Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Seicento: Maestro del Carmine

PITTORI: Maestro del Carmine

Sant'Agostino e il Bambino sulla spiaggia

Sant'Agostino e il Bambino sulla spiaggia

 

 

MAESTRO DEL CARMINE

1600-1650

Pavia, chiesa santa Maria del Carmine

 

Sant'Agostino e il Bambino sulla spiaggia

 

 

 

La tela si trova nella sacrestia della chiesa di santa Maria del Carmine a Pavia. Raffigura un celebre episodio leggendario che connota la personalità di Agostino e il suo ardente desiderio di conoscere il mistero trinitario.

La presenza della Trinità è stata definita dal pittore nel riquadro in alto a sinistra entro un'ampia nube dove, assisi in trono, stanno il Padre e il Figlio, con lo Spirito Santo che li accompagna sotto forma di colomba.

Agostino è vestito da monaco eremitano, dall'aspetto maturo ma con il viso giovanile. Indossa la tunica nera degli eremitani e si rivolge al Bambino che sta giocando in riva rimproverandogli l'ingenuità del suo tentativo di riporre il mare nella sua buca.

Al che il bambino con la mano destra gli indica la Trinità e il suo vano tentativo di comprenderla.

 

Questa leggenda è stata studiata da L. Pillion in La Légende de s. Jérome in Gazette des Beaux-Arts del 1908. L'episodio che godrà di molta fortuna nella iconografia agostiniana riprende un testo della Lettera apocrifa a Cirillo che avrebbe scritto lo stesso Agostino. In un passo Agostino ricorda una rivelazione divina con queste parole: "Augustine, Augustine, quid quaeris ? Putasne brevi immittere vasculo mare totum ?".

Questa leggenda si troverebbe forse già nel XIII secolo, sotto forma di exemplum, in uno scritto di Cesare d'Heisterbach (cfr. H. I. Marrou, Saint Augustin et l'ange, une légende médioévale, in l'Homme devant Dieu, Mélanges offerts au P. de Lubac, II, 1964, 137-149).

Questa leggenda sulla Trinità soppiantò ben presto la leggenda della Vedova che trattava dello stesso argomento della Trinità. L'origine di questa tematica iconografica non proverrebbe dunque dalla agiografia medioevale quanto piuttosto dalla predicazione. P. Antonio Iturbe Saìz ha a sua volta proposto una possibile ricostruzione della sua origine: nel secolo XIII si scrivevano "exempla" per i predicatori e in uno di questi apparve questa leggenda applicata a un professore di scolastica di Parigi con un fine chiaramente morale: criticare la alterigia e la superbia dei teologi.

Ma come poi tutto ciò fu collegato ad Agostino ? Due possono essere le spiegazioni: primo che necessitava un protagonista alla storia stessa e Agostino era l'uomo adatto in quanto era considerato un sommo teologo. La seconda spiegazione sta nella diffusione del testo di un apocrifo in cui san Gerolamo (come è stato anticipato all'inizio) discute con Agostino sulle capacità umane di comprendere il mistero divino. In ogni caso la prima volta che si incontra questa leggenda applicata ad Agostino corre nell'anno 1263. In margine va ricordata la disputa sul luogo dove si sarebbe svolto l'incontro tra Agostino e Gesù Bambino: sulla spiaggia di Civitavecchia o di Ippona ? Gli Eremitani e i Canonici si batterono a lungo sul tema, soprattutto perché ciascuno sosteneva che Agostino era stato il vero fondatore del loro Ordine religioso.