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Il mistero della Trinità: sant'Agostino e il bambino sulla spiaggia
FARJAT BENEDETTO
1670-1680
Roma, Istituto Nazionale per la Grafica
Il mistero della Trinità: sant'Agostino e il bambino sulla spiaggia
Questa bella incisione di Benedetto Farjat raffigura il celebre episodio dell'incontro di Agostino con un bambino sulla riva del mare.
L'episodio che soppiantò quello medioevale dell'incontro con la vedova, è una rivisitazione iconografica del mistero trinitario che Agostino indagò a lungo.
Per realizzare quest'opera Farjat Benoit si ispirò ad una tavola di Scilla Agostino (1629-1700), brillante pittore e scienziato.
Il santo è qui raffigurato nelle vesti di un monaco che incontra e dialoga con un fanciullo che gioca in riva al mare. Dinanzi a loro si apre una larga baia marina, mentre alle spalle si nota un insieme d'alberi con una persona seduta che sta leggendo, forse le stesso Agostino in una sequenza atemporale.
L'episodio descritto in questa leggenda è abbastanza noto: Agostino, grande indagatore del problema del Bene e del Male, un giorno passeggiava per una spiaggia quando incontrò un bambino-angelo che con un secchiello prendeva dell'acqua di mare e la versava in una piccola cavità nella sabbia. Alla domanda del Santo su che cosa stesse facendo, il bambino avrebbe risposto che voleva porre tutto il mare dentro quel buco. Quando il Santo gli fece notare che ciò era impossibile, il bambino avrebbe replicato che così come non era possibile versare tutto il mare dentro la buca allo stesso modo era impossibile che i misteri di Dio e della SS. Trinità entrassero nella sua piccola testa di uomo.
Ciò detto sparì, lasciando il grande filosofo nell'angoscia più completa. Secondo il parere di alcuni studiosi di parabole e leggende la narrazione potrebbe essere considerata un sogno effettivamente fantasticato dal Santo. Altri aggiungono che forse il colloquio non si sarebbe svolto esattamente come è stato raccontato, perché, prima di sparire, il Santo aveva potuto a sua volta replicare che la risposta non lo convinceva, in quanto - avrebbe obiettato - il mare e i misteri di Dio sono due realtà assai diverse. Pur impossibile, sarebbe stato teoricamente verosimile immaginare il versamento del mare in una buca e allora allo stesso modo si sarebbe potuto supporre che i misteri divini avrebbero potuto entrare in un cervello umano adatto allo scopo e se l'uomo non aveva ricevuto una mente con tali qualità la colpa sarebbe da imputare a Dio, che non aveva appunto voluto che i suoi misteri fossero concepiti dall'uomo, per lasciarlo nell'ignoranza e nel dubbio più atroci.
"Perché Dio non vuole essere capito?" avrebbe domandato il Santo al pargolo divenuto improvvisamente pensieroso. "Te lo dimostro subito" rispose il bambino dopo un momento di perplessità e così, mentre parlava, con il secchiello divenuto improvvisamente grandissimo e mostruoso, in un sol colpo raccolse l'acqua del mare, prosciugandolo, e la pose nella buca, che si allargò a dismisura fino ad inghiottire il mondo. A quella vista il Santo si svegliò con le lacrime agli occhi e capì.
Farjat Benedetto
Nacque a Lione nel 1646 e seguì a Roma Guglielmo Chateau suo maestro e si stabilì in quella città, dove sposò la figlia del Bolognese. Le principali opere di questo incisore sono: la Comunione di san Girolamo, riproduzione del capolavoro di Domenichino ed è lo stesso quadro che Frey ha intagliato; una Sacra Famiglia ripresa da Pietro di Cortona; il Battesimo di Gesù Cristo da Carlo Maratta; la Corsa di Ippomene e di Atalanta da Lucatelli; il Matrimonio di santa Caterina e la tentazione di sant'Antonio da Annibale Carracci. Quest'ultimo soggetto è stato inciso anche da G. Audran e Claudio Stella. Esistono molte altre incisioni eseguite da Farjat di quadri di Solimene, Ciro Ferri, Giovan Battista Gauli, l'Albani e altri.