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PITTORI: Maestro di Bogotà

Monica madre di Agostino

Monica madre di Agostino

 

 

MAESTRO DI BOGOTA'

1668-1670

Bogotà, chiesa di sant'Agostino

 

Monica madre di Agostino

 

 

 

L'immagine raffigura santa Monica vestita come una religiosa agostiniana. Con la mano destra regge un fazzoletto che porta al volto per asciugarsi le lacrime. Si tratta di un chiaro riferimento la dolore che essa provò e alle lacrime che versò quando il figlio Agostino viveva in una condizione di allontanamento dai principi cristiani. Il volto della santa esprime questa intensa disperazione, per quanto nei suoi occhi si possa intravedere un barlume di speranza. La sua testa, al pari di quella del figlio, che è riprodotto al lato opposto dell'altare, è ingentilita dalla presenza di una grande aureola.

La statua è inquadrata in un pannello ligneo a colonne floreali in una nicchia del grande retablo dell'altare maggiore.

 

La scena che l'artista desidera fare esprimere a Monica è descritta in un passo della Confessioni, quando la santa confida ad un vescovo le sue preoccupazioni per il figlio Agostino:

"E un altro responso mi hai dato a quell'epoca, che ora torna alla memoria (molte cose tralascio nella fretta di arrivare a ciò che più mi preme confessarti, e molte altre non le ricordo). Un responso, dunque, dato attraverso un tuo sacerdote, un vescovo allevato nella chiesa ed esperto dei tuoi libri. Quando quella donna lo pregò - come era solita fare con tutte le persone che le parevano adatte allo scopo - perché si degnasse di parlare con me e di confutare i miei errori e di distogliermi dalle male dottrine per insegnarmi quelle giuste, quello rifiutò, e saggiamente, come capii più tardi. Rispose infatti che ero ancora sordo a ogni insegnamento, perché tutto gonfio della novità di quell'eresia, e con le mie sottigliezze avevo già messo in agitazione parecchi sprovveduti, come aveva saputo da lei.

"Ma," disse, "lascialo stare dov'è. Prega soltanto il Signore per lui. Troverà da solo, leggendo, che errore sia quello e quanto grande la sua empietà". Poi le raccontò come anche lui da ragazzino fosse stato affidato ai Manichei da sua madre, che ne era rimasta affascinata, e disse che non solo aveva letto quasi tutti i loro libri, ma se li era anche trascritti, e mentre lo faceva gli si era reso evidente, senza che nessuno discutesse con lui e cercasse di convincerlo, che bisognava fuggirla, quella setta. E così aveva fatto. Ma lei nonostante queste parole non voleva rassegnarsi e insisteva, con implorazioni e lacrime sempre più abbondanti, perché mi vedesse e parlasse con me: e quello, che ormai non ne poteva più, concluse: "Lasciami in pace e continua a vivere così, non è possibile che il figlio di tante lacrime perisca".

Parole che ella, nelle nostre conversazioni, ricordava spesso di aver accolto come se fossero risuonate dal cielo."

AGOSTINO, Confessioni 3, 12, 21

 

 

La chiesa apparteneva all'antico convento agostiniano, ed è costituito da una pianta basilicale a tre navate. Fu costruita tra il 1642 e il 1668, seguendo i canoni delle costruzioni coloniali. Nel 1862, la chiesa fu il centro della battaglia di San Agustín, tra le truppe dell'allora presidente della Repubblica, Mariano Ospina Rodríguez, e altre del generale Tomás Cipriano de Mosquera, che cercava di rovesciarlo dal potere.

Nel 1575 l'Ordine agostiniano si insediò a Santa Fe e già all'inizio del Seicento fu aperta al culto una prima cappella in questa comunità della città, di cui si conservano alcune vestigia inglobate nella navata trasversale posta all'estremità meridionale dell'attuale chiesa. Intorno al 1642 fu avviata la costruzione di una nuova chiesa con tre navate e l'annesso convento. Il completamento dei lavori sembra concordare con la data incisa sulla facciata, 1668, anche se la consacrazione definitiva avvenne nel 1748. I più grandi architetti che vi lavorarono furono successivamente Bartolomé e José de la Cruz, Lorenzo Rodríguez, gli scalpellini Miguel Miranda, Antonio Maldonado, Antonio de la Cruz, Diego Martínez e Luis Lugo, i carpentieri Juan Velásquez, Juan Moreno e Nicolás Rico. Gli stalli del coro sono stati realizzati da Pedro de Heredia. L'autore della guglia della torre è l'agostiniano padre Matías Rico.

Dietro l'altare maggiore si trova uno specie di deambulatorio, al quale furono aggiunte le vestigia della chiesa originaria, che nel 1606 l'ordine aprì per la prima volta e in cui risalta la bellezza dei suoi altari in stile barocco e ricoperti in foglia d'oro, oltre a numerosi dipinti e immagini, tra gli altri, la scultura in legno e metallo di Jesús Nazareno, dell'artista Pedro de Lugo Albarracín, nonché dipinti della vita di Gesù, della Vergine, della Sacra Famiglia, di sant'Agostino e degli altri Santi dell'Ordine agostiniano. La navata principale o centrale ha una falsa volta a taglio ellittico, lavorata artigianalmente con fini decorazioni e sospesa al soffitto. Una delle migliori opere della chiesa sono gli stalli del coro realizzati in legno di cedro e scolpiti a metà Seicento dall'ebanista Pedro de Heredia.