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Sant'Agostino e il bambino sulla spiaggia
DUGHET GASPAD
1651-1653
Galleria Dora Pamphili, Roma
Sant'Agostino e il bambino sulla spiaggia
L'opera di Gaspar Dughet affronta un tema caro alla iconografia agostiniana. Si tratta della questione della Trinità che il santo affrontò più volte, dedicando, fra l'altro, a questo tema un'intera opera, il De Trinitate. L'episodio che godrà di molta fortuna nella iconografia agostiniana riprende un testo della Lettera apocrifa a Cirillo che avrebbe scritto lo stesso Agostino. In un passo Agostino ricorda una rivelazione divina con queste parole: "Augustine, Augustine, quid quaeris ? Putasne brevi immittere vasculo mare totum ?".
Questa leggenda si troverebbe forse già nel XIII secolo, sotto forma di exemplum, in uno scritto di Cesare d'Heisterbach e soppiantò nell'iconografia tradizionale simbolica leggenda della Vedova che trattava dello stesso argomento della Trinità. L'origine di questa tematica iconografica non proverrebbe dunque dalla agiografia medioevale quanto piuttosto dalla predicazione. Nella scena sviluppata da Dughet Agostino, vestito con la cocolla nera dei monaci agostiniani, sta chinato in riva al mare con in mano un libro aperto: con la mano destra si rivolge a un bambino che sta giocando sulla spiaggia quasi che stia rivolgendo una domanda. Il viso del santo è quello di un vegliardo con una folta barba bianca e contrasta con la leggiadra e snella figura nuda del bambino seduto per terra che a sua volta, agitando le manine, sembra voler rispondere alla domanda di Agostino. Sullo sfondo si sviluppa un ampio panorama con una rada che si apre sull'orizzonte. Gaspar Dughet o Gaspar Poussin fu cognato di Nicolas Poussin. Gaspar nacque a Roma verso il 1615, ma visse per tutta la sua vita in Francia.
Gli ultimi anni li trascorse a Roma dove morì nel 1675. Il suo stile risente dell'influsso di suo cognato e di Claudio de Lorena: è sostanzialmente un bravo paesaggista che armonizza le sue composizioni con elementi architettonici e figure che si distribuiscono ordinatamente sulla scena. Egli segue le visioni romantiche di Lorena per affiancarle alla solidità classicista di Poussin, applicando entrambi gli stili ai suoi paesaggi. I suoi lavori furono molto apprezzati dai collezionisti d'arte inglesi, assai affezionati ai temi paesaggistici con ampie vedute naturali, che influenzarono parecchio la nascita e lo sviluppo del paesaggismo britannico noto come Neoclassicismo inglese.
L'opera di Dughet è difficilmente classificabile in una cronologia attendibile: la sua unica opera datata con sicurezza sono gli affreschi che realizzò nel 1647 per il convento romano di San Martino del Monte.
Questa leggenda è stata studiata da L. Pillion in La Légende de s. Jérome in Gazette des Beaux-Arts del 1908. L'episodio che godrà di molta fortuna nella iconografia agostiniana riprende un testo della Lettera apocrifa a Cirillo che avrebbe scritto lo stesso Agostino. In un passo Agostino ricorda una rivelazione divina con queste parole: "Augustine, Augustine, quid quaeris ? Putasne brevi immittere vasculo mare totum ?".
Questa leggenda si troverebbe forse già nel XIII secolo, sotto forma di exemplum, in uno scritto di Cesare d'Heisterbach (cfr. H. I. Marrou, Saint Augustin et l'ange, une légende médioévale, in l'Homme devant Dieu, Mélanges offerts au P. de Lubac, II, 1964, 137-149).
Questa leggenda sulla Trinità soppiantò ben presto la leggenda della Vedova che trattava dello stesso argomento della Trinità. L'origine di questa tematica iconografica non proverrebbe dunque dalla agiografia medioevale quanto piuttosto dalla predicazione. P. Antonio Iturbe Saìz ha a sua volta proposto una possibile ricostruzione della sua origine: nel secolo XIII si scrivevano "exempla" per i predicatori e in uno di questi apparve questa leggenda applicata a un professore di scolastica di Parigi con un fine chiaramente morale: criticare la alterigia e la superbia dei teologi.
Ma come poi tutto ciò fu collegato ad Agostino ? Due possono essere le spiegazioni: primo che necessitava un protagonista alla storia stessa e Agostino era l'uomo adatto in quanto era considerato un sommo teologo. La seconda spiegazione sta nella diffusione del testo di un apocrifo in cui san Gerolamo (come è stato anticipato all'inizio) discute con Agostino sulle capacità umane di comprendere il mistero divino. In ogni caso la prima volta che si incontra questa leggenda applicata ad Agostino corre nell'anno 1263. In margine va ricordata la disputa sul luogo dove si sarebbe svolto l'incontro tra Agostino e Gesù Bambino: sulla spiaggia di Civitavecchia o di Ippona ? Gli Eremitani e i Canonici si batterono a lungo sul tema, soprattutto perché ciascuno sosteneva che Agostino era stato il vero fondatore del loro Ordine religioso.