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PITTORI: Antonio Carneo

L'estasi di Sant'Agostino e altri santi

"L'estasi di Sant'Agostino" con altri santi

 

 

ANTONIO CARNEO

1670-1680

Udine, Collezione Privata

 

Estasi di S. Agostino

 

 

 

Segnalazione di Gilberto Ganzer

Nella presentazione dell'opera a cura di Gilberto Ganzer, leggiamo: Dopo più di un secolo si può ammirare uno dei capolavori della pittura del Seicento in Friuli: la celebre "Estasi di S. Agostino" a suo tempo segnalata dallo studioso Benno Geiger, quando era in possesso di un privato che l'aveva trovata in Udine. Lo studioso la diceva "arrotolata presso un antiquario e trasmigrata a quel che sembra, in Ungheria". La composizione veniva definita "larga e sontuosa, dai colori soavi con figure al primo piano che ricordano l'opera migliore dell'arte veneziana, lontana eco degli Apostoli esterrefatti dell'Assunta di Tiziano".

La tela veniva poi annotata nel corpus del Carneo da Aldo Rizzi che ne citava una probabile presenza in Ungheria. La Furlan rilevava come l'opera fosse ispirata ad una versione incisoria del "S. Agostino di Anversa" di Van Dyck e come la "Madonna con bambino" si ritrovasse nelle opere giovanili a lui ascritte. Di recente si possono anche annoverare le pale di S. Vito al Tagliamento (vedi F. Mez) e in collezione privata (vedi G. Ganzer) dove gli assetti cromatici rimandano a quest'opera ben più tarda con anche S. Nicola da Tolentino ed il padre agostiniano probabile committente.

Un'analisi più puntuale e precisa si può ora condurre grazie al ritrovamento e meritorio intervento dell'antiquario Copetti che l'ha restituita al patrimonio cittadino. Anche perché proprio dalla città di Udine era "trasmigrata" quest'opera fondamentale per il percorso artistico del Carneo e precisamente dalla struttura conventuale delle Mantellate ora Caserma di Prampero.

Il "Collegio" e la stessa Chiesa erano infatti dedicate a S. Agostino ed aveva avuto principio alla metà del XV secolo grazie alla Beata Elena Valentinis che con la sorella Perfetta lo aveva fondato. La Chiesa era stata rifabbricata nel 1664 in Borgo Pracchiuso ed il Collegio godeva della protezione della città che destinava al suo governo tre nobili per sindaco e provveditori. Rilevante è poi il richiamo alla figura femminile orante dal bianco velo vedovile, la Beata Elena Valentinis, accompagnata da un Santo di recente canonizzazione: S. Giovanni Nepomuceno, che era vissuto poco prima della Beata e il culto del quale si diffonderà presto anche nella regione friulana (nella vicina Chiesa Parrocchiale di S. Valentino il Santo veniva dipinto in una pala pochi anni dopo). La figura della Beata non è da confondersi con quella di Santa Monica, madre di S. Agostino e con lui spesso ritratta, in quanto anche per l'aspetto giovanile della Beata contrasterebbe con l'iconografia ben nota al pittore o al committente della Santa. Le vicende delle dispersioni delle opere d'arte delle Chiese friulane durante le soppressioni napoleoniche sono abbastanza note ed anche questa struttura conventuale ne subì le conseguenze. Venne soppresso nel 1810 ed il 30 maggio 1811 alienato a privati.

La Chiesa annessa nel 1823 venne parzialmente demolita e ristrutturata per altri usi. Nel 1836 il complesso venne acquistato dal Comune di Udine ed adibito prima a ospedale nell'epidemia di colera e poi a caserma. Nel 1880 veniva ceduto alla autorità militari come rileva la Cargnelutti che ne fornisce anche una puntuale planimetria. Delle opere ivi conservate se ne ricordano tre del Grassi: "la pala dell'altare maggiore con i due quadri laterali", quella del Ruggieri con il "Santo agostiniano Nicola da Tolentino e la Vergine" e una del Faci rappresentante la "Beata Chiara da Montefeltro", anch'essa dell'Ordine agostiniano. Gerolamo Asquini nelle sue "Notizie dei pittori del Friuli", manoscritto reso noto da Paolo Pastres, annota che nella Chiesa di S. Agostino c'erano quattro quadri con "Istorie del Vecchio Testamento" appesi alla Tribuna della Chiesa e ricordava ovviamente "la bellissima tavola di S. Tommaso di Villanova", che si vede nella Chiesa delle Monache di S. Lucia, già Chiesa agostiniana come il Santo raffigurato, che godeva della devozione della Beata Valentinis. L'importante opera restituisce alla città di Udine un significativo apporto alla sua storia devozionale, urbana ed artistica.

 

 

Antonio Carneo

Noto anche come Carniello, questo pittore nacque a Concordia Sagittaria nel 1637. Fu attivo in Veneto ed in Friuli, soprattutto a Udine, dove fu ospitato per oltre vent'anni dai conti Leonardo e Giovanni Battista Caiselli, che accettarono suoi quadri, in cambio dell'alloggio e del vitto. Secondo Guarienti suo padre Giacomo, pittore di un certo rilievo, fu il suo primo maestro e solo successivamente si sarebbe perfezionato studiando i pittori veneziani del Cinquecento. La prima opera nota, La Sacra Famiglia venerata dal luogotenente e dai deputati di Udine, firmata, databile nel 1667, riprende schemi palmeschi e padovanineschi. Nel 1689 ricevette una commessa per la pala della chiesa di S. Zenone di Fossalta di Portogruaro, consegnata nel 1690. Sempre nello stesso anno eseguì anche l'Educazione della Vergine e santi della chiesa di S. Cristoforo di Udine. Carneo si specializzò anche nella ritrattistica: suoi sono i quadri con Ferdinando di Prampero (datato 1668, Museo civico di Udine) e i successivi ritratti di Gentiluorno (villa Ottelio di Buttrio), di Giovanni Ghirardo (Museo civico di Udine), di Giovanni Battista e di Leonardo Caiselli (Udine, collezione privata). Fu un grande estimatore dello stile fiammingo e delle opere di Bernardo Strozzi e di Luca Giordano. La sua pennellata fu apprezzata per il naturale cromatismo, per la mescolanza di modelli figurativi veristici e di gusto rustico, per l'estro fantasioso. Temperamento focoso e appassionato, dotato di una curiosità penetrante, irrequieto e avido di sapere, Carneo coniuga le citazioni più eterogenee e dissonanti con una fantasia visionaria. Il suo è un universo figurativo quasi sempre senza sorriso, di intensa drammaticità, reso con una sintassi straziata, delirante.

Morì a Portogruaro nel 1692 e venne sepolto a Concordia. Nonostante la sua incostanza stilistica, dovuta al decentramento geografico e all'isolamento culturale, fu una delle personalità artistiche più dotate del Friuli e del Veneto. Un figlio, Giacomo, fu modesto pittore.