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PITTORI: Maestro di Toledo

Agostino vescovo e Dottore della Chiesa con sant'Ambrogio a Toledo

Agostino vescovo e Dottore della Chiesa con sant'Ambrogio: particolare della pala d'altare della Cappella della Trinità

 

 

MAESTRO DI TOLEDO

1480

Toledo, Cattedrale di Santa Maria delle Grazie, Cappella della Trinità

 

Agostino vescovo e Dottore della Chiesa con sant'Ambrogio

 

 

 

La grandiosa tavola, che orna l'altare della Cappella del Trinità nella Cattedrale di Santa Maria delle Grazie a Toledo, e che raffigura nella parte centrale il Cristo e la Vergine, propone nella predella i quattro Dottori della Chiesa. Nello scomparto di sinistra sono stati raffigurato san Gerolamo e papa san Gregorio, mentre in quello di destra scopriamo le figure dei vescovi "milanesi" Ambrogio ed Agostino. I due santi volgono lo sguardo l'uno verso l'altro, quasi fossero in colloquio fra di loro.

La cattedrale primaziale di santa Maria a Toledo è la chiesa madre dell'arcidiocesi di Toledo. Edificata a partire dal 1226, durante il regno di Ferdinando III, fino al 1493, epoca dei re cattolici, la cattedrale di Toledo è considerata il capolavoro dello stile gotico in Spagna. La struttura della cattedrale fu influenzata dallo stile gotico francese del XIII secolo, adattato al gusto spagnolo. Misura 120 metri di lunghezza per 59 metri di larghezza e 44,5 metri di altezza, divisa in cinque navate, con transetto e doppio deambulatorio. Lungo il deambulatorio si trova la cappella della Santissima Trinità che venne restaurata nel 1520 dal canonico D. Gutierre Diaz.

Di questo canonico spagnolo rinascimentale resta in cattedrale la tomba che fu eseguita come un monumento funerario italiano lasciando una durevole impressione sugli artisti spagnoli.

 

Agostino compare con Ambrogio in diverse circostanze: nel battesimo impartitogli a Milano, come Dottore della Chiesa, nella scena della A logica libera nos, nel Te Deum. In ogni caso la figura di Ambrogio si staglia nettamente, per l'importanza del santo, che Agostino riconobbe come proprio maestro: rigator meus. Ambrogio fu vescovo di Milano in un periodo travagliato dell'impero romano, percorso da correnti di pensiero diverse e con rigurgiti di paganesimo. Ambrogio si palesò come il baluardo estremo del cristianesimo contro ogni avversità.

A Milano, grazie anche all'ascolto delle splendide prediche del santo vescovo Ambrogio, Agostino trovò quello che cercava, ovvero la fede in Gesù Cristo che gli dette quella gioia piena e quell'appagamento totale che aveva sempre cercato, magari affidandosi anche a dottrine, come il manicheismo, rivelatesi poi fallaci ai suoi occhi. Durante le dieci puntate della trasmissione verrà presentata la personalità di questo gigante della fede e della cultura, e sarà messo particolarmente in luce il legame tra vita e fede, fra filosofia e amicizia, fra ricerca intellettuale e amore di Dio, che rappresenta la nota distintiva della figura di Sant'Agostino.

Nella notte di Pasqua del 387 dopo Cristo, a Milano, il vescovo Ambrogio battezza Agostino, l'intellettuale di Tagaste (l'odierna Souk Arhas in Algeria), che diventerà vescovo di Ippona e che influenzerà la cultura europea con il suo pensiero, come del resto l'opera di Ambrogio darà un'impronta ai rapporti Chiesa-potere politico nel segno della reciproca autonomia. Quella solenne liturgia celebrata nella speranza che Cristo risorga, che la morte sia vinta e si compia la promessa di rinascita, è evento sul crinale tra due epoche. Il mondo antico collassa, l'Impero si sgretola tra congiure di palazzo, guerre che prosciugano le casse statali, inflazione, carestie, disastri economici, invasioni, spinte secessioniste. E il nuovo, che pur c'è, annunciato da scossoni e spinte, da trasformazioni concrete anche se difficili da leggere, stenta ad affermarsi.

 

In questa città era allora vescovo Ambrogio, uomo eccellente fra i migliori e sommamente gradito a Dio. Questi predicava molto frequentemente la parola di Dio nella chiesa, e Agostino seduto in mezzo alla gente lo stava a sentire con la massima attenzione.

POSSIDIO, Vita di Agostino, 1, 3