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PITTORI: Cerrini Giovanni

Sant'Agostino addita alla Religione il libro delle sue opere alla Gallaeria Palatina di Firenze

Sant'Agostino addita alla Religione il libro delle sue opere

 

 

CERRINI GIOVANNI

1640 - 1660

Firenze, Galleria Palatina

 

Sant'Agostino addita alla Religione il libro delle sue opere

 

 

 

Quest'opera di Giovanni Domenico Cerrini, detto il Cavalier Perugino, raffigura sant'Agostino che addita alla Religione il libro delle sue opere. L'opera è conservata a Firenze presso la Galleria Palatina e misura 50 × 76 cm.

In uno scenario aperto sulla natura, Agostino, al centro della scena, vestito da monaco, si presenta alla Vergine, che tiene in braccio il Bambino, per presentarle il frutto della sua attività.

Intorno alla madonna ci sono vari altri personaggi che assistono alla scena incuriositi e attenti all'offerta che Agostino sta compiendo. A sinistra della scena si apre un grande squarcio panoramico che getta l'occhio verso un orizzonte lontano molto luminoso dove si intravede un alto monte.

Questa tematica iconografica non è molto comune nelle rappresentazioni di sant'Agostino ed esprime la volontà di mostrare direttamente l'immenso sforzo intellettuale che Agostino compì per il bene della Chiesa e per garantire la sua ortodossia.

 

 

 

Cerrini Gian Domenico

Gian Domenico Cerrini noto anche come il Cavalier Perugino (Perugia, 1609 - Roma, 1681) si è formato sulla tradizione classicista bolognese e nel suo percorso artistico si indirizzò verso le nuove soluzioni barocche. Cerrini si formò alla bottega romana di Guido Reni, dove conobbe la pittura di Giovanni Lanfranco e del Guercino, del Domenichino e di Andrea Sacchi riuscendo a sviluppare uno stile con figure dai contorni ondulati e morbidi, rese con un colore chiaro e lattiginoso. Grazie ai buoni rapporti con la famiglia Spada, soprattutto con il cardinale Bernardino, l'artista ottenne negli anni 1630-1640 alcune delle maggiori commesse artistiche, lavorando per le più importanti famiglie romane. Frequentò Giulio Rospigliosi, futuro papa Clemente IX, da cui ricevette la commissionare per la decorazione della cupola di Santa Maria della Vittoria a Roma, realizzata tra il 1654 e il 1655. Successivamente lavora alla Cappella Cornaro.

Dopo questa impresa, si levarono forti critiche che portarono alla pubblicazione, nel 1656, di un libretto di poesie in difesa dell'artista, anche se il vero destinatario del componimento fu il cardinal Rospigliosi. Per sfuggire alle critiche l'artista si trasferì tosto a Firenze, presso la corte medicea fino al 1661, realizzando numerose opere classiciste, tra cui il Mosè e Aronne, del 1660 circa, conservato all'Accademia Petrarca di Arezzo, dove l'intonazione sacchiana s'innesta su un impianto classicista di matrice reniana. Tornato a Roma, la sua pittura, come nelle opere Venere e Anchise (oggi a Berlino, Bode Museum); Cristo e la Samaritana (attualmente a Roma, Palazzo Barberini); Il tempo aggredisce la bellezza (a Madrid, Museo del Prado), si orientò verso soluzioni barocche con figure, dai panneggi agitati, in movimento e dai colori squillanti.