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PITTORI: Buontalenti Bernardo

Agostino vescovo nella Cappella De Rossi

La Cappella De Rossi

 

 

BUONTALENTI BERNARDO

1601

Firenze, chiesa di Santo Spirito, Cappella De Rossi

 

Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

 

L'altare e la decorazione architettonica in marmi policromi è opera di Bernardo Buontalenti (1531-1608), che predispose ai lati la Vergine plorante e sant'Agostino in chiaroscuro su tavola, opere dell'anno 1601.

La Cappella De Rossi oltre a queste due tavole presenta un dipinto che raffigura santa Lucia del XX secolo e soprattutto dal Crocifisso de' Bianchi della fine del XIV secolo. Come ricorda l'iscrizione a sinistra dell'altare, nel 1399 il Crocifisso era stato collocato dalla Confraternita de' Bianchi già nella Cappella De Rossi nella chiesa preesistente.

Bernardo Buontalenti era artista della corte medicea, versatile e complesso, tipico esponente del tardo manierismo toscano. Buon pittore, scultore, architetto e scenografo, si rese famoso per congegni semoventi e trovate spettacolari come i fuochi d'artificio. Al centro della struttura con ai lati la Vergine e Agostino è visibile il Crocifisso della Confraternita de' Bianchi, un movimento religioso diffuso alla fine del XIV secolo in Italia settentrionale e centrale.

 

Buontalenti Bernardo (1531-1608)

Architetto, pittore, scultore, scenografo e ingegnere militare italiano (Firenze 1531-1608), Buontalenti esordì nel 1567 ricostruendo la casa di Bianca Capello in agili forme affini a quelle dell'Ammannati. Fra il 1569 e il 1579 edificò la villa di Pratolino (distrutta e ricostruita nell'Ottocento) inserita in un parco disseminato di grotte, fontane e automi semoventi, e il Casino di S. Marco (iniziato nel 1574), dalla vasta facciata liscia in cui s'inseriscono a larghi intervalli l'elegante portale e le finestre con scarso aggetto, ma con nitido effetto lineare e con estrema eleganza decorativa. Sovrintendente a tutte le fabbriche civili e militari del granducato, continuò agli Uffizi l'opera del Vasari nella tribuna, nello scalone, nell'originale porta delle Suppliche. Lo scenografo si rivela nella grotta di Boboli (1583), in tre disegni per piazza Pitti, capricci che preludono al gusto barocco, palese anche nella gradinata per il coro di S. Trinità (ora in S. Stefano al Ponte).

Meno felice la facciata di quella chiesa (1592), derivata dal Sangallo, ma debole e dispersa in scolastico decorativismo, soverchiante già nel modello per S. Maria del Fiore (1587). Più insistenti ricerche di robustezza plastica e di effetti chiaroscurali appaiono nel palazzo Strozzi «Non finito» e nelle facciate secondarie di Palazzo Vecchio. Invece la villa della Petraia (compiuta nel 1589), la Fortezza di Belvedere (1590-95) e il Palazzo Corsini in via del Prato tornano a sviluppare quella raffinata e semplice eleganza che si compendia nella villa di Artimino (Signa) iniziata nel 1594. L'ultimo importante lavoro del Buontalenti è la sobria loggia de' Banchi a Pisa (1605). Specie fra il 1585 e il 1600 il Buontalenti fu attivissimo come scenografo e pirotecnico della corte (donde il nomignolo di Bernardo delle girandole); si occupò dell'industria delle porcellane medicee cercando di riprodurre la porcellana orientale; fece costruire su propri disegni vasi di pietra dura e cristallo e fornì progetti per oreficerie.

 

Il santo viene frequentemente raffigurato nelle sue vesti di vescovo e di Dottore della Chiesa. Spesso Agostino è associato ad altri santi e soprattutto agli altri tre Dottori Gerolamo, Ambrogio e San Gregorio Magno. Con questi ultimi fu praticamente raffigurato in tutte le chiese cristiane d'Occidente sui piloni o sulle volte del presbiterio e della navata centrale. Appare vestito sia da vescovo che da monaco che da canonico; talvolta ha una chiesa in mano, altre volte un libro, una penna o un cuore. Il significato di questo tema iconografico è chiarissimo: Agostino è stato uno dei vescovi che ha maggiormente difeso la Chiesa in tutti i suoi scritti e soprattutto con tutta la sua anima e il suo cuore.

 

8. 1. Ma il beato Valerio, ormai vecchio, che più degli altri esultava e rendeva grazie a Dio per avergli concesso quello speciale beneficio, considerando quale sia l'animo umano, cominciò a temere che Agostino fosse richiesto come vescovo da qualche altra chiesa rimasta priva di pastore, e così gli fosse tolto. E ciò sarebbe già accaduto, se il vescovo, che era venuto a sapere la cosa, non lo avesse fatto trasferire in un luogo nascosto, sì che quelli che lo cercavano non riuscirono a trovarlo.

8. 2. Il santo vecchio, vieppiù timoroso e ben consapevole di essere ormai molto indebolito per le condizioni del corpo e per l'età, scrisse in modo riservato al primate di Africa, il vescovo di Cartagine: faceva presente la debolezza del corpo e il peso degli anni e chiedeva che Agostino fosse ordinato vescovo della chiesa d'Ippona, sì da essere non tanto suo successore sulla cattedra bensì vescovo insieme con lui. Di risposta ottenne ciò che desiderava e chiedeva insistentemente.

8. 3. Qualche tempo dopo, essendo venuto Megalio, vescovo di Calama e allora primate della Numidia, per visitare dietro sua richiesta la chiesa d'Ippona, Valerio, senza che alcuno se l'aspettasse, presenta la sua intenzione ai vescovi che allora si trovavano lì per caso, a tutto il clero d'Ippona ed a tutto il popolo. Tutti si rallegrarono per quanto avevano udito e a gran voce e col massimo entusiasmo chiesero che la cosa fosse messa subito in atto: invece il prete Agostino rifiutava di ricevere l'episcopato contro il costume della chiesa, mentre era ancora vivo il suo vescovo.

8. 4. Allora tutti si dettero a persuaderlo, dicendo che quel modo di procedere era d'uso comune e richiamando esempi di chiese africane e d'oltremare a lui che di tutto ciò era all'oscuro: infine, pressato e costretto, Agostino acconsentì e ricevette l'ordinazione alla dignità maggiore.

8. 5. Successivamente egli affermò a voce e scrisse che non avrebbe dovuto essere ordinato mentre era vivo il suo vescovo, perché questo era vietato dalla deliberazione di un concilio ecumenico, che egli aveva appreso soltanto dopo essere stato ordinato: perciò non volle che fosse fatto ad altri ciò che si doleva essere stato fatto a lui.

8. 6. Di conseguenza si adoperò perché da concili episcopali fosse deliberato che coloro che ordinavano dovevano far conoscere a coloro che dovevano essere ordinati o anche erano stati ordinati tutte le deliberazioni episcopali: e così fu fatto.

POSSIDIO, Vita di Agostino, 8, 1-6