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Sant'Agostino in trono riceve da San Possidio la "Vita Augustini"
MAESTRO FRANCESE
1400-1450
Roma, Castel Gandolfo Palazzo Apostolico
Sant'Agostino riceve da San Possidio la "Vita Augustini"
Quest'opera di scuola francese con influenze di un orizzonte culturale italiano, raffigura una scena unica nel panorama iconografico agostiniano.
Al centro della scena sant'Agostino seduto su un trono riceve una copia della "Vita Augustini" da San Possidio, l'autore e suo discepolo. Possidio è in ginocchio con le mani alzate per offrire ad Agostino il libro che lo accoglie con la mano destra. il santo è vestito con gli abiti pontificali del vescovo, con la mitra in testa. Osservano la scena un gran numero di persone che con la loro presenza conferiscono alla scena una grande risonanza. Tra i diversi santi, si possono riconoscere san Giovanni di Bridlington, Ugo di San Vittore, san Pier Damiani, sant'Ubaldo vescovo di Gubbio, sant'Urbano II papa, sant'Ivo vescovo.
L'opera è databile al secolo XV ed è stato realizzata ad olio su tela.
Di notevoli dimensioni, il dipinto misura cm 235 x 200 e proviene per donazione di Antonio Castellano alla Santa Sede nel 1924 dalla collezione di Antonio Castellano di Napoli.
Possidio fu tra gli amici intimi di Agostino e quasi tutto quanto sappiamo di lui è in connessione con quello. Si formò cristianamente nel monastero che Agostino aveva fondato accanto alla chiesa, ad Ippona, e lì visse per alcuni anni, finché, intorno al 400, fu eletto vescovo di Calama, città della Numidia. In tale veste fu, insieme con Alipio, Evodio e qualche altro, uno dei luogotenenti più fidati e capaci di Agostino, sì che lo troviamo di frequente partecipe degli avvenimenti che contraddistinsero la controversia con i donatisti e poi quella con i pelagiani. Basterà ricordare la sua partecipazione ai concili antidonatisti di Cartagine del 403 e 407, e soprattutto alla grande conferenza tenuta nel 411 a Cartagine fra cattolici e donatisti, ove a rincalzo di Agostino ebbe modo di far sentire più volte la sua voce. Per tale attività fu particolarmente inviso ai donatisti, che in una occasione lo sottoposero a gravi violenze. Anche da parte dei pagani corse gravi rischi per contrasti insorti a Calama. Prese ancora parte ai concili antipelagiani di Milevi nel 416 e di Cartagine nel 419, e fu incaricato anche di due missioni ufficiali in Italia presso l'imperatore (409 e 410).
Al tempo dell'invasione vandalica, nel 428 Calama fu devastata dai barbari e Possidio si rifugiò ad Ippona, presso Agostino che viveva allora le sue ultime ore. Poté così assistere al trapasso del suo maestro ed amico, che con tanta commossa partecipazione descrive negli ultimi capitoli della biografia. Dopo l'incendio di Ippona ebbe modo di tornare a Calama, ma solo per poco: infatti nel 437 Possidio fu tra coloro che resistettero all'ordine di Genserico che voleva imporre la fede ariana nei suoi domini, e perciò fu scacciato dalla sua sede. Dopo questo fatto non abbiamo più notizie di lui.
I Canonici Regolari e l'Ordine Agostiniano ne celebrano la festa insieme a quella di S. Alipio il 16 maggio. Il culto di questi due massimi rappresentanti dell'eredità monastica di Agostino fu confermato da Clemente X con il breve Alias a Congregatione il 19 agosto 1672.