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PITTORI: Amanuense vaticano

Sant'Agostino vescovo

Sant'Agostino vescovo

 

 

AMANUENSE VATICANO

XV secolo

Città del Vaticano, ms. lat 451 parte II, fol. 1r

 

Sant'Agostino allo scrittoio è ispirato da Cristo

 

 

 

 

In questa miniatura di autore sconosciuto Agostino viene raffigurato in un atteggiamento che ricorre frequentemente nella sua iconografia: è seduto allo scrittoio mentre sta scrivendo una delle sue innumerevoli opere, quando gli appare la visione di Cristo o Dio Padre che dal cielo gli parla e gli suggerisce quello che deve scrivere. La scena si ricollega idealmente ad un altro tipo di raffigurazione agostiniana che ha conosciuto una larga diffusione e cioè quello dell'estasi, in cui Agostino trapassa la realtà terrena per mettersi in contatto diretto con Dio.

La miniatura del ms. lat 451 parte II fol 1r conservata alla Biblioteca Apostolica Vaticana riassume questi due aspetti, quando ci presenta un Agostino vestito da vescovo da solo nel suo studiolo, seduto di fronte al suo tavolo di lavoro: il suo sguardo estatico è rivolto verso il cielo, dove un Cristo raggiante e luminoso si rivolge a lui con un cenno di mani. L'ambientazione è spoglia: qualche scaffale, pochi libri e un'ampia finestra che si apre su un giardino dove è ben visibile un albero.

Agostino ha un aspetto senile, una folta barba, il nimbo in testa: un raggio di luce gli colpisce il cuore e infiamma il suo amore per Dio.

 

L'Agostino delle Confessioni è anche poeta. Gli studiosi non hanno tralasciato d'illustrare quest'aspetto. " È il suo senso di poesia - scrive uno di essi - che dà alla realtà spirituale un volto ed una voce, alla realtà sensibile un'anima ed un palpito, sicché, mentre la prima viene accostata a noi senza perdere la sua immateriale purezza, la seconda, senza che ne abbiamo la concretezza visibile, ci si fa scala per salire a Dio ".

Ed un altro afferma che tutte le qualità di Agostino scrittore, che furono molte, non spiegano la loro efficacia " se non si tien conto della grandezza del genio poetico del figlio di Monica ". La poesia è l'espressione più alta delle vibrazioni dell'anima, spesso della mistica. Così fu per Agostino. La sua fu la poesia dell'amore, dell'amicizia, della bellezza, del bisogno di Dio, della speranza; la poesia, per dirla con un sua immagine, d'un " filo d'erba assetato ": " Non abbandonare i tuoi doni - dice egli a Dio -, non disdegnare questo tuo filo d'erba assetato".

Si sa che le Confessioni sono una lettera a Dio, nella quale Agostino narra, loda, ringrazia, adora, implora, canta; canta le profondità abissali del cuore umano e le misericordie di Dio. L'uomo e Dio: ecco i due temi sui quali tesse i tredici libri delle Confessioni. Essi, scrive rileggendoli, " lodano Dio giusto e buono per i miei mali e per i miei beni, e verso di lui sollevano l'intelligenza e il cuore degli uomini "