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Sant'Agostino tra il sangue di Cristo e il latte della Vergine
CANO ALFONSO
1650
Londra, Courtauld Gallery
Sant'Agostino tra il sangue di Cristo e il latte della Vergine
Questo disegno di Alonso Cano è di piccole dimensioni (20x15,6 cm) ed è stato realizzato su carta con inchiostro, penna e carboncino. Attualmente è conservato alla Courtauld Gallery di Londra, ma in precedenza apparteneva a Robert Clermont. Il soggetto del disegno è relativo ad episodio leggendario che vede protagonista Agostino e che avrà una discreta eco iconografica per il santo.
L'episodio è relativo a una leggenda che nasce probabilmente in Italia. Diversi pittori si sono ispirati a essa che trae spunto da passi delle sue meditazioni: il santo è presentato innanzi al Cristo crocefisso ed alla Vergine, mentre, pregando, si domanda: "Hinc a vulnere pascor", e, volgendosi verso Maria, soggiunge: "Hinc lactor ab Ubere", concludendo: "Positus in medio quod me vertere nescio, Dicam ergo Jesu Maria miserere". Sembra che l'episodio prenda spunto da un passo della S. Aurelii Augustini Hipponensis episcopi et S. R. E. doctoris vita di Cornelius Lancelotz (1574-1622) O.S.A. edito ad Anversa nel 1616.
Lancillottus scrive, riportando parole apocrife di Agostino: "Positus in medio quo me vertam nescio. Hinc pascor a vulnere, hinc lactor ab ubere." La medesima scritta fu riportata da Francesco Francia e poi da Kartarius, un incisore nativo di Viterbo, che lavorò a Roma fra il 1560 e il 1570, nella sua stampa della Vita di Agostino edita nel 1570.
La prima immagine di Maria "Galactotrephousa" (così era chiamata in Oriente, mentre in Occidente veniva appellata come "Maria Lactans") è di origine copta e si trova in una cella monastica di Banit in Egitto e in una caverna eremitica del Monte Latmos in Asia minore (entrambi del sec. VI - VII) nonché a Roma in un frammento di scultura del secolo VI rinvenuto nel Cimitero di San Sebastiano. L'immagine paleocristiana della Virgo lactans, che nella rappresentazione del gesto materno per eccellenza evidenziava l'incarnazione del Cristo in una creatura terrena, fu recuperata nel secolo XII e incontrò enorme successo a partire dal XIII secolo, in coincidenza con la diffusione, promossa dai crociati, delle icone della Galactotrephousa che stimolò una fiorente produzione d'immagini devozionali sia nella pittura che nella scultura.
Nel disegno di Cano Agostino è vestito con gli abiti monacali e una lunga cintura gli scende dai fianchi. Fra un gran numero di angioletti e due nuovolette, Agostino con un ampio gesto delle braccia mostra il Cristo crocifisso e la Vergine Maria indeciso nella scelta a chi rivolgersi fra i due..
Alonso Cano
Nato a Granada nel 1601, è considerato uno dei più importanti artisti del barocco spagnolo e fu il fondatore della Scuola Granada. Si forma alla scuola del padre, valente pittore. Si racconta il pittore Juan del Castillo in visita a Granada nel 1614 abbia consigliato il padre a portarlo a Siviglia per coltivare il suo talento artistico. Trasferitosi a Siviglia con la famiglia, lavora nella bottega di Francisco Pacheco, maestro di Velasquez, con cui intessa una profonda amicizia. Nel 1627 muore la sua prima moglie Maria de Figueroa e nel 1631 si risposa con Magdalena de Uceda, nipote del pittore Juan de Uceda.
Nel 1638 Cano si trasferisce a Madrid dove Filippo IV lo nomina pittore di corte. Nel 1644 viene accusato del'omicidio della moglie e si rifugia a Valencia nel convento di San Francisco. Torna a Madrid nel 1647 e nel 1652 si reca a Granada dove ottiene l'incarico di maestro per la Cattedrale. Molti dei suoi lavori sono andati perduti. Una menzione speciale va fatta per i suoi disegni, che tracciano lo sviluppo artistico di questo artista e la sua grande influenza nelle città dove lavorava.
All'inizio della sua carriera i suoi lavori oscillavano tra Manierismo e barocco, ma come Velázquez, si è evoluto dal tenebrismo predominante a Siviglia verso uno stile più colorato. Insieme a Velazquez, la sua opera rappresenta un punto di svolta nella pittura spagnola del suo tempo.
Il disegno è stato determinante nel processo creativo di Alonso Cano e i suoi contemporanei ne compresero l'abilità, l'inventiva e le straordinarie capacità tecniche. Cano si dedicò anche alla scultura, ma fu una attività secondaria rispetto alla pittura. Nel periodo di Siviglia ha realizzato come scultore alcune pale d'altare, come quella di santa María de la Oliva nella chiesa di Lebrija del 1628.
Morì nella città natale di Granada nel 1667.