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PITTORI: Baschenis Cristoforo

San Marco Evangelista e Sant'Agostino

San Marco Evangelista e Sant'Agostino

 

 

BASCHENIS CRISTOFORO il Vecchio

1600-1613

Casnigo, chiesa di san Giovanni Battista e san Sebastiano

 

San Marco Evangelista e Sant'Agostino

 

 

 

L'affresco è attribuito a Cristoforo Baschenis il Vecchio e risale al primo scorcio del Seicento. Questo pittore è uno dei discendenti di quel Cristoforo I capostipite, in senso pittorico, di uno dei due rami della famiglia Baschenis che lavorò in Lombardia dal primo Quattrocento fino all'approssimarsi del Settecento. Risulta da fonti documentali che Cristoforo fu residente a Colla, frazione di Santa Brigida (BG) e che soggiornò per qualche tempo a Brescia; ma - per quanto è noto - lavorò prevalentemente in Trentino.

L'affresco in questione ritrae l'evangelista Marco e sant'Agostino e si trova nel presbiterio della chiesa di san Giovanni Battista e san Sebastiano.

Questa chiesa è anche matrice di tutte le chiese della Val Gandino. Risale al X secolo e originariamente aveva una forma rotonda. Venne riedificata all'inizio del XVII secolo con l'inizio dei lavori datato 3 novembre 1618, incorporando la fatiscente chiesa preesistente.

Numerosi e pregevoli sono i dipinti che vi sono conservati: una Madonna bizantina su tavola del XV secolo, un'Incoronazione di Maria di Gian Paolo Cavagna e una pala di Carlo Ceresa e una Madonna di Loreto tra San Rocco, San Sebastiano, San Narno e San Giovanni Battista databili al Quattrocento.

Agostino è stato raffigurato da Baschenis nella sua tradizionale veste di vescovo: ha un aspetto anziano con una folta barba bianca che gli copre il viso. Con la mano destra regge il bastone pastorale, mentre con la sinistra tiene sulle gambe un libro. Al suo fianco siede l'evangelista san Marco con in mano un libro. Sopra di loro due angeli reggono una immagine che riproduce la figura di Cristo quale la tradizione cristiana ama ricordare dal velo della Veronica.

L'accoppiata fra Agostino e san Marco è abbastanza inusuale, ma è comprensibile in un territorio soggetto all'influenza veneziana, che in san Marco aveva il suo patrono.

Ebreo di origine, san Marco nacque probabilmente fuori della Palestina, da famiglia benestante. San Pietro, che lo chiama «figlio mio», lo ebbe certamente con sé nei viaggi missionari in Oriente e a Roma, dove avrebbe scritto il Vangelo. Oltre alla familiarità con san Pietro, Marco può vantare una lunga comunità di vita con l'apostolo Paolo, che incontrò nel 44, quando Paolo e Barnaba portarono a Gerusalemme la colletta della comunità di Antiochia. Al ritorno, Barnaba portò con sè il giovane nipote Marco, che più tardi si troverà al fianco di san Paolo a Roma. Nel 66 san Paolo ci dà l'ultima informazione su Marco, scrivendo dalla prigione romana a Timoteo: «Porta con te Marco. Posso bene aver bisogno dei suoi servizi».

L'evangelista probabilmente morì nel 68, di morte naturale, secondo una relazione, o secondo un'altra come martire, ad Alessandria d'Egitto. Gli Atti di Marco (IV secolo) riferiscono che il 24 aprile venne trascinato dai pagani per le vie di Alessandria legato con funi al collo. Gettato in carcere, il giorno dopo subì lo stesso atroce tormento e soccombette. Il suo corpo, dato alle fiamme, venne sottratto alla distruzione dai fedeli. Secondo una leggenda due mercanti veneziani avrebbero portato il corpo nell'828 nella città della Venezia.