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PITTORI: Pseudo Pier Francesco Fiorentino

Madonna col Bambino con angeli e Sant'Agostino

Madonna col Bambino con angeli e Sant'Agostino

 

 

PSEUDO PIER FRANCESCO FIORENTINO

1445-1478

San Pietroburgo, Museo Hermitage

 

Madonna col Bambino con angeli e Sant'Agostino

 

 

 

L'opera viene attribuita al cosiddetto Pseudo Pier Francesco Fiorentino e alla sua bottega, un formidabile imitatore delle tavole di Lippi e di Pesellino, attivo fra il 1445 e il 1478. Lo studioso Zeri suggerì che questo pseudonimo includeva un gruppo di pittori verosimilmente raccolti in un'unica bottega che chiamò con l'eponimo di Imitatori di Lippi e Pesellino. Questi, avrebbero riproposto i loro modelli compositivi creando opere caratterizzate da un ampio e arcaico uso della lamina d'oro, stesure purissime e nitide decorando i fondi e i primi piani con particolareggiati decorazioni floreali o alla guisa di cieli stellati.

Questo fenomeno è un episodio affascinante nella pittura fiorentina della seconda metà del Quattrocento. In questo periodo assistiamo alla produzione di un copioso numero di dipinti su tavola, quasi esclusivamente anconette, tondi e colmi di destinazione privata, dedotti dalle celebri composizioni di Filippo Lippi e del Pesellino, che da poco meno di un secolo è andato riunendosi sotto l'epiteto convenzionale di Pseudo Pier Francesco Fiorentino.

In quest'opera l'artista ha raffigurato la Madonna col Bambino con angeli e sant'Agostino. Il dipinto è stato realizzato a tempera su una tavola di pioppo dalle dimensioni di 73x44 cm. ed è entrato nelle collezioni dell'Hermitage nel 1918, donato dalla famiglia Wojeikow.

Agostino è raffigurato a mezzo busto a destra, alle spalle della Vergine, che regge fra le braccia il bambino ritto in piedi. Il santo porta in testa una elegante mitra circondata dal nimbo dei santi. Con la mano sinistra inguantata regge un piccolo libro dalla copertina rossa. Agostino indossa il piviale episcopale e regge con la mano sinistra un esile bastone pastorale. Il volto del santo rivela un uomo maturo, dall'aspetto tranquillo, con una folta barba grigiastra riccioluta che gli copre completamente il mento.

 

 

Pseudo Pier Francesco Fiorentino

Accolta da Berenson, la dicitura Pseudo Pier Francesco Fiorentino, si è vista affiancare negli anni e talora preferire, specie di recente, quella di Imitatori di Filippo Lippi e di Pesellino, coniata da Federico Zeri già nel 1958. Quest'ultima definizione, oltre a sottolineare l'assenza di legami concreti con il vero Pier Francesco, descrive efficacemente il bizzarro modus operandi della bottega dello Pseudo, dove non ci si accontentava di prendere in prestito da artisti più affermati isolati spunti compositivi, ma venivano plagiati, tramite disegni e veri e propri cartoni, ricavati direttamente o indirettamente sugli originali, singoli personaggi o perfino interi dipinti. Come hanno dimostrato con dovizia di dati le ricerche storico-artistiche, si stima che in circa 160 tavole ricondotte stabilmente al gruppo dello Pseudo ricorrano, in una serie praticamente infinita di combinazioni, almeno 64 figure diverse, in massima parte estrapolate dalle opere di Filippo Lippi e Pesellino. Del primo, in particolare, furono largamente imitate opere di grande formato.

Attraverso un sistema ben collaudato, la bottega dello Pseudo o degli Imitatori, poteva offrire all'acquirente copie integrali o parziali, limitandosi solamente a variarne il fondale, che poteva essere ricoperto da lamina d'oro, lavorata o semplicemente brunita, oppure colmato per intero da un florido e variopinto roseto, sottilmente rilevato tramite una pittura corposa.