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PITTORI: Roland van Bolten

Sant'Agostino nel suo studio

Sant'Agostino nel suo studio

 

 

ROLAND VAN BOLTEN

1610-1630

Utrecht, Museum Catharijneconvent

 

Sant'Agostino nel suo studio

 

 

 

Questa incisione eseguita da Roland van Bolten nei primi decenni del Seicento, raffigura sant'Agostino nel suo studio. L'importazione del'incisione riproduce un analogo quadro dipinto da Giuseppe Cesari l'Arpinate, che oltre a sant'Agostino produsse le immagini anche degli altri tre Dottori della Chiesa Ambrogio, Girolamo e san Gregorio Magno.

L'origine del dipinto è chiaramente indicato nella didascalia dove si riporta: Josephus Arpinas pinxit Roma seguito da un Rolande van Bolten sculp: er excudi sichem.

Agostino è seduto su una panca all'interno di una nicchia. Con la mano destra regge un libro aperto che sta leggendo con attenzione, mentre la mano sinistra è abbassata in un gesto di condivisione di quanto leggendo. Altri due libri sono deposti a un lato della cassapanca e sopra il santo ha deposto la mitra episcopale. Il volto del santo è avvolto da una luminosa aureola che ne definisce la santità. L'autore ha immaginato il santo con un viso anziano, scavato dalle rughe del tempo, un poco stempiato e con una folta barba che gli scende sul petto.

Una ulteriore scritta specifica un aspetto della vita di Agostino e del suo debito spirituale nei confronti di Ambrogio:

Plurima doctori Ambrosio tibi debeo mater e Plurima cuncta Deo quorum sum munere tantus.

L'autore dell'incisione è Roland van Bolten nato a Zwolle verso il 1570 e morto dopo il 1608.

 

8. 1. Ma il beato Valerio, ormai vecchio, che più degli altri esultava e rendeva grazie a Dio per avergli concesso quello speciale beneficio, considerando quale sia l'animo umano, cominciò a temere che Agostino fosse richiesto come vescovo da qualche altra chiesa rimasta priva di pastore, e così gli fosse tolto. E ciò sarebbe già accaduto, se il vescovo, che era venuto a sapere la cosa, non lo avesse fatto trasferire in un luogo nascosto, sì che quelli che lo cercavano non riuscirono a trovarlo.

8. 2. Il santo vecchio, vieppiù timoroso e ben consapevole di essere ormai molto indebolito per le condizioni del corpo e per l'età, scrisse in modo riservato al primate di Africa, il vescovo di Cartagine: faceva presente la debolezza del corpo e il peso degli anni e chiedeva che Agostino fosse ordinato vescovo della chiesa d'Ippona, sì da essere non tanto suo successore sulla cattedra bensì vescovo insieme con lui. Di risposta ottenne ciò che desiderava e chiedeva insistentemente.

8. 3. Qualche tempo dopo, essendo venuto Megalio, vescovo di Calama e allora primate della Numidia, per visitare dietro sua richiesta la chiesa d'Ippona, Valerio, senza che alcuno se l'aspettasse, presenta la sua intenzione ai vescovi che allora si trovavano lì per caso, a tutto il clero d'Ippona ed a tutto il popolo. Tutti si rallegrarono per quanto avevano udito e a gran voce e col massimo entusiasmo chiesero che la cosa fosse messa subito in atto: invece il prete Agostino rifiutava di ricevere l'episcopato contro il costume della chiesa, mentre era ancora vivo il suo vescovo.

8. 4. Allora tutti si dettero a persuaderlo, dicendo che quel modo di procedere era d'uso comune e richiamando esempi di chiese africane e d'oltremare a lui che di tutto ciò era all'oscuro: infine, pressato e costretto, Agostino acconsentì e ricevette l'ordinazione alla dignità maggiore.

8. 5. Successivamente egli affermò a voce e scrisse che non avrebbe dovuto essere ordinato mentre era vivo il suo vescovo, perché questo era vietato dalla deliberazione di un concilio ecumenico, che egli aveva appreso soltanto dopo essere stato ordinato: perciò non volle che fosse fatto ad altri ciò che si doleva essere stato fatto a lui.

8. 6. Di conseguenza si adoperò perché da concili episcopali fosse deliberato che coloro che ordinavano dovevano far conoscere a coloro che dovevano essere ordinati o anche erano stati ordinati tutte le deliberazioni episcopali: e così fu fatto.

POSSIDIO, Vita di Agostino, 8, 1-6