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PITTORI: Basili Pier Angelo

Pala della Madonna del Soccorso: particolare di Monica

Pala della Madonna del Soccorso: particolare di Monica

 

 

BASILI PIER ANGELO

1600

Gubbio, chiesa S. Agostino

 

Pala della Madonna del Soccorso con Agostino e santi agostiniani

 

 

 

 

La cappella della Madonna del Soccorso è documentata dal 1496, quando fu redatto un lascito testamentario per il restauro della stessa. Il particolare culto degli agostiniani e degli eugubini verso questa invocazione mariana è testimoniato da numerosi legati testamentari, che si succedono soprattutto nel corso del XVI secolo. Nel 1589 è documentata per la prima volta la Società del Soccorso, destinataria di un lascito da parte del pittore Benedetto Nucci. Oltre alle opere di rinnovamento della cappella, databili attorno al 1636, la Compagnia di Santa Maria del Soccorso acquista nel 1681 e nel 1687 due sepolcri attigui al sacello.

Tale sodalizio risulta ancora attivo alla fine dell'Ottocento. L'altare viene incluso tra quelli privilegiati della chiesa nel 1651. Dall'iscrizione riscoperta alla base della tela con la Madonna del Soccorso tra la fine dell'Ottocento e i primi del Novecento, apprendiamo che questo dipinto venne eseguito nel 1485. Interessanti le informazioni ricavabili da un documento del 1632, nel quale si suggerisce, in occasione della peste che allora minacciava la città, di "... far cantare una messa solenne all'altare della Madonna SS. ma del Soccorso nella chiesa dei Padri di S. Agostino, poiché subito venuta quella imagine S. ma da Napoli fu portata per la Città processionalmente d'ordine dell'Ill.mo Magistrato per il detto effetto, et il tutto in rendimento di gratia à quella Vergine S.ma di haver preservata questa Città da tal contagio ...". Resta da accertare che l'immagine venuta da Napoli sia proprio quella della pala. Nel 1485 a Gubbio furono presi provvedimenti contro la peste, che allora infieriva.

La pala, a olio su tela, raffigura la Madonna del Soccorso: la Vergine afferra con la sinistra un bambino tenuto per i capelli dal Demonio, e ha la destra sollevata in atto di minacciare con un bastone la figura diabolica. Il soccorso divino asseconda le preghiere della madre del fanciullo, inginocchiata a mani giunte sulla sinistra della scena. Sullo sfondo, dietro un parapetto con cortina e festoni, si apre un paesaggio a rupi scoscese. Alla base sono raffigurati a mezzo busto sette devoti, quattro maschi a sinistra e tre femmine a destra, evidentemente ridipinti. Sotto di essi, infatti, è riemersa buona parte dell'iscrizione originaria del dipinto: "HOC OPVS FECIT FIERI DE [ELE]MOSINIS FRATER SILVEST[ER] DE CIVITA SANCTI ANGELI / PREDICATOR TENPORE PRIORATIS F[RAT]RIS ANGELI DE VGVBIO AN[N]O D[OMI]NI M CCCC XXXXXXXXV".

Non si conosce il nome dell'autore di questo dipinto, a lungo erroneamente attribuito al pittore tardo gotico eugubino Ottaviano Nelli. L'erudizione artistica ottocentesca vuole che sia stato Pier Angelo Basili l'autore delle ridipinture della Madonna del Soccorso, ivi compresa l'aggiunta dei personaggi a mezzo busto ritratti alla base del quadro. La Madonna del Soccorso rappresenta un'invocazione mariana di grande influsso nell'ordine degli agostiniani; la relativa iconografia risulta particolarmente diffusa nel territorio umbro-marchigiano a cavallo dei secoli XV e XVI. Studi recenti stabiliscono che l'immagine della Madonna del Soccorso di Gubbio è la più antica tra quelle rintracciate in area umbro-marchigiana. Se i dati epigrafici ed archivistici finora raccolti sulla pala eugubina sono corretti, sulla base di essi si può prudentemente ipotizzare che frate Silvestro di Città Sant'Angelo, il cui nome compare nell'epigrafe riscoperta alla base del quadro, abbia commissionato a Napoli (dove la devozione verso la Madonna del Soccorso si era diffusa da Palermo e dalla Sicilia) l'immagine per la chiesa eugubina di Sant'Agostino. Non è da escludere che il dipinto di Gubbio abbia rappresentato un precedente per la diffusione di questa iconografia nelle chiese agostiniane di Umbria e Marche, dove si trovano (o si trovavano) diverse immagini, prodotte da questo modello. La pala con la Madonna del Soccorso è circondata, tranne che alla base, da 13 immagini, ad olio su tela, di santi e beati agostiniani, a loro volta sormontate da un timpano triangolare con il Padre Eterno.

Lateralmente, al centro, spiccano a figura intera Sant'Agostino e Santa Monica. I rimanenti sacri personaggi sono (partendo dalla sinistra in basso): un agostiniano con Crocifisso in mano; una santa agostiniana con libro e giglio; una santa agostiniana con libro aperto e giglio; un vescovo agostiniano; una santa agostiniana con giglio; un santo vescovo agostiniano; una santa martire agostiniana di fronte al Crocifisso; un vescovo agostiniano con un teschio in mano; un santo agostiniano col Crocifisso in mano; San Nicola da Tolentino; un santo vescovo agostiniano.

Non è da escludere che altre figure di santi e beati agostiniani fossero collocati in basso nello spazio ora occupato dall'urna del beato Francesco. Tutti i dipinti che fanno corona attorno alla Madonna del soccorso sono tradizionalmente attribuiti al pittore eugubino Pier Angelo Basili, che dovrebbe averli realizzati verso il 1600. I generici attributi iconografici non permettono l'identificazione della maggior parte di questi sacri personaggi. Non si può escludere a priori che altre figure di santi e beati agostiniani (forse tre) fossero collocate in basso, nello spazio ora occupato dall'urna del beato Francesco, e successivamente rimosse. Potrebbe darsi che da questa serie provenga l'immagine del beato Pietro in seguito documentata sulla cimasa dell'altare di San Tommaso di Villanova ed ora conservata nel convento.

Nella cimasa è stata dipinta a fresco l'immagine della Madonna della Cintura tra i santi Agostino e Monica.