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PITTORI: Maestro di sant'Agostino

Sant'Agostino sconfigge gli eretici

Sant'Agostino sconfigge gli eretici

 

 

MAESTRO DI SANT'AGOSTINO

1615

Catania, chiesa di sant'Agostino

 

Sant'Agostino sconfigge gli eretici

 

 

 

La statua si trova nella facciata della chiesa di sant'Agostino a Catania. L'edificio fu costruita nella zona centrale della città. Splendido esempio del Barocco catanese, venne eretta nel 1615, su disegno e per opera di G. Palazzotto, il quale tenne fede al proprio stile architettonico, costituendo un valoroso contributo per la città di Catania. Fu originariamente dedicata a S. Giacomo e solo successivamente venne intitolata a sant'Agostino. Nel 1637 i frati agostiniani, per avvicinarsi al centro abitato, affiancarono il loro convento all'edificio, trasferendosi da un luogo presso la chiesa di S. Domenico, fuori dal nucleo urbano.

Ricostruita dopo il terremoto del 1693, la chiesa ha una pianta ad unica navata e un prospetto di tipo barocco. L'interno è abbellito dall'antico altare maggiore, di marmo con Crocifisso in legno. Si susseguono quindi sei cappelle laterali con altari in marmo.

L'ingresso della chiesa, sopraelevato rispetto al manto stradale, si presenta con quattro colonne in stile corinzio ed una simmetria tra la parte inferiore e superiore dell'edificio. In alto troviamo un finestrone innestato su colonne che facilita l'ingresso della luce solare al suo interno. Ai margini esterni vi sono due statue che raffigurano sant'Agostino che vince gli eretici e san Tommaso da Villanova che fa l'elemosina ai poveri.

Il santo sentì profondamente la necessità di difendere l'ortodossia cristiana dalle eresie che imperversavano nel suo secolo. Nel corso della polemica contro i manichei e la loro visione dualistica dell'universo Agostino tende a sottolineare la bontà della creazione, la trascendenza di Dio e la superiorità dello spirito sulla carne. Nei confronti del donatismo Agostino sostenne che la Chiesa è un insieme di fedeli visibile, composta sia di santi che di peccatori. L'efficacia dei sacramenti non dipende dalla moralità di chi li amministra, ma dalla grazia di Dio che opera attraverso di loro. In disaccordo con Pelagio, che predicava la capacità dell'uomo di produrre e di scegliere il bene (di salvarsi pertanto usando le sue sole forze) Agostino ribadisce la realtà del peccato originale e pertanto l'urgenza della grazia divina per ottenere la salvezza (De natura et gratia).

 

Questi errori ... cercavamo di confutarli ... allo scopo che anche Pelagio, venendone a conoscenza, li correggesse senza essere attaccato personalmente: in tal modo sarebbe stata eliminata la sua funesta dottrina e gli sarebbe stata risparmiata la confusione ... Furono pertanto inviati alla Sede Apostolica dai due Concili di Cartagine e di Milevi rapporti concernenti tale questione prima che arrivassero in mano nostra o nell'Africa i verbali del processo ecclesiastico in cui si afferma che Pelagio si sia giustificato davanti ai vescovi della Palestina.

AGOSTINO, Lettera 186, 2 a Paolino