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Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Quattrocento: Maestro di san MichelePITTORI: Maestro di san Michele
Agostino Dottore della Chiesa
MAESTRO DI SAN MICHELE
secolo XV
Pavia, chiesa di san Michele Maggiore
Agostino Dottore della Chiesa
Il dipinto si trova sulla prima volta della navata destra della chiesa di san Michele a Pavia. Una prima menzione di questo edificio sacro ci è assicurata da Paolo Diacono quando nella sua storia dei Longobardi (1. V, c. 3) narra che Unulfo, servo fedele e salvatore della vita del suo padrone il re Bertarido, si rifugiò, per salvarsi dall'ira di re Grimoaldo «in beati Michaelis Archangeli basilicam»: era l'anno 642. Ancora Paolo Diacono ci ricorda (1. VI, c. 5) un analogo episodio avvenuto l'anno 737, quando un certo Herfemar, aderente al partito del duca Pennone, per sottrarsi alla cattura, « evaginato gladio, multis se insequentibus, ipse viriliter se defensans in basilica (sic) beati Michaelis confugit ...» e si salvò così dall'ira di re Liutprando.
Trentasette anni dopo, nel 774, troviamo il re Desiderio che durante l'assedio, fatale per lui, si recava tutte le notti, secondo che narra il Chronicon Novaliciense del secolo XI, a pregare nella chiesa di San Michele. Considerata come «templum regium» per la sua stretta connessione al Palatium regale eretto, sin dal secolo VI, dal re Teodorico, quella basilica vide, in epoca carolingia il solenne battesimo di Rotrude, figlia dell'imperatore Lotario I e di Ermengarda. Molte furono le incoronazioni che vi avvennero (Berengario I (888), Lodovico III (900), Ugo (926), Berengario II col figlio Adalberto (950), Arduino d'Ivrea (1002), Enrico il Santo (1004) nonchè il Barbarossa) e a tal riguardo il prezioso scritto delle Honorantie Civitatis Papie, dei primi anni del secolo XI, annota: «... Roma nominat papiam et appellat filiam suam et sicut Roma coronat imperatorem in ecclesia sancti Petri cum suo papa, ita papia cum episcopo suo nominat regem in ecclesia Sancti Michaelis maioris ubi est lapis unus rotundus cum quatuor aliis lapidibus rotundis... ».
Nella seconda metà del secolo XV le condizioni statiche della copertura del presbiterio e delle navate, maggiore e minori, si erano fatte assai preoccupanti ... « ecclesia minatur ruinam... » per cui si provvide ad una completa ristrutturazione ad opera del De Candia.
Il santo viene frequentemente raffigurato nelle sue vesti di vescovo e di Dottore della Chiesa. Spesso Agostino è associato ad altri santi e soprattutto agli altri tre Dottori Gerolamo, Ambrogio e San Gregorio Magno. Con questi ultimi fu praticamente raffigurato in tutte le chiese cristiane d'Occidente sui piloni o sulle volte del presbiterio e della navata centrale. Appare vestito sia da vescovo che da monaco che da canonico; talvolta ha una chiesa in mano, altre volte un libro, una penna o un cuore. Il significato di questo tema iconografico è chiarissimo: Agostino è stato uno dei vescovi che ha maggiormente difeso la Chiesa in tutti i suoi scritti e soprattutto con tutta la sua anima e il suo cuore.
8. 1. Ma il beato Valerio, ormai vecchio, che più degli altri esultava e rendeva grazie a Dio per avergli concesso quello speciale beneficio, considerando quale sia l'animo umano, cominciò a temere che Agostino fosse richiesto come vescovo da qualche altra chiesa rimasta priva di pastore, e così gli fosse tolto. E ciò sarebbe già accaduto, se il vescovo, che era venuto a sapere la cosa, non lo avesse fatto trasferire in un luogo nascosto, sì che quelli che lo cercavano non riuscirono a trovarlo.
8. 2. Il santo vecchio, vieppiù timoroso e ben consapevole di essere ormai molto indebolito per le condizioni del corpo e per l'età, scrisse in modo riservato al primate di Africa, il vescovo di Cartagine: faceva presente la debolezza del corpo e il peso degli anni e chiedeva che Agostino fosse ordinato vescovo della chiesa d'Ippona, sì da essere non tanto suo successore sulla cattedra bensì vescovo insieme con lui. Di risposta ottenne ciò che desiderava e chiedeva insistentemente.
8. 3. Qualche tempo dopo, essendo venuto Megalio, vescovo di Calama e allora primate della Numidia, per visitare dietro sua richiesta la chiesa d'Ippona, Valerio, senza che alcuno se l'aspettasse, presenta la sua intenzione ai vescovi che allora si trovavano lì per caso, a tutto il clero d'Ippona ed a tutto il popolo. Tutti si rallegrarono per quanto avevano udito e a gran voce e col massimo entusiasmo chiesero che la cosa fosse messa subito in atto: invece il prete Agostino rifiutava di ricevere l'episcopato contro il costume della chiesa, mentre era ancora vivo il suo vescovo.
8. 4. Allora tutti si dettero a persuaderlo, dicendo che quel modo di procedere era d'uso comune e richiamando esempi di chiese africane e d'oltremare a lui che di tutto ciò era all'oscuro: infine, pressato e costretto, Agostino acconsentì e ricevette l'ordinazione alla dignità maggiore.
8. 5. Successivamente egli affermò a voce e scrisse che non avrebbe dovuto essere ordinato mentre era vivo il suo vescovo, perché questo era vietato dalla deliberazione di un concilio ecumenico, che egli aveva appreso soltanto dopo essere stato ordinato: perciò non volle che fosse fatto ad altri ciò che si doleva essere stato fatto a lui.
8. 6. Di conseguenza si adoperò perché da concili episcopali fosse deliberato che coloro che ordinavano dovevano far conoscere a coloro che dovevano essere ordinati o anche erano stati ordinati tutte le deliberazioni episcopali: e così fu fatto.
POSSIDIO, Vita di Agostino, 8, 1-6