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PITTORI: Virgilio Fanelli

Sant'Agostino cardioforo

Sant'Agostino cardioforo

 

 

VIRGILIO FANELLI

1671

Toledo, cattedrale di S. Maria, sacrestia

 

Sant'Agostino cardioforo

 

 

 

Questa splendida esecuzione d'argenteria della figura di Agostino è opera di Virgilio Fanelli, un valente orafo seicentesco trasferitosi nella parte finale della sua vita in Spagna a Toledo. La statuetta è stata realizzata in argento sbalzato con successiva doratura e parti composte in vetro.

Fanelli la realizzò nel 1671 quando ormai si trovava stabilmente in Spagna, assieme a una statua, sempre in argento sbalzato, di S. Fernando re (alta m 1,42), destinata alla cattedrale di Toledo. Entrambe le due statue sono oggi conservate e visibili nella sala delle reliquie della Sacrestia della cattedrale.

Agostino, che porta in testa la mitra episcopale, in realtà indossa la tonaca monacale, dalla cui cinta scende la cintura che contraddistingue gli agostiniani.

Il santo, dall'aspetto dinamico, regge nella mano sinistra una chiesa e nella mano destra un cuore fiammante realizzato in cristallo dove è conservata una sua reliquia.

 

Nel libro nono delle Confessioni Agostino si esprime con queste parole: sagittaveras tu cor meum charitate tua, hai ferito il mio cuore - ricorda Agostino - con il tuo amore. Esse esprimono in forma poetica il grande amore che Agostino aveva per Dio. Un amore così grande da essere rappresentato simbolicamente con un cuore fiammante trafitto da una freccia. Questo tipo di rappresentazione godrà di grandissima fortuna iconografica dal 1600 in poi, tanto da essere un punto fermo nel logo che lo stesso Ordine Agostiniano adotterà per il suo Stemma Ufficiale. Il cuore è l'elemento caratteristico di questo tema iconografico: Agostino lo tiene in mano, talvolta è attraversato da una freccia, o anche viene offerto al Signore.

 

Tu stesso ci avevi folgorati con le frecce del tuo amore, e portavamo conficcati nel ventre gli arpioni delle tue parole e gli esempi dei tuoi servi, che da oscuri avevi reso splendidi e da morti, viventi. Bruciavano ammassati nel fondo della mente divorando la sua pesantezza e il torpore, per impedirci di scendere in basso, ed era un tale incendio che tutto il fiato soffiatoci contro dalle subdole lingue l'avrebbe ravvivato, non estinto. Tuttavia nel tuo nome, che hai reso sacro per tutta la terra, il nostro proponimento avrebbe certamente incontrato il plauso di alcuni, e quindi poteva sembrare ostentazione non aspettare quel poco che mancava alle vacanze, e congedarsi prima da un pubblico ufficio che era sotto gli occhi di tutti in modo da attirare sulle mie azioni l'attenzione universale. Così, se avessi dato l'impressione di non voler neppure attendere il termine tanto prossimo dei corsi, avrebbero molto chiacchierato, e sarebbe parso che volessi farmi notare. E a che pro favorire congetture e discussioni sui miei intenti e oltraggi al nostro bene?

AGOSTINO, Confessioni 9, 2, 3

 

 

Fanelli Virgilio

Figlio dello scultore Francesco e della prima moglie di questo, Lucrezia. Presumibilmente era il primogenito dato che gli imposto il nome del nonno paterno. Virgilio nacque a Firenze tra il 1600 ed il 1604, ma con la famiglia ben presto si trasferì a Genova.

Allievo e collaboratore nella bottega del padre, di cui seguì lo stile artistico e culturale, ebbe modo nella sua gioventù di perfezionare la sua perizia tecnica di orafo e di scultore in bronzo. Questi anni di tirocinio gli permisero di raggiungere altissimi livelli.

Il successo ottenuto con la realizzazione del tabernacolo per la chiesa di S. Francesco gli procurò un gran numero di commissioni tanto da indurlo ad aprire una bottega a Bologna. La decisione tuttavia fu presa anche per assicurare un avvenire al figlio Francesco, allora sedicenne e già avviato all'arte paterna.

Benché avesse casa a Bologna, Fanelli continuò a lavorare con i suoi fratelli anche nella bottega genovese.

Nel 1646 ebbe l'incarico di eseguire la grande lampada di bronzo che tuttora pende dal centro della cupola del Pantheon reale all'Escorial.

Questa realizzazione in terra spagnola venne considerata un'opera di prodigiosa fattura, e le lodi e gli onori tributati al suo artefice furono tali che Fanelli decise di stabilirsi definitivamente in Spagna. Nel 1655 ricevette l'incarico di eseguire il trono per la Vergine del Sacrario, scultura lignea tardo romanica, l'immagine più importante e più venerata della cattedrale di Toledo.

Fanelli morì a Toledo, dove in quel tempo lavorava, a metà gennaio del 1678.