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PITTORI: Anonimo veronese

Sant'Agostino vescovo a Verona, chiesa di Sant'Eufemia

Sant'Agostino vescovo

 

 

ANONIMO VERONESE

1400 ca.

Verona, chiesa di Sant'Eufemia

 

Sant'Agostino vescovo

 

 

 

 

Nella chiesa di santa Eufemia a Verona si trova questa splendida raffigurazione di sant'Agostino che risale ai primi anni del Quattrocento. L'autore non è noto, ma appartiene probabilmente alla scuola veneta che operò in questa regione e nell'area montana limitrofa fino ai confini tedeschi. Il santo vi è raffigurato in atteggiamento benedicente con la mano destra alzata: con la sinistra impugna il pastorale. Dei raggi fuoriescono dal petto in prossimità del cuore.

Agostino indossa gli abiti vescovili, in testa ha la mitra circondata da una aureola. Sotto il mantello tuttavia si nota la tipica cocolla nera dei monaci agostiniani. La sua presenza rivela una probabile committenza di monaci agostiniani. Il viso del santo ha un aspetto molto giovanile, lo sguardo fisso in avanti, i contorni somatici sono stereotipati, senza quel senso di movimento che caratterizzerà l'arte italiana del tardo Quattrocento.  

 

8. 1. Ma il beato Valerio, ormai vecchio, che più degli altri esultava e rendeva grazie a Dio per avergli concesso quello speciale beneficio, considerando quale sia l'animo umano, cominciò a temere che Agostino fosse richiesto come vescovo da qualche altra chiesa rimasta priva di pastore, e così gli fosse tolto. E ciò sarebbe già accaduto, se il vescovo, che era venuto a sapere la cosa, non lo avesse fatto trasferire in un luogo nascosto, sì che quelli che lo cercavano non riuscirono a trovarlo.

8. 2. Il santo vecchio, vieppiù timoroso e ben consapevole di essere ormai molto indebolito per le condizioni del corpo e per l'età, scrisse in modo riservato al primate di Africa, il vescovo di Cartagine: faceva presente la debolezza del corpo e il peso degli anni e chiedeva che Agostino fosse ordinato vescovo della chiesa d'Ippona, sì da essere non tanto suo successore sulla cattedra bensì vescovo insieme con lui. Di risposta ottenne ciò che desiderava e chiedeva insistentemente.

8. 3. Qualche tempo dopo, essendo venuto Megalio, vescovo di Calama e allora primate della Numidia, per visitare dietro sua richiesta la chiesa d'Ippona, Valerio, senza che alcuno se l'aspettasse, presenta la sua intenzione ai vescovi che allora si trovavano lì per caso, a tutto il clero d'Ippona ed a tutto il popolo. Tutti si rallegrarono per quanto avevano udito e a gran voce e col massimo entusiasmo chiesero che la cosa fosse messa subito in atto: invece il prete Agostino rifiutava di ricevere l'episcopato contro il costume della chiesa, mentre era ancora vivo il suo vescovo.

8. 4. Allora tutti si dettero a persuaderlo, dicendo che quel modo di procedere era d'uso comune e richiamando esempi di chiese africane e d'oltremare a lui che di tutto ciò era all'oscuro: infine, pressato e costretto, Agostino acconsentì e ricevette l'ordinazione alla dignità maggiore.

8. 5. Successivamente egli affermò a voce e scrisse che non avrebbe dovuto essere ordinato mentre era vivo il suo vescovo, perché questo era vietato dalla deliberazione di un concilio ecumenico, che egli aveva appreso soltanto dopo essere stato ordinato: perciò non volle che fosse fatto ad altri ciò che si doleva essere stato fatto a lui.

8. 6. Di conseguenza si adoperò perché da concili episcopali fosse deliberato che coloro che ordinavano dovevano far conoscere a coloro che dovevano essere ordinati o anche erano stati ordinati tutte le deliberazioni episcopali: e così fu fatto.

POSSIDIO, Vita di Agostino, 8, 1-6