Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Seicento: Maestro dell'Annunciazione

PITTORI: Maestro dell'Annunciazione

Agostino ai piedi di Gesù Crocifisso nella chiesa dell'Annunciazione a Siviglia

Agostino ai piedi di Gesù Crocifisso

 

 

MAESTRO DELL'ANNUNCIAZIONE

1600-1650

Siviglia, chiesa dell'Annunciazione

 

Agostino ai piedi di Gesù Crocifisso

 

 

 

Il retablo che, in un riquadro raffigura sant'Agostino ai piedi del Cristo crocefisso, con cui scambia un breve dialogo, si trova nella chiesa dell'Annunciazione a Siviglia. Questa è una delle innumerevoli chiese di questa ricca città, ma possiede una storia particolare: fu fondata nel 1565 come chiesa della Casa Professa della Compagnia di Gesù, e quando i gesuiti furono espulsi dal paese nel 1767 divenne la cappella dell'Università, finché quest'ultima non venne trasferita in un'antica fabbrica di tabacco.

Come racconta S. Ignazio di Loyola, fu durante la vigilia di Nostra Signora di marzo [festa dell'Annunciazione] del 1522, verso notte, che in tutta segretezza egli andò a cercare un povero e, spogliatosi di tutti i suoi abiti, glieli diede, e lui indossò la tunica che ormai solo desiderava. Poi andò a prostrarsi davanti all'altare di nostra Signora e un po' in ginocchio e un po' in piedi con il bordone in mano, vi trascorse tutta le notte.

Attualmente una parte dell'edificio è utilizzata come Facoltà di Belle Arti. La chiesa è stata dichiarata Monumento Storico-Artistico del patrimonio spagnolo. La facciata è rinascimentale, in mattoni, su cui spicca il portale di marmo con a fianco colonne ioniche; vi sono anche varie nicchie con le immagini della vergine con il Bambino (al centro), San Raffaele e San Giuseppe (ai lati). È a croce latina, con una grande cupola decorata con azulejos, e una torre campanaria. All'interno ospita numerose statue lignee e "retablos"; quello dell'altare maggiore è barocco, opera del "retablista" Alonso Matias, e raffigura scene della vita della Sacra Famiglia, l'adorazione dei pastori e l'Annunciazione. Lì vi sono anche le sculture di San Ignazio di Loyola e San Francisco de Borja. Il progetto originario si deve al frate gesuita Bartolomé Bustamante, sebbene il progetto venne completato e adeguato dall’architetto Hernán Ruiz II, che seguì il gusto rinascimentale tipico del periodo. Ruiz realizzò una facciata semplice, senza particolari elementi aggiuntivi. Un grande arco a mezzo punto viene rimarcato da colonne di stile toscano con soluzioni di trabeazione che si rifanno all’antichità greco-romana. Nella sezione superiore si può ammirare il medaglione della Vergine con Bambino, opera dell’artista Juan Bautista Vazquez. Ai lati si situano le statue di San José e San Miguel risalenti al XVIII secolo.

La pianta a croce latina presenta un’unica navata che congiunge il coro con il presbiterio. Da qui si può notare come i bracci della croce si chiudano per mezzo di volte a semibotte, mentre sull’intersezione si apre una grande volta semisferica decorata a cassettoni, richiamando lo stile rinascimentale italiano. Le pareti sono affrescate con pitture del XVIII secolo. A sinistra sono rappresentate le scene di San Ignazio de Loyola, databili agli inizi del Settecento. Sulle pareti di destra sono raffigurati motivi decorativi di stile barocco della stessa epoca. Il Grande Altare Maggiore è opera del frate gesuita Alonso Matìas, che lo realizzò tra il 1603 e il 1606 seguendo lo stile rinascimentale.

 

Sei grande, Signore, e degno di altissima lode: grande è la tua potenza e incommensurabile la tua sapienza. E vuole celebrarti l'uomo, questa particella della tua creazione, l'uomo che si porta dietro la sua morte, che si porta dietro la testimonianza del suo peccato, e della tua resistenza ai superbi: eppure vuole celebrarti l'uomo, questa particella della tua creazione. Tu lo risvegli al piacere di cantare le tue lodi, perché per te ci hai fatti e il nostro cuore è inquieto finché in te non trovi pace. Di questo, mio Signore, concedimi intelligenza e conoscenza.

AGOSTINO, Confessioni, 1, 1, 1

 

Nihilominus asserunt nonnulli viri grave (forsitan inducti verbis hisce Augustini, sageiitaveras tu Domine caritate tua cor meum etc.) non tantum spirituali vulnere seu tralaticio, verum etiam arcanis sacrorum vulnerum Iesu Christi stigmatis sanciatum Augustini cor fuisse.

CORNELIUS LANCELOTZ, Sancti Aurelii Augustini Hipponensis episcopi et S.R.E. doctoris vita   (Anversa 1616)