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Morte di Agostino
DE DOORT EVERARDO
1616
Pavia, chiesa S. Maria delle Grazie
Morte di Agostino
La tela raffigura l'episodio della morte di sant'Agostino. Il dipinto viene attribuito al pittore Everardo De Doort, tenuto conto che in basso a sinistra si legge, scritto a pennello, EVERARDUS DOORT/ BELGE PINGEBAT PAPIAE/ 1616.
Il quadro, dipinto su tela con la tecnica della pittura a olio, nel 1777 viene citato da Bartoli, che lo ricorda esistente nella chiesa di S. Epifanio. L'opera di De Doort ha una struttura che si sviluppa su due piani, entrambi alquanto affollati di personaggi. Nel piano inferiore si assiste al trapasso di Agostino, che è disteso sul suo letto attorniato da una moltitudine di chierici e preti. Al suo fianco destro un sacerdote recita della preghiere e altrettanto fanno altri religiosi alla sua sinistra. Il primo regge nella mano sinistra un libro aperto che sta leggendo, mentre al fianco un altro con la mano indica il letto di Agostino. Un terzo con le mani giunte è concentrato nell'offrire la sua preghiera.
Davanti al letto alcuni chierici sono inginocchiati nella speranza offerta dalla preghiera. La persona al centro regge con la mano sinistra un cero. Nella fascia superiore si muovono invece molti angeli che osservano con attenzione l'intera scena. Uno di loro si stacca dagli altri e volando ad ali dispiegate giunge presso Agostino aprendo le mani in segno di accoglienza.
Agostino morì il 28 agosto 430 mentre i Vandali di Genserico stanno assediando la città di Ippona, di cui era vescovo.
31. 1. Quel sant'uomo, nella lunga vita che Dio gli aveva concesso per l'utilità e il bene della santa chiesa (infatti visse 76 anni, e circa 40 anni da prete e vescovo), parlando con noi familiarmente era solito dire che, ricevuto il battesimo, neppure i cristiani e i sacerdoti più apprezzati debbono separarsi dal corpo senza degna e adatta penitenza.
31. 2. In tal modo egli si comportò nella sua ultima malattia: fece trascrivere i salmi davidici che trattano della penitenza - sono molto pochi - e fece affiggere i fogli contro la parete, così che stando a letto durante la sua infermità li poteva vedere e leggere, e piangeva ininterrottamente a calde lacrime.
31. 3. Perché nessuno disturbasse il suo raccoglimento, circa dieci giorni prima di morire, disse a noi, che lo assistevamo, di non far entrare nessuno, se non soltanto nelle ore in cui i medici entravano a visitarlo o gli si portava da mangiare. La sua disposizione fu osservata, ed egli in tutto quel tempo stette in preghiera.
31. 4. Fino alla sua ultima malattia predicò in chiesa la parola di Dio ininterrottamente, con zelo e con forza, con lucidità e intelligenza.
31. 5. Conservando intatte tutte le membra del corpo, sani la vista e l'udito, mentre noi eravamo presenti osservavamo e pregavamo, egli - come fu scritto - si addormentò coi suoi padri, in prospera vecchiaia (1 Re, 2, 10). Per accompagnare la deposizione del suo corpo, fu offerto a Dio il sacrificio in nostra presenza, e poi fu sepolto.
31. 6. Non fece testamento, perché povero di Dio non aveva motivo di farlo. Raccomandava sempre di conservare diligentemente per i posteri la biblioteca della chiesa con tutti i codici. Quel che la chiesa aveva di suppellettili e ornamenti, affidò al prete che alle sue dipendenze curava l'amministrazione della casa annessa alla chiesa.
31. 7. Né durante la vita né al momento di morire trattò i suoi parenti, sia quelli dediti alla vita monastica sia quelli di fuori, nel modo consueto nel mondo. Quando viveva, dava a costoro, se era necessario, quel che usava dare agli altri, non perché avessero ricchezze ma perché non fossero poveri e non lo fossero troppo.
31. 8. Lasciò alla chiesa clero abbondante e monasteri di uomini e donne praticanti la continenza con i loro superiori; inoltre, biblioteche contenenti libri e prediche sia suoi sia di altri santi, dai quali si può conoscere quanta sia stata, per dono di Dio, la sua grandezza nella chiesa e nei quali i fedeli lo trovano sempre vivo. In tal senso un poeta pagano, disponendo che i suoi gli facessero la tomba in luogo pubblico ed elevato, dettò questa epigrafe: Vuoi sapere, o viandante, che il poeta vive dopo la morte? Ecco, io dico ciò che tu leggi: la tua voce è la mia.
POSSIDIO, Gesta Augustini 31, 1 - 8
Morì nella pace del Signore alla presenza dei suoi monaci che pregavano, in età di 77 anni, dopo quarant'anni di episcopato. Morì senza far testamento perchè nella sua povertà evangelica nulla aveva di cui potesse disporre.
JACOPO DA VARAGINE, Legenda Aurea