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PITTORI: Maestro di Anghiari

Madonna della Cintura con i santi Agostino e Monica nella chiesa di sant'Agostino ad Anghiari

Madonna della Cintura con i santi Agostino e Monica

 

 

MAESTRO DI ANGHIARI

1600-1610

Anghiari, chiesa di sant'Agostino

 

Madonna della Cintura con i santi Agostino e Monica

 

 

 

Questa splendida pala d'altare è conservata nella chiesa di sant'Agostino ad Anghiari nel cosiddetto «Borghetto».

La tela si trova nella cappella a sinistra del transetto, ma in origine era ubicata all'altare dei nobili Ligi dedicato a S. Monica. L'altare è stato eretto nel Seicento e presenta una particolare decorazione delle colonne con motivi a tralci d'uva avvolgenti. Il dipinto presenta una struttura che segue i dettami iconografici di questa scena, dove esiste una divisione tra la zona inferiore coi fedeli e i Santi inginocchiati e la fascia superiore con Dio Padre, lo Spirito Santo e gli angeli.

Tra le due fasce si inserisce la Madonna, a figura intera, con il Bambino in braccio. Una luce che proviene dall'alto dove side Dio crea un'ampia zona luminosa dietro le due figure principali e si riflette sui v6lti protesi verso l'alto dei santi e dei devoti.

La struttura iconografica ha una valenza didascalica, semplice e di facile interpretazione. Lo stile si aggancia alle istanze della pittura riformata toscana che si sviluppa tra fine Cinquecento e i primi anni del Seicento come reazione al tardo manierismo di origine vasariana. Il contenuto dell'episodio narrato rispetta le esigenze espresse dalla chiesa cattolica contro riformata, che richiedeva alle immagini sacre maggiore immediatezza, comprensibilità e accessibilità. In questo contesto aveva senso anche la raffigurazione dei committenti Ligi che compaiono ai lati dei santi in vesti seicentesche. La donna a destra porta un abito di una foggia del tardo Cinquecento o degli inizi del Seicento in ambito fiorentino. Il dipinto è di media qualità, dove il pittore mostra una formazione di buon livello e una buona tecnica, ma l'opera non si allontana dal piano di un prodotto provinciale. Accanto a esecuzioni di valore come i volti dei santi e il ritratto del devoto a destra di sant'Agostino, o la figura del Bambino Gesù, si affiancano altri brani più trascurati come la fascia alta con gli angeli e Dio Padre.

Convivono nel dipinto riferimenti stilistici di varia origine. A un sottofondo fiorentino, al quale si può far risalire il carattere generale della composizione, il tono di pittura riformata e alcuni riferimenti a pittori come il Passignano o il Poccetti, si affiancano tipologie riconducibili alla pittura senese di quegli anni. Il Bambino Gesù e la Madonna, ad esempio, sono molto vicini alle figure di Alessandro Casolani. Vengono in mente nomi come Pietro Sorri, senese compagno deÌ Casolani e strettamente legato all'ambiente fiorentino e al Passignano o Ulisse Giochi, pittore dì Monte San Savino della cerchia del Poccetti. Il dipinto è databile al primo decennio del Seicento, ed è probabilmente opera di un artista di area aretina a conoscenza della contemporanea pittura fiorentina e senese.

La chiesa e l'annesso convento hanno ospitato per alcuni secoli una comunità religiosa agostiniana; in seguito alla soppressione napoleonica il convento cessò di esistere ospitando, fino alla metà del secolo scorso, una fattoria. Il 28 agosto 2006 la chiesa è stata riaperta. Il tema trattato in questo quadro raffigura un episodio molto caro alla devozione mariana agostiniana e descrive il momento in cui la Vergine e il bambino offrono ad Agostino e Monica il sacro cingolo.

Agostino e Monica sono inginocchiati ai piedi della Vergine e volgono lo sguardo e le braccia verso di lei per ricevere la sacra cintura. La Vergine la offre a Monica, mentre Agostino la riceve dal Bambino. Sia Monica che Agostino indossano la nera tunica dei monaci agostiniani. Il santo copre la tunica con il suo piviale e in testa porta una bianca mitra. Altri personaggi introno assistono devotamente alla scena, mentre nel paino superiore vari angeli volteggiano gioiosi. Alla sommità della scena, fra le nuvole, appare Iddio Padre a benedire l'evento.

La chiesa di sant'Agostino ad Anghiari ha probabilmente origine da una cappella o piccola chiesa edificata nella seconda metà del XII secolo dagli ospitalieri di sant'Antonio abate che, secondo una consolidata tradizione mai dimostrata, sarebbero arrivati in Valtiberina al seguito dell'arcivescovo di Canterbury Thomas Beckett. La chiesa e l'annesso convento già dal 1174 risultano dedicati a S. Antonio abate. Con la ricostruzione delle mura di Anghiari avvenuta nel 1188, queste inglobarono anche il luogo dove sorgeva la chiesa di sant'Antonio. Sull'area di questa primitiva cappella venne infine edificata, fra la fine del Duecento e l'inizio del Trecento, l'attuale chiesa a navata unica con cappelle laterali erette dalle principali famiglie anghiaresi.

Il complesso si trova ai margini del perimetro urbano storico ed è famoso grazie alla splendida posizione dell'abside quattrocentesco e al campanile che si affacciano elegantemente nelle mura medievali. Nel corso del Trecento la chiesa di sant'Agostino è ricordata in alcuni documenti dell'Ordine agostiniano: nel 1385 in questa chiesa si riunì il Consiglio del Comune per accettare, dopo la signoria dei Tarlati, quella di Firenze.