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Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Seicento: Vito CarreraPITTORI: Vito Carrera
Agostino vescovo combatte gli eretici
CARRERA VITO
1555 - 1631
Palermo, chiesa di sant'Agostino
Sant'Agostino vescovo abbatte le eresie ispirato dallo Spirito Santo
L'opera di Carrera conservata a Palermo, nella chiesa di sant'Agostino, presenta un discreto sant'Agostino. il santo è seduto in cattedra con in mano una penna il simbolo della forza del suo pensiero, grazie a cui ha diffuso fra i fedeli e conservato nei secoli una autentica interpretazione della dottrina cristiana. Malleus haereticorum, questo è stato per secoli il motto che lo ha contraddistinto: così ai suoi piedi Carrera ha posto gli eretici che vengono schiacciati dall'imponente figura di Agostino. Sotto l'abito episcopale si intravede la cocolla nera dei monaci agostiniani: tutto intorno al santo scopriamo degli angeli che sembrano festeggiare Agostino e soccorrerlo nella sua impresa.
La facciata della chiesa risale agli ultimi anni del Duecento. L'edificio fu costruito al tempo degli Angioini, intorno al 1275, nel luogo dove sorgeva la cappella della famiglia Maida. La fabbrica fu conclusa grazie alle famiglie Sclafani e Chiaramonte, che apposero i loro stemmi ai lati della facciata ancora oggi visibili.
Il portale quattrocentesco, che denota un gusto fastoso caratterizzato da un'esuberante decorazione, forse è opera del Gagini e del Mancino. L'interno è ricchissimo di stucchi del Serpotta.
Immagini di santi agostiniani sono incastonate all'interno di tondi circondati da elementi vegetali. L'interno si presenta a navata unica ed è l'esito delle numerose trasformazioni seicentesche. Giacomo Serpotta, al quale si deve l'intervento decorativo fra il 1711 e il 1729 delle pareti spoglie, realizzò una fantastica architettura ornamentale in stucco arricchita da immagini allegoriche e santi.
Al lato settentrionale della chiesa è associato un chiostro terminato nel 1560 e attribuito a Vincenzo Gagini.
La pala che si trova sull'altare di sant'Agostino raffigura il santo mentre volge lo sguardo verso il cielo per ricevere ispirazione ai suoi scritti. Il santo leva la mano dallo scrittoio dove sono accatastati alcuni libri e la volge verso alcuni angioletti che volteggiano in alto.
Sopra la tela la cornice dell'altare propone un'opera in stucco del Serpotta che raffigura la fede che impugna un cuore fiammante, simbolo agostiniano del suo amore smisurato per Dio, da cui riceve continuamente un conforto e uno stimolo a scrivere.
La scena è stata ripresa più volte da diversi artisti, che hanno rappresentato il santo nel suo scrittoio seduto in atto di scrivere. La scena è spesso il complemento o l'ambientazione preferita per le rappresentazione tradizionali di Agostino vescovo e Dottore della Chiesa: sua caratteristica è proprio quella di avere scritto un gran numero di opere. La scena tuttavia qualche volta viene scambiata dagli artisti con quella del sogno di san Gerolamo, che si svolge anch'essa nello studiolo del santo mentre è intento a scrivere.
"Qualunque cosa, diversa da sé, pensi l'uomo, un oggetto che è stato fabbricato non sarà mai simile a colui che lo ha fatto ... Dio è ineffabile, più facilmente diciamo ciò che non è, anziché ciò che è.
Pensi alla terra: Dio non è questo! Pensi al mare: Dio non è questo!
Pensi a tutte le cose che sono sulla terra, agli uomini e agli animali: Dio non è questo!
A tutte le cose che sono in mare o che volano in aria: Dio non è questo!
A ciò che splende nel cielo, le stelle, il sole, la luna: Dio non è questo! Pensi al cielo: Dio non è questo!
Pensi agli angeli, alle virtù, alle potestà, agli arcangeli, ai troni, alle sedi, alle dominazioni: Dio non è questo!
E che cosa è? Questo solo ho potuto dire: ciò che non è. Mi chiedi che cosa è?
Ciò che occhio non ha visto, né orecchio ha udito, né è penetrato nel cuore dell'uomo. Come pretendi che salga sulla lingua ciò che non è entrato nel cuore?"
AGOSTINO, Esposizione sui Salmi, 85, 8-12