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PITTORI: Maestro di Vezzolano

Vergine col Bambino, Agostino e donatore

Vergine col Bambino, Agostino e donatore

 

 

MAESTRO DI VEZZOLANO

1494-1495

Albugnano, Abbazia di S. Maria di Vezzolano

 

Vergine col Bambino, Agostino e donatore

 

 

 

 

Sull'altare maggiore della Abbazia di Vezzolano, di tradizione agostiniana, vi è un bellissimo trittico tardo quattrocentesco in terracotta policroma che raffigura la Vergine col Bambino; sulla destra vi è sant'Agostino e a sinistra un barbuto monaco o eremita che presenta alla Madonna un personaggio in abiti regali inginocchiato in atto di devozione. Agostino è raffigurato nella sua dignità episcopale con in mano un libro aperto che ricorda la regola in uso nell'abbazia. Il personaggio inginocchiato probabilmente è un nobile o un sovrano francese, come sembra indicare la presenza di un mantello decorato con i gigli di Francia. Inoltre porta al collo la collana dell'ordine di san Michele.

Sul pavimento accanto a quel nobile vi è uno scudo con tre gigli dorati su fondo rosso: lo scudo rosso era l'arma dei Monferrato protettori di Vezzolano, mentre i tre gigli potrebbero essere stati concessi da Carlo VIII, com'era sua consuetudine durante le visite, in segno di riconoscenza per l'ospitalità ricevuta dai feudatari di Chieri fra l'ottobre del 1494 e l'ottobre del 1495.

 

 

CANONICI REGOLARI DI SANT'AGOSTINO DI VEZZOLANO

Quando accettarono la chiesa di Santena con le sue pertinenze e decime i Canonici Vezzolanesi si obbligarono a venire ad ufficiarla e prestarvi quei servizi che fossero richiesti dai bisogni religiosi della popolazione. Sin dal secolo XII venne pertanto istituito il Priorato di S. Paolo di Santena, dove alcuni monaci, di solito due o tre, staccandosi dai grandi monasteri, andavano a stabilirsi, rimanendo però sempre sotto la giurisdizione spirituale e temporale dell'Abbazia da cui erano partiti. Anche Ponticelli divenne un Priorato o sede di Canonici Regolari di Sant'Agostino della Prevostura di Vezzolano, e nel 1188 v'era Priore un canonico di nome Airaldo. Priore di Santena era forse il chierico Lorenzo Serralunga che il 13 novembre 1331 pagò il fitto come Rettore della chiesa santenese al Capitolo di S. Giovanni di Torino.

Il Priore di Santena dipendeva direttamente dal Prevosto di Vezzolano, che era il Superiore della Congregazione dei Canonici Regolari professanti la regola di Sant'Agostino, e doveva essere anch'esso un canonico regolare della stessa Congregazione. Era però soggetto, per la cura d'anime, al Vescovo di Torino, ed era tenuto a pagargli il cattedratico, poichè in un elenco delle chiese della Diocesi torinese che avevano tale obbligo nel 1386, è compresa anche quella di S. Paolo di Santena. Le pertinenze del Priorato di Santena consistevano in un cascinale di circa ottanta giornate di beni, sparsi qua e là per il territorio della Parrocchia, che si chiama ancora ai nostri giorni la Priorata. I beni della chiesa di Santena si trovano spesso menzionati nei cosiddetti "consegnamenti" fatti al registro catastale di Chieri fin dal secolo XIII. Altro cespite di rendita per il Priorato erano le decime.

Dei tanti canonici di Vezzolano che ressero il Priorato di Santena solo uno è noto con certezza: si tratta di P. Bartolomeo de Pisis di Moncalieri, che firmò un atto di transazione fatto il 15 aprile 1485 tra il Comune di Albugnano e i Canonici Vezzolanesi, investiti dei vari Priorati dipendenti da quella Prevostura. Erano in dodici, compreso il Prevosto Marco Lascaris dei Signori di Tenda. Bartolomeo de Pisis, Priore di S. Paolo di Santena, era anche Vicario generale del Prevosto. Priore di S. Maria di Ponticelli era un certo Facino de Gallis di Crescentino.