Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Seicento: Maestro di Anversa

PITTORI: Maestro di Anversa

Sant'Agostino e il mistero della Trinità

Sant'Agostino e il mistero della Trinità

 

 

MAESTRO DI ANVERSA

1650-1660

Collezione Privata

 

Sant'Agostino e il mistero della Trinità

 

 

 

Questa immagine di Sant'Agostino è una rara incisione seicentesca prodotta ad Anversa. Di modeste dimensioni, circa 10,8 x 6,8 cm, porta sul retro un breve testo con la vita del santo.

Sul fronte dell'immagine è stata riportata una specie di preghiera che ricorda i trascorsi del santo prima della conversione: "S. AUGUSTINUS EPISC. D. E. Seria ad Deum conversio. Deus, qui S. AVGVSTINVM, ab haeresi luxuriaque; retractum, Ecclesiae tuae Doctorem effecisti; da nobis, ipso intercedente, per ejus humiles Confessiones instructis, veram poenitentiam de peccatis. Atque feriam ad te conversionem.

Ora pro mala consuetudini infixis."

L'immagine incisa dall'ignoto autore ha per argomento il mistero della Trinità e il grande sforzo che Agostino profuse per poterne capire il senso. Il santo è seduto al suo scrittoio intento a scrivere su un foglio con la penna d'oca, ma il suo volto e il suo sguardo sono rivolti altrove, verso un triangolo avvolto da raggi luminosi, che rappresenta la Trinità.

Il viso del santo è raggiante e fasci luminosi avvolgono il suo capo. Il volto è segnato dalla rughe del tempo e la folta barba concorre a creare un aspetto di persona anziana, matura e autorevole. Sul tavolo spoglio oltre al libro c'è un calamaio per l'inchiostro, mentre alle sue spalle un bambino angioletto con in mano un cucchiaio lo invita a guardare verso la Trinità.

Questo particolare riprende una celeberrima leggenda in cui Agostino si trova di fronte alla grandezza incommensurabile del mistero della Trinità.

L'episodio descritto in questa leggenda è abbastanza noto: Agostino, grande indagatore del problema del Bene e del Male, un giorno passeggiava per una spiaggia quando incontrò un bambino-angelo che con un secchiello prendeva dell'acqua di mare e la versava in una piccola cavità nella sabbia. Alla domanda del Santo su che cosa stesse facendo, il bambino avrebbe risposto che voleva porre tutto il mare dentro quel buco. Quando il Santo gli fece notare che ciò era impossibile, il bambino avrebbe replicato che così come non era possibile versare tutto il mare dentro la buca allo stesso modo era impossibile che i misteri di Dio e della SS. Trinità entrassero nella sua piccola testa di uomo.

Ciò detto sparì, lasciando il grande filosofo nell'angoscia più completa. Secondo il parere di alcuni studiosi di parabole e leggende la narrazione potrebbe essere considerata un sogno effettivamente fantasticato dal Santo. Altri aggiungono che forse il colloquio non si sarebbe svolto esattamente come è stato raccontato, perché, prima di sparire, il Santo aveva potuto a sua volta replicare che la risposta non lo convinceva, in quanto - avrebbe obiettato - il mare e i misteri di Dio sono due realtà assai diverse. Pur impossibile, sarebbe stato teoricamente verosimile immaginare il versamento del mare in una buca e allora allo stesso modo si sarebbe potuto supporre che i misteri divini avrebbero potuto entrare in un cervello umano adatto allo scopo e se l'uomo non aveva ricevuto una mente con tali qualità la colpa sarebbe da imputare a Dio, che non aveva appunto voluto che i suoi misteri fossero concepiti dall'uomo, per lasciarlo nell'ignoranza e nel dubbio più atroci.

"Perché Dio non vuole essere capito?" avrebbe domandato il Santo al pargolo divenuto improvvisamente pensieroso. "Te lo dimostro subito" rispose il bambino dopo un momento di perplessità e così, mentre parlava, con il secchiello divenuto improvvisamente grandissimo e mostruoso, in un sol colpo raccolse l'acqua del mare, prosciugandolo, e la pose nella buca, che si allargò a dismisura fino ad inghiottire il mondo. A quella vista il Santo si svegliò con le lacrime agli occhi e capì.