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PITTORI: Elisabeth Chéron

Santa Cecilia con sant'Agostino e altri santi

Santa Cecilia con sant'Agostino e altri santi

 

 

ELISABETH CHERON LE HAY

1670-1690

Utrecht, Museum Catharijneconvent

 

Santa Cecilia con sant'Agostino e altri santi

 

 

 

La stampa è una riproduzione di una celebre opera di Raffaello. Come recita la didascalia l'incisione è stata "gravé sur le Dessin original de Raphael, tiré du Cabinet de Mr. de Piles, par Elisabeth Chéron Le Hay."

Poco sotto si leggono i nomi dei santi raffigurati :Santa Cecilia, la Maddalena, S. Agostino, Giovanni Evangelista e san Paolo.

Rispetto all'originale l'autrice ha portato alcune varianti rispetto alla posizione dei santi e in parte al loro atteggiamento. In tal senso Agostino è uno fra i più penalizzati, perchè sembra estraniarsi dalla scena.

La celebrità di questo dipinto raffaellesco è testimoniata dalle numerose copie che vennero eseguite nel tempo. Fu tra le opere predilette dai Carracci e Guido Reni, e il suo soggetto e la sua tecnica realizzativa diede un fondamentale impulso allo sviluppo del classicismo nel Seicento. Nella storia delle pale d'altare, la Santa Cecilia raffaellesca fu un'opera estremamente innovativa, poichè eliminò l'immagine tradizionale della divinità e la devozione dei personaggi. Assegnò piuttosto all'estasi il tema principale della scena: Cristo, in questa prospettiva, è implicitamente contenuto nell'atteggiamento della santa, tanto che non c'è bisogno di raffigurarne la presenza.

L'opera originale di Raffaello fu commissionata da Elena Duglioli, una pia nobildonna bolognese poi beata, per la cappella consacrata alla santa Cecilia nella chiesa di San Giovanni in Monte. Un documento del 1514 cita il nome della nobildonna, moglie di Benedetto dell'Oglio, la cui vita spirituale si ispirava a quella della santa, di cui aveva ricevuto una reliquia dal cardinale Alidosi, legato pontificio a Bologna. La commissione della pala a Raffaello fu caldeggiata dal canonico fiorentino e futuro vescovo di Pistoia Antonio Pucci, con l'interessamento del cardinale Lorenzo Pucci. Trafugata da Napoleone a Parigi nel 1798, la tavola ritornò in Italia su tela nel 1815.

Come nella tavola raffaellesca Santa Cecilia è al centro della sacra conversazione ed è raffigurata a piena figura. Abbandonati gli strumenti musicali a terra di cui è protettrice, Cecilia volge uno sguardo al cielo dove è apparso un coro angelico che intona una melodia celestiale. Tra le mani trattiene a stento un organetto portatile, da sui si stanno sfilando due canne. Gli strumenti musicali vecchi o rotti, una viola, un triangolo, due flauti, dei sonagli, due tamburelli con la pelle lacera rimandano alla caducità della musica "terrena", dato che i flauti, i tamburelli ed i cembali, sono connessi al culto di Bacco.

Attorno a Cecilia, l'unica capace di ascoltare la musica celeste, si trovano quattro santi a semicerchio, che rievocano la forma della "cantoria" celeste. A sinistra Maria Maddalena tiene in mano l'ampolla degli unguenti, mentre sant'Agostino, al suo fianco, è vestito con un piviale ricamato. Il suo sguardo è rivolto verso terra. San Paolo, a destra, è vestito di camice e regge la spada. Ha un atteggiamento meditativo e dà le spalle a chi osserva. San Giovanni evangelista in secondo piano, è riconoscibile dal libro ai suoi piedi su cui si trova l'aquila; il suo sguardo si incrocia con quello dello spettatore. La scelta di questi quattro santi si lega al tema dell'ascesa al cielo e dell'estasi: Giovanni e Maddalena secondo la tradizione ascesero al cielo, mentre Paolo e Agostino ebbero visioni dirette di Dio.

 

 

Elisabeth Sophie Chéron

Nacque a Parigi nel 1648 e vi morì nel 1711. Suo padre la educò fin da bambina nelle arti della smaltatura e della pittura in miniatura. Suo padre era calvinista e sua madre era una fervente cattolica romana: passato un anno in convento Elisabetta abbracciò la fede cattolica. A 22 anni fu ammessa alla Académie Royale come ritrattista. Era la quarta donna che riusciva ad entrare in Accademia, dopo Catherine Girardon e Madeleine e Geneviève, le due figlie di Luigi de Boullogne. Parlava correntemente ebraico, greco e latino e il suo talento letterario si affermò con la pubblicazione nel 1694 del libro "Essay de pseaumes et cantiques mis en vers, et enrichis de figures". Aiutò il fratello Luigi a studiato arte in Italia. Nel 1692, all'età di 60 anni, sposò Jacques Le Hay, ingegnere del Re. Dopo il matrimonio fu conosciuta come Madame Le Hay. Morì a settantatre anni e venne sepolta nella chiesa di Saint-Sulpice a Parigi.