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PITTORI: Maestro di Salisburgo

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

MAESTRO DI SALISBURGO

1490

Klosterneuburg, Pinacoteca abbaziale

 

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

 

La tavola raffigura sant'Agostino ed è opera probabilmente di un maestro salisburghese. Realizzata a tempera su tavola delle dimensioni 40,5 x 29 cm, l'opera risale alla fine del Quattrocento. Il dipinto appartiene ad una predella, di cui ne costituiva una parte

con i Dottori della Chiesa secondo uno schema iconografico più volte utilizzato in questi anni in area tedesca. Agostino, identificato dall'iscrizione SANCTVS AGVSTINVS sull'aureola, è raffigurato scrivente, con la penna nella destra e il calamaio nella sinistra. L'accurata caratterizzazione del volto del santo costituisce una particolarità di quest'opera così come la scelta di raffigurarlo intento a scrivere delle note su una sorta di pentagramma invece dei più consueti riferimenti alle sue opere.

Agostino vi è raffigurato come vescovo a mezzo busto, con una elegante mitra in testa, mentre sta scrivendo con una penna su dei fogli. Con la mano sinistra il santo regge un calamaio per l'inchiostro da usare con la penna. Un rosso piviale copre le spalle di Agostino, quasi fosse un mantello: sotto si scorge la tunica nera e il cappuccio tipico dei monaci agostiniani, che seguivano la sua regola. Il volto ha un aspetto ancora abbastanza giovanile ed è senza barba.

La tavola è conservata nella Pinacota abbaziale di Klosterneuburg e proviene molto probabilmente da una chiesa del territorio.

 

8. 1. Ma il beato Valerio, ormai vecchio, che più degli altri esultava e rendeva grazie a Dio per avergli concesso quello speciale beneficio, considerando quale sia l'animo umano, cominciò a temere che Agostino fosse richiesto come vescovo da qualche altra chiesa rimasta priva di pastore, e così gli fosse tolto. E ciò sarebbe già accaduto, se il vescovo, che era venuto a sapere la cosa, non lo avesse fatto trasferire in un luogo nascosto, sì che quelli che lo cercavano non riuscirono a trovarlo.

8. 2. Il santo vecchio, vieppiù timoroso e ben consapevole di essere ormai molto indebolito per le condizioni del corpo e per l'età, scrisse in modo riservato al primate di Africa, il vescovo di Cartagine: faceva presente la debolezza del corpo e il peso degli anni e chiedeva che Agostino fosse ordinato vescovo della chiesa d'Ippona, sì da essere non tanto suo successore sulla cattedra bensì vescovo insieme con lui. Di risposta ottenne ciò che desiderava e chiedeva insistentemente.

8. 3. Qualche tempo dopo, essendo venuto Megalio, vescovo di Calama e allora primate della Numidia, per visitare dietro sua richiesta la chiesa d'Ippona, Valerio, senza che alcuno se l'aspettasse, presenta la sua intenzione ai vescovi che allora si trovavano lì per caso, a tutto il clero d'Ippona ed a tutto il popolo. Tutti si rallegrarono per quanto avevano udito e a gran voce e col massimo entusiasmo chiesero che la cosa fosse messa subito in atto: invece il prete Agostino rifiutava di ricevere l'episcopato contro il costume della chiesa, mentre era ancora vivo il suo vescovo.

8. 4. Allora tutti si dettero a persuaderlo, dicendo che quel modo di procedere era d'uso comune e richiamando esempi di chiese africane e d'oltremare a lui che di tutto ciò era all'oscuro: infine, pressato e costretto, Agostino acconsentì e ricevette l'ordinazione alla dignità maggiore.

8. 5. Successivamente egli affermò a voce e scrisse che non avrebbe dovuto essere ordinato mentre era vivo il suo vescovo, perché questo era vietato dalla deliberazione di un concilio ecumenico, che egli aveva appreso soltanto dopo essere stato ordinato: perciò non volle che fosse fatto ad altri ciò che si doleva essere stato fatto a lui.

8. 6. Di conseguenza si adoperò perché da concili episcopali fosse deliberato che coloro che ordinavano dovevano far conoscere a coloro che dovevano essere ordinati o anche erano stati ordinati tutte le deliberazioni episcopali: e così fu fatto.

POSSIDIO, Vita di Agostino, 8, 1-6