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PITTORI: Crespi Daniele

Sant'Agostino allo scrittoio

Sant'Agostino allo scrittoio

 

 

CRESPI DANIELE

1625-1630

Milano, Collezione privata

 

Sant'Agostino allo scrittoio che scrive un trattato

 

 

 

La tela è opera di Daniele Crespi, un pittore lombardo del primo Seicento, attivo a Milano. Il dipinto misura cm 87 in altezza e 69 in larghezza e raffigura un sant'Agostino a mezzo busto che sta scrivendo su un libro con una penna.

Il santo indossa i paramenti vescovili, con in testa la mitra. un'aureola gli cinge il capo. Il suo volto, di persona matura ed autorevole, esprime una forza interiore ricca di spiritualità e desiderosa di conoscere. Gli occhi puntati verso un obiettivo sconosciuto all'osservatore indicano il desiderio di una ispirazione da tradurre su carta con le dita della mano pronte all'opera.

Una folta barba nerastra gli copre il viso secondo la consuetudine iconografica del santo.

La scena è stata ripresa più volte da diversi artisti, che hanno rappresentato il santo nel suo scrittoio seduto in atto di scrivere. La scena è spesso il complemento o l'ambientazione preferita per le rappresentazioni tradizionali di Agostino vescovo e Dottore della Chiesa: sua caratteristica è proprio quella di avere scritto un gran numero di opere.

 

 

Daniele Crespi

Nativo di Busto Arsizio (vi nacque nel 1598), Daniele Crespi si formò alla scuola di pittura che era istituita da Federico Borromeo presso la Pinacoteca Ambrosiana. Suo maestro fu Cerano, famoso pittore della sua epoca. La sua formazione artistica fu principalmente influenzata dal manierismo accademico di Camillo Procaccini, da quello più sofferto di Cerano, dal realismo di Andrea De Ferrari, del Morazzone, di Rubens, di Van Dyck e dei pittori spagnoli come Zurbarán. Si narra che si sia macchiato di omicidio e che per questa ragione si sia rifugiato nella Certosa di Milano. Morì vittima della peste nel 1630.

Le opere più significative di Crespi dove raggiunse l'apice della sua arte le scopriamo nella tela de La cena di San Carlo Borromeo (a Milano nella chiesa di Santa Maria della Passione) e nel ciclo dedicato a san Bruno terminato nel 1629 nella Certosa di Garegnano nota anche come Certosa di Milano. In quest'ultimo ciclo il suo stile si connota per alcune novità che vengono introdotte nella lettura e nell'analisi del tema, come la definizione degli ambienti, gli scenari architettonici, e l'indagine psicologica dei personaggi.