Contenuto
Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Quattrocento: Maestro venetoPITTORI: Maestro veneto
Agostino vescovo e Dottore della Chiesa
MAESTRO VENETO
1450-1460
San Nicola di Tremiti, chiesa di santa Maria a Mare
Agostino vescovo e Dottore della Chiesa
L'immagine di sant'Agostino compare nel primo scomparto in basso a sinistra in questo grandioso polittico dell'altare maggiore della chiesa di santa Maria a Mare a San Nicola di Tremiti. La sua presenza rappresenta una delle rare testimonianze dell'influenza veneta in terra di Puglia conseguente alla forte influenza politica e commerciale che la Repubblica Veneta esercitò in questa regione, luogo di passaggio per i suoi traffici con l'oriente. L'opera fu realizzata in una bottega veneta, il cui stile si avvicina parecchio alle opere di Giovanni d'Alemagna e Antonio Vivarini a Venezia di cui riprende schemi compositivi e motivi decorativi.
Il polittico è composto da due registri a galleria sovrapposti con cinque nicchie ciascuna, di cui le due centrali molto più ampie, che contengono l'Assunzione e l'Incoronazione della Vergine. Nelle nicchie laterali sono inserite statue di santi a figura intera, ciascuno caratterizzato dai suoi simboli iconografici. Partendo da sinistra nel registro superiore troviamo probabilmente sant'Agata, l'arcangelo Michele, san Nicola da Bari e san Cristoforo che attraversa un corso d'acqua con in spalla un fanciullo. Nel registro inferiore partendo da destra scopriamo papa Gregorio Magno, san Benedetto, Giovanni Battista e infine sant'Agostino. San Benedetto e Gregorio Magno sono quasi certamente retaggi dell'antica presenza benedettina, mentre la presenza di Agostino è dovuta ai Canonici Lateranensi che lo considerano il loro fondatore.
Il santo è presentato nelle sue vesti episcopali con la mitra in testa circondata dal nimbo dei santi.
Fondata dai benedettini nel IX secolo, la chiesa di santa Maria a Mare fu presa in carico dai cistercensi e quindi nel 1412 ai Canonici regolari Lateranensi per ordine di Gregorio XII. In questo insediamento arrivarono soprattutto religiosi veneti e lombardi.
A metà Quattrocento la chiesa godeva di ottime rendite costituendo uno dei più importanti insediamenti dei Canonici dopo santa Maria in Porto a Ravenna e san Giovanni in Laterano. Questa prosperità era dovuta soprattutto all'approdo delle flotte veneziane dirette in oriente. La decorazione scultorea del portale della chiesa venne commissionata a Maestro veneto e Andrea Alessi quasi certamente dopo il 1467 e fu conclusa entro l'ottobre del 1473, che divisero equamente il pagamento di 708 ducati.
A quell'epoca i priori furono Giovita di Brescia (1472-1473) e Ambrogio da Milano (1473-1474).
Le origini della chiesa affondano nella leggenda, di cui esistono diverse versioni, che hanno come protagonista un eremita approdato sull'isola di San Nicola nel III secolo d.C. Il gesuita Padre Guglielmo Gumppenberg scrive che questo eremita elesse l'isola di San Nicola come luogo di romitaggio. La sua vita santa fu premiata con una visione della Vergine Maria, che gli ordinò di costruire una chiesa a lei dedicata. Alla titubanza dell'eremita la Madonna intervenne indicandogli un luogo dove trovare i fondi necessari. L'eremita scavò e trovò un'iscrizione sepolcrale, dove si celavano straordinarie ricchezze. Prelevato il tesoro, l'eremita costruì la chiesa.
Questa leggenda è riportata anche nella tardo cinquecentesca "Cronica Istoriale di Tremiti" di don Benedetto Cocorella, che pone nel 312 d.C. l'arrivo dell'eremita sull'isola di San Nicola. In questo caso nell'apparizione notturna la Vergine chiedeva all'eremita di edificare sulla lingua di terra rocciosa circondata dal mare una chiesa per concedere grazie a chi si sarebbe recato per pregare. Cosa che avvenne dopo che l'eremita ebbe scoperto oggetti preziosi in una spelonca. La Cronica prosegue affermando che dopo circa sei secoli i pochi eremiti rimasti sull'isola erano tutti ormai molto vecchi, e i monaci dell'Ordine di San Benedetto venuti a conoscenza delle meraviglie del luogo e desiderosi di aprire un loro cenobio in un luogo tanto solitario e propizio alla vita ascetica sostituirono i pochi eremiti rimasti con l'approvazione papale.