andava all'entrata di chiesa a man manca alla cappella del Pugliese, la allogò a Piero, il qual con suo agio la condusse al fine, ma prima fece disperare lo spedalingo; che non ci fu mai ordine che la vedesse se non finita, e quanto ciò gli paresse strano, e per l'amicizia e per il sovenirlo tutto il dì di danari e non vedere quel che si faceva, egli stesso lo dimostrò, che all'ultima paga non gliele voleva dare se non vedeva l'opera. Ma minacciato da Piero che guasterebbe quel che aveva fatto, fu forzato dargli il resto, e con maggior collera che prima aver pazienza che la mettesse su, et in questa sono veramente assai cose buone".

Nel 1503 si iscrisse alla Compagnia di San Luca, la confraternita degli artisti, e l'8 maggio 1504 all'Arte dei Medici e Speziali. Morì a Firenze nel 1522.