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Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Seicento: Maestro trentinoPITTORI: Maestro trentino
Santa Monica madre di Agostino
MAESTRO TRENTINO
1683
San Michele all'Adige, Abbazia
Agostino vescovo e Dottore della Chiesa
L'altorilievo che raffigura santa Monica si trova in un medaglione della facciata della chiesa di fondazione agostiniana di san Michele Arcangelo a San Michele all'Adige. La santa madre di Agostino è raffigurata a mezzo busto vestita da monaca agostiniana. In primo piano si vede agevolmente la presenza della cintola così cara all'Ordine in quanto simbolo di fedeltà. Sul margine inferiore del tondo leggiamo S. MONICA VID(UA).
Dell'antica struttura monastica agostiniana oggi resta poco, dopo che l'edificio è stato adibito a Museo degli usi e dei costumi della gente trentina. Questo Museo denominato "M. U. C. G. T." è stato fondato nel 1968 da Giuseppe Sebesta ed è il più importante museo degli usi e delle tradizioni di tutte le Alpi con le sue 43 sale e oltre 12000 oggetti esposti.
Gli agostiniani che edificarono il convento di S. Michele costruirono anche la chiesa che diede inizio alla Prelatura dei Canonici di S. Agostino in S. Michele. Alemanno, vescovo di Trento, consacrò la chiesa nel giorno della festa di San Michele Arcangelo del 1145. L'attuale edificio fu costruito dopo gli incendi del 1664 e 1666 su progetto degli architetti Giovanni Borghetti e Stefano Panizza che lo completarono nel 1683. Nel 1688 la chiesa fu ampliata con il grande coro e le facciate. Posta al centro del monastero ha sulla sinistra il caratteristico chiostro triangolare che risale al XIII secolo.
Alla fine del Settecento fu devastata dalle truppe francesi e spogliata di tutti i preziosi arredi. Una scalinata porta al sagrato pensile, vigilato da due statue marmoree dei vescovi Vigilio e Agostino. La facciata suddivisa in lesene conserva nelle otto nicchie altrettante statue. Al livello superiore le statue raffigurano i quattro evangelisti. Quelle inferiori rappresentano i quattro Padri della Chiesa occidentale: papa Gregorio VII, Agostino, Ambrogio e Gerolamo. Il portale, costruito nel 1688, è sormontato da una statua di San Michele arcangelo, che trafigge il diavolo. I quadri e gli affreschi conservati all'interno sono opera di Giuseppe Alberti e della sua scuola. Alberti (Tesero, 1640-1716) fu sacerdote, pittore e architetto. Alberti ha dipinto altri venticinque quadri per il convento di S. Michele che, dopo la soppressione, sono scomparsi o finiti in altri conventi. Sull'altare si conserva un piccolo affresco con il titolo di S. Maria delle Grazie. Lo stile barocco dell'edificio si esprime al meglio nell'altare maggiore. Marmi policromi in un crescendo armonioso partono dal presbiterio per salire in alto con colonnine, mensole e statue. Si perviene alla figura statuaria del Risorto attraverso la visione dei quattro evangelisti. Ai lati dell'altare il doppio ingresso al coro è accompagnato dalle statue dei santi Pietro e Paolo e dai medaglioni di S. Vigilio e S. Agostino. Sopra l'altare la cupola ottagonale è rivestita da decorazioni a stucco mentre sulla volta ci sono otto affreschi del pittore Wolfango Rupprecht di Norimberga con allegorie delle virtù teologali e cardinali. Oltre ai quadri in Canonica, un'altra decina di quadri minori sono conservati nei vari locali ecclesiastici e nel museo diocesano, fra cui alcuni quadri della scuola dell'Alberti, con preziose cornici raffiguranti la Madonna del suffragio; la Vergine con il bambino e i santi Agostino e Monica; un santo vescovo mentre celebra l'eucarestia e ancora due quadri raffiguranti scene di guarigione di santi.
Il Vescovo assicurava al convento e alla chiesa un'entrata annua su un maso a Termeno e più tardi concesse il luogo detto Traversara, presso Zambana, il monte di Favogna e la decima della chiesa di Faedo. Il conte Ulrico d'Appiano donò invece i propri possedimenti situati nella zona attorno al convento. Nel 1177 papa Alessandro III confermò i possessi del monastero e concesse il diritto di libera elezione del preposito da parte del Capitolo dei canonici. Nel 1317 fu unita alla Prepositura la pieve di San Floriano, che comprendeva anche Magré e Cortina all'Adige, nel 1360 la pieve di Salorno. Nel 1414, per breve tempo, fu incorporata alla Prepositura anche la pieve di Ossana. Con queste aggregazioni il convento agostiniano aveva giurisdizione su una vasta area e di conseguenza cospicui redditi. Nel 1327 i rappresentanti della comunità di Faedo donarono al preposito di San Michele un fondo e i diritti comunali al fine di ottenere un servizio liturgico stabile nella chiesa di Sant'Agata. Già nel 1474 si osserva la presenza del preposito alla Dieta provinciale degli stati del Tirolo. Il monastero di San Michele aveva le caratteristiche delle fondazioni tipiche dell'area germanica, dove accanto alle intenzioni spirituali di riforma del clero, si intrecciavano gli interessi temporali dell'alta nobiltà. Fu per secoli l'estrema propaggine meridionale della chiesa tedesca, tanto che i suoi prepositi venivano dall'area centroalpina. Il primo trentino fu Giorgio Amort da Lavis eletto preposito nel 1476. La Prepositura conobbe nel 1538 la prima visita pastorale del vescovo Bernardo Cles. Nel 1590 il vescovo e il Capitolo della Cattedrale di Trento auspicarono la soppressione del monastero per creare un Seminario, e ancora nel 1659 si pensava di trasfarmarlo in un'accademia o università. Nel 1686 il preposito Antonio Quetta ottenne l'aggregazione della Prepositura alla Congregazione Lateranense in Roma. Da quell'anno i prepositi si chiamarono anche abati lateranensi ed i canonici Canonici Regolari Lateranensi. Il 2 novembre 1796, in seguito all'invasione francese, il monastero venne saccheggiato e venne dispersa parte dell'archivio. Il patrimonio della Prepositura comprendeva anche la chiesa di San Michele arcangelo e le fondazioni ad essa legate. Tra le confraternite erette nella Prepositura, solo la Confraternita del Suffragio possedeva un patrimonio a sé stante e amministrato da due sindaci, mentre la Confraternita della Cintura non possedeva alcun reddito. Il 29 giugno 1807, con decreto del re di Baviera intimato il 2 luglio 1807, il convento fu soppresso e i suoi beni furono incamerati e destinati ad aumentare le rendite dell'Università di Innsbruck. Sotto il Regno d'Italia i beni furono incorporati al Monte Napoleone e in seguito, durante il governo austriaco, furono devoluti in gran parte al Fondo di religione. Il complesso della ex Prepositura venne acquistato dalla Dieta provinciale tirolese di Innsbruck, che nel 1874 vi inaugurò la Scuola Agraria, sviluppatasi poi nell'Istituto Agrario Provinciale. La sede del vecchio convento, lasciata dalla scuola trasferitasi nella nuova e moderna struttura, venne adibita a sede del Museo degli usi e costumi della gente trentina.