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MAESTRO UMBRO
1625
Castel Viscardi, chiesa di sant'Agostino
Agostino e il Bambino sulla spiaggia
Il quadro si trova nella ex-chiesetta di sant'Agostino a Castel Viscardi in Umbria. L'opera realizzata nel primo Seicento raffigura una celebre leggenda che vede protagonista sant'Agostino nella sua ricerca di conoscere il mistero della Trinità, che il pittore ha espresso nella fascia superiore fra le nuvole che sovrastano la scena principale in basso.
Questa leggenda è stata studiata da L. Pillion in La Légende de s. Jérome in Gazette des Beaux-Arts del 1908. L'episodio che godrà di molta fortuna nella iconografia agostiniana riprende un testo della Lettera apocrifa a Cirillo che avrebbe scritto lo stesso Agostino. In un passo Agostino ricorda una rivelazione divina con queste parole: "Augustine, Augustine, quid quaeris ? Putasne brevi immittere vasculo mare totum ?".
Questa leggenda si troverebbe forse già nel XIII secolo, sotto forma di exemplum, in uno scritto di Cesare d'Heisterbach (cfr. H. I. Marrou, Saint Augustin et l'ange, une légende médioévale, in l'Homme devant Dieu, Mélanges offerts au P. de Lubac, II, 1964, 137-149).
Questa leggenda sulla Trinità soppiantò ben presto la leggenda della Vedova che trattava dello stesso argomento della Trinità.
L'episodio descritto in questa leggenda è abbastanza noto: Agostino, grande indagatore del problema del Bene e del Male, un giorno passeggiava per una spiaggia quando incontrò un bambino-angelo che con un secchiello prendeva dell'acqua di mare e la versava in una piccola cavità nella sabbia. Alla domanda del Santo su che cosa stesse facendo, il bambino avrebbe risposto che voleva porre tutto il mare dentro quel buco. Quando il Santo gli fece notare che ciò era impossibile, il bambino avrebbe replicato che così come non era possibile versare tutto il mare dentro la buca allo stesso modo era impossibile che i misteri di Dio e della SS. Trinità entrassero nella sua piccola testa di uomo.
Ciò detto sparì, lasciando il grande filosofo nell'angoscia più completa.
La chiesa che nel passato era dedicata al culto di Sant'Agostino in origine era nota come chiesa della "Madonna del Giardino". Di questa chiesa si hanno notizie dal 1616, quando vi era costituita la confraternita del SS. mo Sacramento.
La struttura si trovava extra et prope, cioè nelle vicinanze del Castello. Probabilmente è una delle prime costruzioni che sorsero al di fuori delle mura dell'incastellamento di fine Duecento.
La denominazione originaria quasi certamente allora signore e proprietario del castello.
L'anno successivo fu concesso il privilegio, con breve di papa Paolo V del 24 Luglio 1609, di poter organizzare a Castel Viscardo una fiera detta "di Sant'Agostino" nel giorno della festa del santo. Inizialmente la denominazione di sant'Agostino riguardava l'oratorio della confraternita, un piccolo edificio adibito alle riunioni religiose, che era annesso alla chiesa della Madonna del Giardino. Nel 1625 venne benedetto e riguardo alla cerimonia il parroco don Francesco Bellarmino scrisse a Giovanni Battista Veralli in questi termini: "Questa mattina, con la gratia di Dio, con gran Solennità e intervento di forastieri io hò consacrato e benedetto l'Oratorio attaccato alla Maddonna del Giardino, ad onore del suo Avvocato Sant'Agostino, e ci hò cantato la prima Messa, volendo anco costoro quanto prima farsi il Quadro".
Quale fosse questo quadro è oggi noto: venne realizzato quello stesso anno e raffigura il mistero della Trinità attraverso una leggenda medioevale che vede protagonisti lo stesso Agostino e un Bambino in riva al mare.
Nel 1670 i confratelli discussero circa la necessità di restaurare la struttura cercando l'aiuto del marchese Orazio Spada. Due anni dopo costui poteva annotare: "A Castel Viscardo fu finito d'ingrandire, et ornare la Chiesa di Sant'Agostino della Compagnia del SS. mo Sagramento". Dopo il 1950 la chiesa ha subito cambiamenti strutturali importanti, modificando la sua destinazione d'uso, tanto che è divenuta sede dell'asilo parrocchiale, sala riunioni, sala prove per la banda, aula per il catechismo.