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PITTORI: Giovanni Bizzelli

Battesimo di Agostino

Battesimo di Agostino

 

 

GIOVANNI BIZZELLI

1603

Chiesa di sant'Agostino, Prato

 

Battesimo di Agostino

 

 

 

Sull'altare dei Buonamici si può ammirare una bella tavola del 1603 con il Battesimo di Sant'Agostino. La composizione, dalla solenne ambientazione, è giocata sui larghi controluce delle figure in primo piano stagliate sull'azzurrino della sfogata veduta di città sullo sfondo, mostrando l'influenza del Passignano e della pittura veneta. Ciò è evidente anche nella conduzione pittorica ricca di preziosità luministiche e attenta a definire con pochi tocchi di colore le figure del fondo, la fiamma delle candele o la serica lucentezza delle vesti. L'opera è conservata nella chiesa di sant'Agostino a Prato.

Vi è raffigurato il battesimo del santo: Agostino in ginocchio davanti al vescovo Ambrogio tiene le mani giunte sul petto, mentre riceve l'acqua sul capo. Agostino è inginocchiato in atto di sottomissione e di accettazione del sacro rito che sta per essergli impartito. Al suo fianco si nota la madre Monica con un'espressione tesa ma compiaciuta dell'esito finale di tutti i suoi sforzi per portare il figlio alla fede cristiana. Al suo fianco si nota un giovinetto, quasi sicuramente Adeodato, il figlio adolescente di Agostino. Tutt'intorno, all'interno della chiesa, che sullo sfondo lascia vedere una grande apertura, sono accalcate numerose persone, dignitari, chierici che osservano la scena. Notabili e fedeli a destra sono dirimpetto ai chierici che aiutano Ambrogio nella sua funzione. L'attenzione dei presenti, gli sguardi fissi e maestosi hanno fissato in modo indelebile il momento del battesimo.

La scena si svolge all'interno di un edificio di cui si intravedono delle colonne attorcigliate e, sullo sfondo, un grande arco che apre prospetticamente sulla città.

 

Giunto il momento in cui dovevo dare il mio nome per il battesimo, lasciammo la campagna e facemmo ritorno a Milano. Alipio volle rinascere anch'egli in te con me. Era già rivestito dell'umiltà conveniente ai tuoi sacramenti e dominava così saldamente il proprio corpo, da calpestare il suolo italico ghiacciato a piedi nudi, il che richiede un coraggio non comune. Prendemmo con noi anche il giovane Adeodato, nato dalla mia carne e frutto del mio peccato. Tu l'avevi ben fatto. Era appena quindicenne e superava per intelligenza molti importanti e dotti personaggi.

AGOSTINO, Confessioni 9, 6, 14

 

A casa di un amico Ponticiano, questi gli aveva parlato della vita casta dei monaci e di s. Antonio abate, dandogli anche il libro delle Lettere di S. Paolo; ritornato a casa sua, Agostino disorientato si appartò nel giardino, dando sfogo ad un pianto angosciato e mentre piangeva, avvertì una voce che gli diceva "Tolle, lege, tolle, lege" (prendi e leggi), per cui aprì a caso il libro delle Lettere di S. Paolo e lesse un brano: "Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a gozzoviglie e ubriachezze, non fra impurità e licenze, non in contese e gelosie. Rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non seguite la carne nei suoi desideri" (Rom. 13, 13-14).

Dopo qualche settimana ancora d'insegnamento di retorica, Agostino lasciò tutto, ritirandosi insieme alla madre, il figlio ed alcuni amici, ad una trentina di km. da Milano, a Cassiciaco, l'attuale Cassago Brianza, in meditazione e in conversazioni filosofiche e spirituali; volle sempre presente la madre, perché partecipasse con le sue parole sapienti. Nella Quaresima del 386 ritornarono a Milano per una preparazione specifica al Battesimo, che Agostino, il figlio Adeodato e l'amico Alipio. Il giorno di Pasqua Agostino ricevette il battesimo insieme all'amico Alipio che era stato convertito dalle prediche di S. Ambrogio, e ad Adeodato, figlio dello stesso Agostino, natogli mentre era ancora filosofo pagano. Allora S. Ambrogio secondo quello che lui stesso dice, gridò: Te Deum laudamus. S. Agostino seguitò: Te Dominum confitemur.