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Agostino scrive allo scrittoio nel suo studio
MAESTRO MESSICANO
1680-1690
Acolman, chiesa di sant'Agostino, Retablo de la Guadalupana
Agostino scrive allo scrittoio nel suo studio
Questo tipo di scena è stata ripresa più volte da diversi artisti, che hanno rappresentato il santo nel suo scrittoio seduto in atto di scrivere. La scena è spesso il complemento o l'ambientazione preferita per le rappresentazioni tradizionali di Agostino vescovo e Dottore della Chiesa: sua caratteristica è proprio quella di avere scritto un gran numero di opere. La scena tuttavia qualche volta viene scambiata dagli artisti con quella del sogno di san Gerolamo, che si svolge anch'essa nello studiolo del santo mentre è intento a scrivere.
La vasta produzione letteraria di Agostino comprende opere di ogni genere, tra le quali 93 trattati in 232 libri, circa 500 sermoni e oltre 300 lettere. In questo caso l'anonimo pittore messicano ha raffigurato Agostino nel suo studio con una penna nella mano destra mentre si accinge a scrivere su un grande libro aperto sul tavolo. Il santo, dal volto ancora relativamente giovanile, rivolge esplicitamente lo sguardo allo spettatore, quasi a interrogarlo o a invitarlo a seguire la sua azione. Agostino indossa la tunica dei monaci. La tavola appartiene ad un retablo di ampie dimensioni conosciuto con il termine di Guadalupana.
Nel paese di Acolman, assai prossimo a Teotihuacan, è possibile visitare la chiesa e l'ex convento di San Agustín de Acolman, un gioiello architettonico che risale al XVI secolo. La sua costruzione fu iniziata nel 1524 dal frate francescano Andrés de Olmos.
Fu ceduto agli agostiniani nel 1536, che lo portarono alle sue attuali dimensioni verso il 1560. Confiscato nel secolo XVII ed abbandonato definitivamente nel 1772 dopo un'inondazione che allagò l'edificio per oltre due metri, fu dichiarato monumento storico nel 1933.
Architettonicamente molto bella, la chiesa è uno degli edifici più visitati per la particolarità e l'alto livello di lavorazione delle sue decorazioni e delle sue strutture. La chiesa occupa una superficie di poco più di 1000 metri, e si innalza con le sue pareti fino a 21 metri di altezza: notevole è la sua facciata in stile plateresco, sul cui lato nord troviamo un'iscrizione che indica che la sua costruzione fu terminata nel 1560, sotto il governo di Re Filippo, "Nostro signore, figlio dell'Imperatore Carlo V".
Un'altra lapide ricorda la stessa epoca relativamente alle autorità locali: "governando la Nuova Spagna il suo II Viceré Don Luis de Velasco, col cui favore questa chiesa fu costruita".
La maestosità delle sue colonne e le decorazioni presenti sull'arco della porta sono di ottima fattura. L'interno meraviglia per l'altezza delle sue pareti e per gli altari in legno intagliato a foglia d'oro, in stile barocco, risalenti al Seicento e al Settecento.
Nella grande Cappella è possibile osservare un affresco che raffigura Santa Caterina. Da lì si può proseguire verso i due chiostri: il più piccolo, dallo stile semplice, in pietra, e il più grande, le cui colonne in stile isabellino sostengono, nella loro parte superiore, medaglioni con gli scudi dell'ordine agostiniano, simbolo della morte e dell'unione tra il mondo dei vivi e quello dei morti.
All'interno dell'ex convento, nelle aree adibite un tempo a portineria, refettorio e antirefettorio, ha trovato la sua sede il Museo Virreinal de Acolman. Esteso su tre sale, il percorso museale offre informazioni interessanti sul processo di edificazione di questo gioiello architettonico e sulla vita quotidiana dei monaci del convento.
Nello stesso museo è ospitata un'importante collezione di dipinti e di oggetti religiosi, come manti e drappi, alcuni dei quali ricamati con fili d'oro e d'argento. Molto interessanti anche i dipinti ad olio su tela che rappresentano le scene del Paradiso nonché altri dipinti su lastra di rame e tavole di cartone.