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PITTORI: Maestro di Bogotà

Agostino monaco scrive le Confessioni

Agostino monaco scrive le Confessioni

 

 

MAESTRO DI BOGOTA'

1690-1700

Bogotà, chiesa di sant'Agostino

 

Agostino monaco scrive le Confessioni

 

 

 

Il quadro fotografa una immagine di Agostino a mezzo busto con la scritta su un filatterio in bel carattere "Pondus meum amor meus", tratta da Confessioni 13, 9, 10 che prosegue con "eo feror quocumque feror". Vale a dire "Il mio peso è il mio amore; esso mi porta dovunque mi reco."

Il santo, che è vestito con l'abito nero dei monaci che dal XIII secolo seguono la sua regola, impugna con la mano destra una penna d'oca simbolicamente nell'atto di scrivere, nel caso nostro, le Confessioni.

Il suo volto esprime un uomo maturo, dallo sguardo intenso, con gli occhi che sono rivolti e del tutto assorbiti dallo scritto che scende dall'alto a sinistra. Una foltissima barba e una discreta capigliatura contraddistinguono il suo aspetto restituendoci un personaggio vivo, per quanto intensamente pervaso da una profondità spirituale importante.

 

Agostino nelle Confessioni racconta la sua vita, le tappe dell'evoluzione spirituale e le tappe di quando la sua fede è rinata.

"Ma a chi racconto queste cose? Non certo a te, mio Dio, ma dinanzi a te io racconto ai miei simili, al genere umano, per quanto pochi possano essere coloro che avranno modo di conoscere questo scritto. E a quale scopo lo faccio? Evidentemente perché io e chiunque mi leggerà possiamo considerare da quale abisso dobbiamo levare a te il nostro grido. E cosa c'è di più vicino alle tue orecchie di un cuore che si confessa a te e di una vita che vive di fede?"

AGOSTINO, Confessioni, 3, 5

 

Le Confessioni di Agostino, come recita il titolo del libro più famoso da lui redatto (la sua autobiografia religiosa) mostrano in effetti una tale immediatezza nella descrizione delle sue esperienze interiori e umane, che non si può affatto dubitare di trovarsi di fronte a un'autentica reviviscenza religiosa della verità del messaggio cristiano. In questo testo celeberrimo incontriamo anche un capitolo ... di natura del tutto originale. Vi si ritrova, certo, la stessa retorica appassionata, il medesimo acume argomentativo, e tuttavia viene affrontato un tema che già presso gli scettici aveva da sempre conosciuto una certa notorietà. Se si considera, infatti, il messaggio cristiano e la sua origine ebraica nell'Antico Testamento, ci si imbatte sempre in un enigma che attanaglia l'umanità: "Che cosa ci fu, in principio?" - o, più efficacemente - "Che cosa faceva Dio prima di creare il mondo?"...

 

«In suis Confessionum libris de se ipso, qualis ante perceptam gratiam fuerit, qualisque iam sumpta viveret designavit. »

« Nelle sue Confessioni racconta di se stesso, quale fu prima di ricevere la grazia e come visse dopo averla ottenuta. »

POSSIDIO, vescovo di Calama, Vita di Agostino

 

 

Maestro di Bogotà

La chiesa apparteneva all'antico convento agostiniano, ed è costituito da una pianta basilicale a tre navate. Fu costruita tra il 1642 e il 1668, seguendo i canoni delle costruzioni coloniali. Nel 1862, la chiesa fu il centro della battaglia di San Agustín, tra le truppe dell'allora presidente della Repubblica, Mariano Ospina Rodríguez, e altre del generale Tomás Cipriano de Mosquera, che cercava di rovesciarlo dal potere.

Nel 1575 l'Ordine agostiniano si insediò a Santa Fe e già all'inizio del Seicento fu aperta al culto una prima cappella in questa comunità della città, di cui si conservano alcune vestigia inglobate nella navata trasversale posta all'estremità meridionale dell'attuale chiesa. Intorno al 1642 fu avviata la costruzione di una nuova chiesa con tre navate e l'annesso convento. Il completamento dei lavori sembra concordare con la data incisa sulla facciata, 1668, anche se la consacrazione definitiva avvenne nel 1748. I più grandi architetti che vi lavorarono furono successivamente Bartolomé e José de la Cruz, Lorenzo Rodríguez, gli scalpellini Miguel Miranda, Antonio Maldonado, Antonio de la Cruz, Diego Martínez e Luis Lugo, i carpentieri Juan Velásquez, Juan Moreno e Nicolás Rico. Gli stalli del coro sono stati realizzati da Pedro de Heredia. L'autore della guglia della torre è l'agostiniano padre Matías Rico.

Dietro l'altare maggiore si trova uno specie di deambulatorio, al quale furono aggiunte le vestigia della chiesa originaria, che nel 1606 l'ordine aprì per la prima volta e in cui risalta la bellezza dei suoi altari in stile barocco e ricoperti in foglia d'oro, oltre a numerosi dipinti e immagini, tra gli altri, la scultura in legno e metallo di Jesús Nazareno, dell'artista Pedro de Lugo Albarracín, nonché dipinti della vita di Gesù, della Vergine, della Sacra Famiglia, di sant'Agostino e degli altri Santi dell'Ordine agostiniano. La navata principale o centrale ha una falsa volta a taglio ellittico, lavorata artigianalmente con fini decorazioni e sospesa al soffitto. Una delle migliori opere della chiesa sono gli stalli del coro realizzati in legno di cedro e scolpiti a metà Seicento dall'ebanista Pedro de Heredia.