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PITTORI: Maestro marchigiano

Agostino ferito dall'amore di Cristo

Agostino ferito dall'amore di Cristo

 

 

MAESTRO MARCHIGIANO

1650-1670

Bologna, Basilica di S. Giacomo Maggiore

 

Agostino ferito dall'amore di Cristo

 

 

 

La tela ricorda nella sua struttura l'analoga stampa di Schelte da Bolswert pubblicata a Parigi nel 1624, che conobbe una straordinaria fortuna e numerose riproduzioni.

L'anonimo artista marchigiano ha sostanzialmente riprodotto la scena dell'artista fiammingo traducendolo in un linguaggio artistico da Seicento italiano.

Agostino è inginocchiato a sinistra davanti al Bambino Gesù che punta una freccia sul cuore che il santo gli offre. Agostino ha un volto giovanile con una debole barba ed indossa il saio dei monaci agostiniani. Il suo sguardo è rivolto estaticamente al Bambino e alla Vergine che lo tiene in braccio. La scena si svolge all'interno della camera che funge da studio del santo, dove si nota la presenza di leggii, libri, tavoli, che riempiono uno spazio che evapora con l'apparizione della Vergine.

L'episodio appartiene al leggendario agostiniano che si sviluppò nel tardo medioevo ed ebbe un rigoglioso sviluppo dal Cinquecento in poi. La scena prende spunto da alcuni testi agostiniani che richiamano la devozione e l'amore di Agostino per Gesù.

 

Tu stesso ci avevi folgorati con le frecce del tuo amore, e portavamo conficcati nel ventre gli arpioni delle tue parole e gli esempi dei tuoi servi, che da oscuri avevi reso splendidi e da morti, viventi. Bruciavano ammassati nel fondo della mente divorando la sua pesantezza e il torpore, per impedirci di scendere in basso, ed era un tale incendio che tutto il fiato soffiatoci contro dalle subdole lingue l'avrebbe ravvivato, non estinto. Tuttavia nel tuo nome, che hai reso sacro per tutta la terra, il nostro proponimento avrebbe certamente incontrato il plauso di alcuni, e quindi poteva sembrare ostentazione non aspettare quel poco che mancava alle vacanze, e congedarsi prima da un pubblico ufficio che era sotto gli occhi di tutti in modo da attirare sulle mie azioni l'attenzione universale. Così, se avessi dato l'impressione di non voler neppure attendere il termine tanto prossimo dei corsi, avrebbero molto chiacchierato, e sarebbe parso che volessi farmi notare. E a che pro favorire congetture e discussioni sui miei intenti e oltraggi al nostro bene?

AGOSTINO, Confessioni 9, 2, 3

 

Sei grande, Signore, e degno di altissima lode: grande è la tua potenza e incommensurabile la tua sapienza. E vuole celebrarti l'uomo, questa particella della tua creazione, l'uomo che si porta dietro la sua morte, che si porta dietro la testimonianza del suo peccato, e della tua resistenza ai superbi: eppure vuole celebrarti l'uomo, questa particella della tua creazione. Tu lo risvegli al piacere di cantare le tue lodi, perché per te ci hai fatti e il nostro cuore è inquieto finché in te non trovi pace. Di questo, mio Signore, concedimi intelligenza e conoscenza.

AGOSTINO, Confessioni, 1, 1, 1

 

Nihilominus asserunt nonnulli viri grave (forsitan inducti verbis hisce Augustini, sagittaveras tu Domine caritate tua cor meum etc.) non tantum spirituali vulnere seu tralaticio, verum etiam arcanis sacrorum vulnerum Iesu Christi stigmatis sanctum Augustini cor fuisse.

CORNELIUS LANCELOTZ, Sancti Aurelii Augustini Hipponensis episcopi et S. R. E. doctoris vita (Anversa 1616)