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PITTORI: Maestro di Chiavenna

Agostino e il bambino sulla spiaggia (foto Pozzi Sandro)

Agostino e il bambino sulla spiaggia

 

 

MAESTRO DI CHIAVENNA

1642-1650

Chiavenna, ex monastero suore agostiniane

 

Agostino e il bambino sulla spiaggia

 

 

 

Questo affresco si trova nell'ex convento delle suore Agostiniane di Chiavenna. Lo stabile si trova nei pressi della stazione ferroviaria. Da Piazza Giovanni Bertacchi si giunge nella Via delle Agostiniane, dove sulla destra di Piazza S. Pietro; si trova l'entrata dell'ex convento.

Annesso alla chiesa di San Pietro apostolo, lo stabile fu costruito nel 1642 con aggiunte fino al 1655 e nel 1725. Fu soppresso nel 1798 in conformità alle disposizioni delle leggi napoleoniche. Divenuto proprietà dello Stato, fu infine venduto a privati.

Nel portico, sorretto da grosse colonne in pietra ollare, si trova un affresco di Sant'Agostino, mentre un secondo dipinto che raffigura la Sacra Famiglia si trova in quello che una volta era il refettorio.

Alcuni elementi del monastero vennero riutilizzati: ad esempio nel 1863 la parrocchia di Prosto acquistò dal Comune di Chiavenna una campana di 200 kg fusa nel 1616, che proveniva dal soppresso convento della suore agostiniane

Il santuario della Madonna di Loreto, sorto a Chiavenna nel 1618, conserva nella cappella di destra un grande Crocifisso seicentesco in legno, proveniente dalla chiesa di San Pietro, che era annessa al convento delle suore agostiniane.

L'affresco in questione riprende una tematica diffusa nel Seicento e legata alle tradizioni leggendarie che vedono protagonista Agostino.

Questa leggenda è stata studiata da L. Pillion in La Légende de s. Jérome in Gazette des Beaux-Arts del 1908. L'episodio che godrà di molta fortuna nella iconografia agostiniana riprende un testo della Lettera apocrifa a Cirillo che avrebbe scritto lo stesso Agostino. In un passo Agostino ricorda una rivelazione divina con queste parole: "Augustine, Augustine, quid quaeris ? Putasne brevi immittere vasculo mare totum ?".

Questa leggenda si troverebbe forse già nel XIII secolo, sotto forma di exemplum, in uno scritto di Cesare d'Heisterbach (cfr. H. I. Marrou, Saint Augustin et l'ange, une légende médioévale, in l'Homme devant Dieu, Mélanges offerts au P. de Lubac, II, 1964, 137-149).

Questa leggenda sulla Trinità soppiantò ben presto la leggenda della Vedova che trattava dello stesso argomento della Trinità, che nell'affresco viene raffigurata in alto alla scena assisa sulle nubi..

L'episodio descritto è abbastanza noto: Agostino, grande indagatore del problema del Bene e del Male, un giorno passeggiava per una spiaggia quando incontrò un bambino-angelo che con un secchiello prendeva dell'acqua di mare e la versava in una piccola cavità nella sabbia. Alla domanda del Santo su che cosa stesse facendo, il bambino avrebbe risposto che voleva porre tutto il mare dentro quel buco. Quando il Santo gli fece notare che ciò era impossibile, il bambino avrebbe replicato che così come non era possibile versare tutto il mare dentro la buca allo stesso modo era impossibile che i misteri di Dio e della SS. Trinità entrassero nella sua piccola testa di uomo.

Ciò detto sparì, lasciando il grande filosofo nell'angoscia più completa. Secondo il parere di alcuni studiosi di parabole e leggende la narrazione potrebbe essere considerata un sogno effettivamente fantasticato dal Santo. Altri aggiungono che forse il colloquio non si sarebbe svolto esattamente come è stato raccontato, perché, prima di sparire, il Santo aveva potuto a sua volta replicare che la risposta non lo convinceva, in quanto - avrebbe obiettato - il mare e i misteri di Dio sono due realtà assai diverse. Pur impossibile, sarebbe stato teoricamente verosimile immaginare il versamento del mare in una buca e allora allo stesso modo si sarebbe potuto supporre che i misteri divini avrebbero potuto entrare in un cervello umano adatto allo scopo e se l'uomo non aveva ricevuto una mente con tali qualità la colpa sarebbe da imputare a Dio, che non aveva appunto voluto che i suoi misteri fossero concepiti dall'uomo, per lasciarlo nell'ignoranza e nel dubbio più atroci.

"Perché Dio non vuole essere capito?" avrebbe domandato il Santo al pargolo divenuto improvvisamente pensieroso. "Te lo dimostro subito" rispose il bambino dopo un momento di perplessità e così, mentre parlava, con il secchiello divenuto improvvisamente grandissimo e mostruoso, in un sol colpo raccolse l'acqua del mare, prosciugandolo, e la pose nella buca, che si allargò a dismisura fino ad inghiottire il mondo. A quella vista il Santo si svegliò con le lacrime agli occhi e capì.

Come spesso capita nella raffigurazione di questa scena, il santo indossa la tunica nera dei monaci agostiniani e si erge in piedi lungo una spiaggia, la cui marina è efficacemente resa dal mare sullo sfondo e dalle navi all'orizzonte. Ai piedi del santo un angioletto tiene fra le mani i simboli della sua dignità episcopale.