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PITTORI: Maestro tedesco

Agostino e il Bambino sulla spiaggia

Agostino e il Bambino sulla spiaggia: particolare del bambino

 

 

MAESTRO TEDESCO

1470-1475

Vienna, Biblioteca Nazionale, Codice Ser. nova 2599, f. 154r

 

Agostino e il Bambino sulla spiaggia

 

 

 

Questa miniatura di un anonimo artista tedesco raffigura l'incontra fra sant'Agostino e il Bambino sulla spiaggia. L'opera che è databile al periodo 1470-1475 circa si trova nel Codice Ser. nova 2599, al foglio 154r conservato a Vienna, presso la Biblioteca nazionale austriaca. La miniatura misura cm 14,5 x 10,8 ed è contenuta nella sezione delle invocazioni riservate ai santi del libro di preghiere (ff. 138r-192v).

Agostino è raffigurato in primo piano sulla sinistra, in posizione frontale, con nella mano destra un libro aperto, che sta leggendo e il bastone pastorale, cui è annodato un velo bianco, nella sinistra appoggiato alla spalla.

Il santo indossa i paramenti episcopali con la mitra in testa. In una apparente calma, la sua lettura viene disturbata dalla presenza del Bambino, ritto in piedi sull'altra sponda di un corso d'acqua che li separa. I suoi occhi infatti si stanno focalizzando sul bambino verso cui rivolge lo sguardo. Il bambino indossa un abito colore ocra e tiene un cucchiaio nella mano destra con cui raccoglie acqua da mettere in una buca. Il bambino è qui chiaramente identificabile come Gesù poiché ha la testa raggiata. La scena ha come sfondo un paesaggio marino caratterizzato una costa frastagliata e da una piccola imbarcazione entro la quale si distinguono alcune figure e altrettante bandiere issate, rosse e nere. Sopra la spalla destra di Agostino vola una colomba simbolo dello Spirito Santo.

L'episodio descritto in questa leggenda è abbastanza noto: Agostino, grande indagatore del mistero della Trinità, un giorno passeggiava per una spiaggia quando incontrò un bambino-angelo che con un secchiello prendeva dell'acqua di mare e la versava in una piccola cavità nella sabbia. Alla domanda del Santo su che cosa stesse facendo, il bambino avrebbe risposto che voleva porre tutto il mare dentro quel buco. Quando il Santo gli fece notare che ciò era impossibile, il bambino avrebbe replicato che così come non era possibile versare tutto il mare dentro la buca allo stesso modo era impossibile che i misteri di Dio e della SS. Trinità entrassero nella sua piccola testa di uomo.

Questa leggenda è stata studiata da L. Pillion in La Légende de s. Jérome in Gazette des Beaux-Arts del 1908. L'episodio che godrà di molta fortuna nella iconografia agostiniana riprende un testo della Lettera apocrifa a Cirillo che avrebbe scritto lo stesso Agostino. In un passo Agostino ricorda una rivelazione divina con queste parole: "Augustine, Augustine, quid quaeris ? Putasne brevi immittere vasculo mare totum ?".

Questa leggenda si troverebbe forse già nel XIII secolo, sotto forma di exemplum, in uno scritto di Cesare d'Heisterbach (cfr. H. I. Marrou, Saint Augustin et l'ange, une légende médioévale, in l'Homme devant Dieu, Mélanges offerts au P. de Lubac, II, 1964, 137-149).

Questa leggenda sulla Trinità soppiantò ben presto la leggenda della Vedova che trattava dello stesso argomento della Trinità. L'origine di questa tematica iconografica non proverrebbe dunque dalla agiografia medioevale quanto piuttosto dalla predicazione. P. Antonio Iturbe Saìz ha a sua volta proposto una possibile ricostruzione della sua origine: nel secolo XIII si scrivevano "exempla" per i predicatori e in uno di questi apparve questa leggenda applicata a un professore di scolastica di Parigi con un fine chiaramente morale: criticare la alterigia e la superbia dei teologi.