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PITTORI: Della Vecchia Pietro

I Santi Agostino e Chiara da Montefalco con il Padre Eterno

Agostino e Chiara con il Padre Eterno

 

 

DELLA VECCHIA PIETRO

1672

Pordenone, Duomo Concattedrale di San Marco, cappella di sant'Agostino

 

I Santi Agostino e Chiara da Montefalco con il Padre Eterno

 

 

 

 

La scena rappresenta un particolare della grandiosa scena raffigurata. L'opera risale al tardo Seicento ed è conservata nel Duomo di Pordenone o Concattedrale di san Marco, nella cappella di sant'Agostino. L'altare della cappella è opera del Bettini (1753). Agostino vi è raffigurato da vescovo, regge con la destra il bastone pastorale, mentre con la sinistra impugna un libro chiuso.

Il bastone è altresì impugnato da un bambino con in mano un cucchiaio, il tradizionale simbolo riferito ad un celebre episodio leggendario medioevale che ricorda la tenacia con cui Agostino cercò di comprendere il mistero della Trinità. Sulla destra è stata raffigurata Santa Chiara in abito monastico con in mano un crocifisso. Sullo sfondo si apre un dolce panorama agreste. In alto appare dio in una moltitudine di angeli.

La tela in origine era collocata nella chiesa cittadina di San Giorgio. Questa origine fa supporre che la santa sia da identificare piuttosto con Monica, dato che nella iconografia adottata dalle confraternite dei Cinturati, una cui sezione era presente anche in San Giorgio, il soggetto risponde alla Madonna in gloria con i santi Agostino in paludamenti vescovili e Monica in abito monacale. Fra i due si colloca un angioletto reggente un pastorale e un cucchiaio, dettaglio questo che si riferisce ad un episodio della vita del santo vescovo di Ippona (da "Duomo Concattedrale San Marco Pordenone di Paolo Goi e Anna Comoretto e da "Madonna in gloria ed i Santi Agostino e Monica. Pietro Muttoni detto della Vecchia 1672" in Opuscolo informativo a seguito del restauro della tela "Madonna in gloria ed i Santi Agostino e Monica. Pietro Muttoni detto della Vecchia 1672 "...). La pala ha subito numerosi restauri nel corso del tempo. I più recenti restauri risalgono al 1972 e al 2014.

 

S. Chiara da Montefalco è monaca agostiniana di prima grandezza, la cui vita e la cui morte sono avvolte da uno stupendo alone di mistero e di misticismo. Quanto sappiamo è testimoniato da Donadieu de Saint-Affrique, che nel 1308 e nel 1309 governava la diocesi di Spoleto. Il 21 agosto del 1308, esattamente quattro giorni dopo la morte di Chiara, Berengario andò a cavallo a Montefalco dove scoprì i straordinari fatti miracolosi che avevano contraddistinto la sua vita fin oltre la morte.

Chiara nasce da Damiano e Iacopa in una zona vicina al "Castellare" in prossimità della chiesa di San Giovanni Battista a Montefalco (concessa nel 1275 dal Comune agli agostiniani e da questi ricostruita e dedicata a sant'Agostino). Sua sorella Giovanna fonda, con l'aiuto economico del padre, il reclusorio di san Leonardo, di cui diventa la prima rettrice; le donne lì si ritirano vivendo rinchiuse e pregando, ispirandosi alla regola di Francesco d'Assisi, che tuttavia ancora non pienamente riconosciuta a quel tempo.

Dopo la morte di Giovanna e nonostante la giovane età (aveva appena 23 anni), Chiara, che era entrata in convento, ne prende il posto di badessa. Chiara fu per le sue suore "madre, maestra e direttrice spirituale". Non lascia scritti eppure, nonostante che la sua vita si dipani nella stretta osservanza della regola monastica, riesce a mantenere un dialogo con il mondo fuori dal monastero. Personaggi illustri come i cardinali Giacomo e Pietro Colonna, Napoleone Orsini, il francescano Ubertino da Casale e tanti altri si rivolgono a Chiara per consigli in materia spirituale. Le sue parole sono descritte come "un fuoco, da cui venivano illuminate, consolate ed accese le menti di tutti coloro che l'ascoltavano".

Nel 1303 promuove l'ampliamento del monastero e la costruzione della chiesa di Santa Croce con l'approvazione del Vescovo di Spoleto che invia la prima pietra benedetta. È qui che, dopo cinque anni, nel 1308, Chiara, ormai ammalata, vuole essere trasportata per poi morirvi e trovarvi sepoltura.

 

Pietro della Vecchia

Pietro Muttoni, detto Pietro della Vecchia (Venezia, 1603 - Vicenza, 1678) studiò, con ogni probabilità, presso Alessandro Varotari, detto il Padovanino, derivando da questo l'interesse verso la pittura veneta cinquecentesca, in particolar modo quella di Tiziano e Giorgione. Elogiato da Marco Boschini, suo contemporaneo, come "simia di Zorzon", imitatore di Giorgione, Della Vecchia è conosciuto soprattutto per l'abilità con cui riproduceva lo stile dei maestri veneti del XVI secolo. E' anche conosciuto per la sua pittura di genere grottesco, nonché per l'attività di ritrattista. In quanto pittore ufficiale della Repubblica Veneta ricevette la commissione per la realizzazione dei cartoni dei mosaici della Basilica di San Marco, attività che lo terrà impegnato dal 1640 al 1673. Sposò Clorinda Renieri, pittrice anch'essa, e figlia del fiammingo Nicolas Régnier, pittore e mercante d'arte, col quale il della Vecchia strinse rapporti d'affari.